21.05.2013 Views

ARIA ACQUA TERRA FUOCO

ARIA ACQUA TERRA FUOCO

ARIA ACQUA TERRA FUOCO

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Al mattino il mare color di tortora come una<br />

tortora si doleva per sue arcane irrequietudine e<br />

alla sera si increspava, senza che si percepisse<br />

brezza, in un digradare di grigi-fumo, grigiacciaio,<br />

grigi-perla, soavissimi tutti e più<br />

affettuosi dello splendore di prima.<br />

Lontanissimi brandelli di nebbia sfioravano le<br />

acque. Anche l’umore di Lighea trascolorava<br />

dallo splendore all’affettuosità del grigio. Taceva<br />

di più, passava ore distesa su uno scoglio a<br />

guardare l’orizzonte non più immobile, si<br />

allontanava poco. ‘Voglio restare ancora con te;<br />

se adesso andassi al largo i miei compagni del<br />

mare mi tratterrebbero. Li senti?<br />

Mi chiamano’. Talvolta mi sembrava davvero di<br />

udire una nota differente più bassa fra lo squittio<br />

acuto dei gabbiani, intravedere scapigliamenti<br />

fulminei fra scoglio e scoglio.<br />

‘Suonano le loro conche, chiamano Lighea per le<br />

feste della bufera.’<br />

Questa ci assalì all’alba del giorno ventisei. Dallo<br />

scoglio vedemmo l’avvicinarsi del vento che<br />

sconvolgeva le acque lontane, vicino a noi i flutti<br />

plumbei si rigonfiavano vasti e pigri. Presto la<br />

raffica ci raggiunse, fischiò nelle orecchie, piegò<br />

i rosmarini disseccati. Il mare al di sotto di noi si<br />

ruppe, la prima ondata avanzò coperta di<br />

biancore. ‘Addio, Sasà. Non dimenticherai’.<br />

Il cavallone si spezzò sullo scoglio, la Sirena si<br />

buttò nello zampillare iridato; non la vidi<br />

ricadere; sembrò che si disfacesse nella spuma”.<br />

Da: Giuseppe Tomasi di Lampedusa,<br />

“Lighea”, in Racconti, Milano 1961.<br />

“In quegli anni gli abitanti delle Eolie facevano<br />

parte di un mondo ancora arcaico e poverissimo,<br />

dove non vivere, ma sopravvivere era difficile.<br />

E quando qualcuno non ce la faceva più, partiva<br />

per l’Australia. Nell’assenza degli uomini, le<br />

donne, che in Sicilia rimanevano rinchiuse in<br />

casa, qui uscivano per cogliere i capperi e per<br />

pescare, lasciando i vecchi a fumare sotto i<br />

pergolati delle terrazze sostenute da colonne<br />

cilindriche imbiancate di calce, le stesse dall’età<br />

minoica …<br />

In queste isole prive di sorgenti, la sola acqua era<br />

l’acqua piovana, che veniva raccolta dalle<br />

terrazze, ingegnosamente incanalata e filtrata e<br />

conservata nelle cisterne.<br />

Accanto alle cisterne, due per ogni casa, gli<br />

eoliani sistemavano un banco per la biancheria,<br />

pronta per essere lavata … Ogni famiglia aveva<br />

un piccolo vigneto, innestato con la vite<br />

americana dopo la maledizione della fillossera<br />

che aveva distrutto nell’Ottocento quasi tutte le<br />

piante, ricavandone un vino forte e profumato<br />

dal colore dell’ambra e con la gradazione<br />

alcolica di un liquore. A Stromboli i capperi<br />

venivano coltivati lungo le pendici del vulcano<br />

in buche profonde anche un metro, per ripararli<br />

dal vento e mantenerli dentro un alone protettivo<br />

di umidità. Da lontano nessuno avrebbe mai<br />

immaginato che quei pendii ricoperti di cenere<br />

nerastra si potesse nascondere una piantagione<br />

rigogliosa.<br />

Francesco Alliata si ricordava che l’odore<br />

dominante delle Eolie, avvertibile in tutte le isole<br />

appena uno sbarcava, era quello pungente e<br />

piccante dei capperi sotto sale …<br />

‘Alla vista di Vulcano Anna si è rianimata’,<br />

faceva sapere uno di loro. ‘L’isola si presenta in<br />

pieno e terrificante splendore. È un lembo di luna<br />

caduto nel mare. Ma non luna morta, luna viva,<br />

fuoco, zolfo rupi torturate, ginestre pazzamente<br />

gialle e un monte dalle rughe di una vecchiaia<br />

spaventevole’”.<br />

Da: Stefano Malatesta, Il cane che va per<br />

mare, Vicenza 2000.<br />

“Questa regione è così felice, così deliziosa,<br />

così fortunata, che vi si riconosce evidente<br />

l’opera prediletta della natura.<br />

Perché quest’aere vitale, questa perpetua<br />

mitezza di cielo, questa campagna così fertile,<br />

questi colli solatii, queste foreste così sicure,<br />

questi recessi ombrosi, questi alberi fruttiferi,<br />

queste montagne perdute fra le nubi, queste<br />

messi sterminate, tanta copia di viti e di ulivi, e<br />

greggi dalla nobile lana e tori così pingui, e tanti<br />

laghi, e tanta dovizia di acque irrigue e di fonti,<br />

tanti mari e tanti porti! Una terra che porge da<br />

ogni parte il suo seno ai commerci e che, quasi<br />

per incoraggiare gli umani, stende ella stessa le<br />

sue braccia nel mare!”<br />

Da: Caius Plinius Secundus, Naturalis<br />

historia.<br />

“Ci hanno condotto alle Stufe [di Nerone] alla<br />

celebre Grotta del Cane, che è solo una piccola<br />

caverna scavata dalla natura in una di quelle<br />

rocce che circondano il lago di Agnano. A<br />

ragione la si tiene chiusa, perché da quel<br />

posticino fuoriesce un’esalazione di zolfo così<br />

sottile e così pestifera che se uno vi si coricasse,<br />

rimarrebbe stecchito all’istante”.<br />

Da: J.-C. Richard, abbé de Saint-Non,<br />

Journal ou notes sur un voyage fait en Italie<br />

1759 et 1760, ed. cons. Roma 1981.<br />

30

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!