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e. Ci fermiamo vicino al buco di una granata. Gli occhi frugano ansiosamente<br />
intorno, cercando di attraversare il grano. [Ecco] un colpo in arrivo. Fruscia...<br />
fruscia... fi schia... pare che venga addosso. E' un medio calibro, un buon medio.<br />
Istintivamente mi getto nel buco di granata vicino a me, mi faccio piccolo e mi<br />
stringo nelle spalle. Savelli mi si butta quasi addosso. Un tonfo, un bagliore<br />
improvviso a pochi metri, un frastuono di scoppio [e] la terra che casca tutto<br />
intorno [mentre] le schegge sibilano sul nostro capo abbassato. Ci si guarda in<br />
faccia e ci si rassicura con lo sguardo. Niente di serio a nessuno dei due. Fuori<br />
dunque, prima che ne giunga un'altra! Era nostra quella briscola... Veniva da<br />
dietro San Biagio. Era stata onesta. [Avanziamo] ancora pochi metri, strisciando,<br />
in agguato... Ecco il reticolato nostro. Lo esamino. E' rovinato qua e là dalle<br />
granate ma qualche punto ancora tiene. Ad ogni modo sarebbe facile trovarvi<br />
dei varchi già pronti. Si ode un frusciare tra il grano. Mi butto giù facendo cenno<br />
a Savelli di imitarmi. Aguzzo lo sguardo. Niente. Striscio, mi avanzo. Fui lì lì<br />
per mandare un grido. A circa tre metri da me un elmetto austriaco si muoveva.<br />
C'era il soldato sotto. Mi stava puntando col fucile. Vidi la bocca spianata verso<br />
di me. Feci giusto a tempo ad appiattirmi al suolo ed il nemico tirò il colpo. Sentii<br />
la pallottola sfi orarmi, non avevo tempo da perdere. Se lasciavo al nemico il<br />
tempo di riarmare il fucile ero perso. Mi venne istintivo l'afferrare il pugnale e<br />
scattare con un salto sull'avversario. Cercò di afferrarmi, ma mi ci rovesciai sul<br />
dorso e, con un certa freddezza, pensato che occorreva spacciarlo sul colpo, lo<br />
colpii col pugnale alla nuca, mandandogli la lama nel cranio. L'uomo si abbatté<br />
come una massa inerte, fulminato. Gli restai - cosa orribile - qualche secondo<br />
agguattato sul dorso assicurandomi che fosse ben morto. Stavo lì con una specie<br />
di stupefazione. Guardavo la lama che scompariva nella nuca ed il <strong>sangue</strong> che<br />
lento usciva dalla ferita. Savelli mi toccò la sulla spalla, mi voltai a guardarlo.<br />
Mi disse sottovoce:<br />
- Bravo sor Tenente! Bel colpo!<br />
Cercai allora di staccare il pugnale dall'uomo ma non vi riuscii: era incastrato<br />
troppo forte. E dalla ferita, slargata, spiccò un rivoletto di <strong>sangue</strong> rosso scuro<br />
che scendeva sui due lati del collo e si fermava in terra facendo una pozzanghera.<br />
Mi accorsi che ne avevo le mani sporche. Allora, abbrividendo, mi staccai<br />
dal cadavere. Mi sarei alzato se Savelli non mi avesse mantenuta la sua mano<br />
sul dorso. E sgattaiolai tra pianta e pianta fra le nostre linee. Finì il grano, la<br />
sentinella nostra ci vide, ci riconobbe, ci lasciò passare.<br />
- E' ferito sor Tenente? - mi disse vedendomi lordo di <strong>sangue</strong>.<br />
Non risposi. Savelli rispose per me. Ripassai dal comandante della compagnia.<br />
Lo informai di ciò che avevo visto e gli feci presente lo stato dei reticolati. Mi<br />
domandò come mai fossi così insanguinato e gli raccontai l'avventura. Mi disse<br />
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