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ARIA ACQUA TERRA FUOCO

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Il racconto pittorico del mio viaggio<br />

Adriana Pignatelli Mangoni<br />

Conoscendo i racconti, le immagini dei viaggiatori e i contesti mentali<br />

dell’epoca, ho percorso un viaggio sentimentale tra i vulcani del Mezzogiorno<br />

“Isole dolci del dio.<br />

Isola è fine d’ogni viaggio, meta della più grande<br />

via per cui è sempre corsa ogni avventura, ha<br />

navigato la civiltà dell’uomo; isola è anelito e<br />

approdo, remissione d’ogni incertezza e ansia,<br />

superamento della natura, scoperta, inizio della<br />

conoscenza, progetto della storia, disegno della<br />

convivenza. Ma isola è anche sosta breve, attesa,<br />

pausa in cui rinasce la fantasia dell’ignoto, il<br />

desiderio del viaggio, il bisogno di varcare il<br />

limite, sondare nuovi spazi. Isola è metafora di<br />

questo nostro mondo: scoglio dentro l’immenso<br />

mare, granello vagante nello infinito spazio; è<br />

metafora della vita umana; sosta d’un attimo<br />

nell’eterno da cui veniamo, a cui il destino<br />

inesorabilmente ci sospinge. È materno grembo<br />

l’isola, schermo pietoso al panico, al terrore”.<br />

Da: Vincenzo Consolo, nel convegno “Alle<br />

radici della vita civica nelle Eolie”,<br />

Lipari 17 maggio 1995.<br />

“‘Male di pietra’ continuò il marinaio ‘è un<br />

cavatore di pomice di Lipari. Ce ne sono a<br />

centinaia come lui in quell’isola. Non arrivano<br />

neanche ai quarant’anni. I medici non sanno che<br />

farci e loro vengono a chiedere il miracolo alla<br />

Madonna negra qui del Tindaro. Speziali e<br />

aromatari li curano con senapismi e infusi e ci<br />

s’ingrassano…’Sotto lo sguardo dell’uomo, acuto<br />

e scrutatore, ritornò con la mente al cavatore. Al<br />

di là dei Canneti, verso il ponente, s’erge dal<br />

mare un monte bianco abbagliante che chiamasi<br />

Pelato. Quivi copiosa schiera d’uomini, brulichìo<br />

nero di tarantole e scarafaggi, sotto un sole di<br />

foco che pare di Marocco, gratta la pietra porosa<br />

col piccone; curva sotto le ceste esce da buche,<br />

da grotte, gallerie; scivola sopra pontili esili di<br />

tavole che s’allungano nel mare fino ai velieri”.<br />

Da: Vincenzo Consolo, Il sorriso dell’ignoto<br />

marinaio, Torino 1976.<br />

“‘Che mare! E dove c’è un mare così?’ ‘Sembra<br />

vino’ disse Nenè. ‘Vino?’ fece il prof. perplesso.<br />

‘Io non so questo bambino come veda i colori:<br />

come se ancora non li conoscesse. A voi sembra<br />

colore di vino, questo mare?’ ‘Non so: ma mi<br />

pare ci sia qualche vena rossastra’ disse la<br />

ragazza ‘l’ho sentito dire, o l’ho letto da qualche<br />

parte: il mare color del vino’, disse l’ingegnere …<br />

‘Vedi: qui sotto, vicino agli scogli, il mare è<br />

verde; più lontano è azzurro, azzurro cupo’ ‘A me<br />

sembra vino’ disse il bambino, con sicurezza …<br />

Da: Leonardo Sciascia, Il mare color del vino,<br />

Torino 1973.<br />

“A Canneto avevo un giardino io, e c’era una<br />

serpe. Il marito mio sempre mi diceva: ‘Vedi che<br />

c’è sempre una serpe vicino al gallinaio. Non<br />

toccare mai questa serpe, non la toccare’. Io la<br />

vedevo: lei era in mezzo alle pietre e io le<br />

dicevo: ‘O te ne vai o ti ammazzo’.<br />

Lei se ne saliva, bella, per sopra e io non la<br />

disturbavo mai. Perché quando uno trova una<br />

serpe vicino alla casa, dice che non si tocca. Anzi<br />

le dico che, una volta, conoscevo uno che trovò<br />

una serpe dentro la pila dove lavavano i panni,<br />

lui proibì a tutti di andare a lavare nella pila. Le<br />

portava il mangiare, le portava l’acqua e la pila la<br />

coprì con un pezzo di tavola.<br />

Quanto durò questo tempo non lo so, ma che le<br />

portava l’acqua e le portava il mangiare … lo so<br />

perché le successe alla mamma mia. Lui le disse:<br />

‘Grazia, non ci andare più a lavare nella pila’.<br />

Era a Capistello, a lavorare da N. C.<br />

Perché può darsi che sono pure anime<br />

condannate, una non è che lo può sapere, capita,<br />

in mezzo a tante, che ce n’è qualcuna”.<br />

Da: Macrina Marilena Maffei, Capelli di<br />

serpe. Cunti e credenze delle isole Eolie, 1995.<br />

“Quanto alla pianura intorno a Capua, essa è la<br />

più rinomata d’Italia per la sua fertilità, la sua<br />

bellezza, i comodi porti di cui dispone ai quali<br />

approdano quanti vengono in Italia da quasi ogni<br />

altra parte del mondo. In essa si trovano pure le<br />

più belle e famose città della penisola. Sono<br />

situate sulla costa le città di Sinuessa, Cuma,<br />

Diciarchia, quindi Napoli. È comprensibile come<br />

sia formata la leggenda che i mitografi narrano<br />

riguardo a questa pianura, chiamata Flegrea come<br />

altre pianure famose: che gli dei cioè se la siano<br />

particolarmente contesa, a causa della sua<br />

bellezza e fertilità”.<br />

Da: Polybius, Historiae, V.91.<br />

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