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Scarica la pubblicazione - Parco di Veio

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Sacrofano. Questo vulcano rimase in attività per circa 150.000 anni, ma in maniera <strong>di</strong>scontinua, tanto<br />

che tra i depositi vulcanici <strong>di</strong> quel periodo, i tufi varicolori <strong>di</strong> Sacrofano e La Storta, si nota lo sviluppo<br />

<strong>di</strong> antichi suoli coperti <strong>di</strong> vegetazione.<br />

A quel tempo, l’attività vulcanica si <strong>di</strong>ffuse ampiamente nel<strong>la</strong> zona dei Monti Sabatini e nacquero<br />

<strong>di</strong>versi centri vulcanici che <strong>di</strong>edero origine a molti e<strong>di</strong>fici secondari oggi riconoscibili in Monte<br />

Musino, Monte Solforoso e Monte Ficoreto. Queste colline non sono altro che coni <strong>di</strong> scorie, costituiti<br />

principalmente da <strong>la</strong>pilli, scorie e cenere. Le ultime importanti fasi dell’attività esplosiva del vulcano<br />

<strong>di</strong> Sacrofano terminarono all’incirca 330.000 anni fa, quando l’acqua presente nel sottosuolo<br />

entrò in contatto con <strong>la</strong> camera magmatica causando violente eruzioni esplosive che produssero il tufo<br />

<strong>di</strong> Sacrofano e <strong>di</strong>strussero <strong>la</strong> parte sommitale del vulcano; ne seguirono lo sprofondamento del<strong>la</strong> caldera<br />

<strong>di</strong> Sacrofano, sul cui margine sorge oggi il paese. Queste violente esplosioni <strong>di</strong>edero origine anche<br />

a Monte Razzano, sulle cui pen<strong>di</strong>ci settentrionali sorge oggi il paese <strong>di</strong> Campagnano <strong>di</strong> Roma.<br />

L’attività finale del <strong>di</strong>stretto sabatino continuò soprattutto nel settore orientale dove, sempre grazie<br />

all’interazione esplosiva tra magma ed acqua, si originarono delle concavità, che si sono successivamente<br />

riempite <strong>di</strong> acqua dando origine ai <strong>la</strong>ghi <strong>di</strong> Martignano, Monterosi e Baccano. La bonifica <strong>di</strong><br />

quest’ultimo fu voluta dal<strong>la</strong> famiglia Chigi ed è terminata in tempi moderni. Oggi nel<strong>la</strong> Valle del<br />

Baccano corre <strong>la</strong> via Cassia.<br />

<strong>Veio</strong><br />

I geositi<br />

La tormentata storia geologica del territorio del <strong>Parco</strong>, è riconoscibile in alcuni punti <strong>di</strong> partico<strong>la</strong>re<br />

interesse: i geositi. In questi punti si riconoscono formazioni rocciose caratteristiche, resti fossili,<br />

depositi <strong>di</strong> minerali partico<strong>la</strong>ri o spettaco<strong>la</strong>ri forme <strong>di</strong> erosione. Tra i luoghi più caratteristici nel territorio<br />

del <strong>Parco</strong>, c’è l’affioramento <strong>di</strong> fluorite nei pressi <strong>di</strong> Monte Ficoreto, vicino a Campagnano e<br />

nel Fosso dell’Acqua Traversa a Roma. Il nome <strong>di</strong> questo minerale deriva dal <strong>la</strong>tino fluire = fondere,<br />

per il suo utilizzo come fondente in metallurgia, ma anche dai minatori inglesi del me<strong>di</strong>oevo che<br />

<strong>la</strong> chiamarono “fiore (flower) <strong>di</strong> minerale” per <strong>la</strong> sua bellezza. Dal<strong>la</strong> fluorite deriva poi il nome del<br />

fluoro e del fenomeno del<strong>la</strong> fluorescenza. In entrambi i luoghi, <strong>la</strong> fluorite è costituita da particelle<br />

molto fini ed assume una colorazione biancastra in spessori variabili. Gli Antichi Greci <strong>la</strong> tagliavano<br />

come pietra preziosa, mentre i Romani <strong>la</strong> usavano per <strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> vasi multicolori Oggi<br />

viene utilizzata prevalentemente nel<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> acido fluoridrico e come propellente nelle confezioni<br />

spray, mentre una picco<strong>la</strong> percentuale è impiegata nel campo del<strong>la</strong> porcel<strong>la</strong>na e del vetro.<br />

Passeggiando nel <strong>Parco</strong> è facile osservare gli affioramenti <strong>di</strong> tufo e i depositi <strong>di</strong> <strong>la</strong>pillo. Si tratta <strong>di</strong><br />

una roccia originata da una violenta eruzione esplosiva, molto compatta e porosa con le caratteristiche<br />

<strong>di</strong> una buona pietra da costruzione: buona <strong>la</strong>vorabilità, resistenza ed aderenza con le malte. Si<br />

ritiene che il tufo sia entrato a far parte delle costruzioni dell’antica Roma solo dopo <strong>la</strong> conquista <strong>di</strong><br />

<strong>Veio</strong> (396 a.C.) poiché le cave erano localizzate nel territorio <strong>di</strong> questa città: soprattutto nel<strong>la</strong> Valle<br />

Lunga e nell’area <strong>di</strong> Grotta Oscura, prossima al Tevere. Proprio lungo il Tevere i blocchi venivano<br />

trasportati dalle cave fino a Roma. Con questo materiale, infatti, sono stati costruiti molti e<strong>di</strong>fici storici<br />

<strong>di</strong> Roma come le mura repubblicane, <strong>la</strong> basilica Emilia, alcuni templi nel Foro Boario e <strong>di</strong> <strong>la</strong>rgo<br />

Argentina e ponte Milvio.<br />

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