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Fino all'ultimo sangue - istrit.org

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21 giugno 1918. La guerra sui giornali<br />

Il Corriere della Sera, con un'apertura eloquente, sintetizza in modo magistrale il<br />

tenore degli avvenimenti accaduti il 21 giugno. Il quotidiano milanese, titolando infatti<br />

«Altra giornata di mischie accanite», rende con chiarezza il carattere di ferocia e di occasionalità<br />

degli scontri locali che, in quelle ore, stanno avvenendo in più punti del fronte.<br />

E' in corso una pausa nella grande battaglia iniziata sette giorni prima. «Il nemico<br />

sosta - scrive Luigi Barzini, nella sua corrispondenza dal fronte, intitolata ''Il signifi cato<br />

del successo' - ma sembra che disperatamente prepari una ripresa mentre sollecita<br />

l'aiuto germanico». Barzini non può saperlo, ma la sera del 20 giugno, il comando austriaco<br />

ha già impartito alle proprie truppe l'ordine di ripassare il Piave. La vittoria è lì, a<br />

portata di mano, ma di fronte alla dimensione dello sforzo avversario, è ancora diffi cile<br />

credere di avere raggiunto il successo… Si continua a temere che il rallentamento<br />

delle operazioni possa celare la preparazione di nuovi attacchi. Questo inquietante<br />

sospetto, si coglie anche nelle parole pronunciate a Montecitorio, dal capo del governo<br />

Orlando e riprese dal Corriere: «E' necessario combattere ancora - dichiara il presidente<br />

del consiglio - perché gli austriaci tentano con accanimento di sboccare. Non<br />

possono ritirarsi e impegnano quindi le riserve per ottenere un successo qualsiasi».<br />

Il carattere decisivo della sconfi tta alla quale stanno andando incontro le forze della<br />

duplice monarchia non sfugge a nessuno, così come nessuno ignora quanto potente<br />

possa rivelarsi la forza della disperazione. «La lotta è furibonda sul Montello e sul basso<br />

Piave - continua Orlando, ma - è sintomatico il fatto che fra i nemici morti o prigionieri<br />

vi è un forte numero di uffi ciali. Ormai, si vede, gli uffi ciali austriaci sono costretti<br />

a mettersi alla testa delle loro truppe» per farle continuare a combattere. Ma il merito<br />

del successo che si sta delineando in quelle ore, secondo Orlando è anche frutto della<br />

ri<strong>org</strong>anizzazione dell'esercito e del nuovo spirito che anima il soldato. Orlando è l'uomo<br />

che ha preteso il siluramento di Cadorna il quale, all'indomani del disastro di Caporetto,<br />

aveva cercato di liberarsi di ogni responsabilità, gettando la colpa sulle truppe<br />

che aveva accusato di vigliaccheria. «I nostri ragazzi sono veramente meravigliosi -<br />

dichiara ora il presidente del consiglio. - Credo che vi sia come un'anima collettiva che<br />

dia a tutti la stessa fede e lo stesso entusiasmo. […] Il comandante di un'armata mi ha<br />

detto che con simili soldati si sente sicuro come di se stesso». Poi, con un accenno polemico<br />

al passato, il presidente aggiunge: «L'<strong>org</strong>anizzazione dell'esercito è fatta oggi<br />

in maniera perfetta. I vuoti si colmano automaticamente: ogni brigata, ogni reggimento<br />

ha i suoi rincalzi pronti, inquadrati, coi propri uffi ciali. Certi dettagli è inutile chiederli.<br />

[…] La partita è grossa - conclude Orlando, ricorrendo ad una metafora sportiva, - ma<br />

sono certo che segneremo noi il punto!».<br />

Il signifi cato del successo<br />

L'interpretazione degli avvenimenti del fronte italiano, che il Corriere della Sera offre<br />

ai propri lettori attraverso una delle sue fi rme di punta, Luigi Barzini, è senza dubbio<br />

interessante per il respiro di globalità che la anima. L'analisi sviluppata da Barzini sulle<br />

colonne del quotidiano di via Solferino, inquadra la grande battaglia che insanguina il<br />

nord est dell'Italia, in una più ampia dinamica internazionale e reclama al nostro paese<br />

i meriti che altri vorrebbero negargli. Il pezzo, già ricordato nella pagina precedente,<br />

ha un titolo emblematico: «Il signifi cato del successo». La nostra vittoria sul Piave - è<br />

la tesi di Barzini - va ben oltre se stessa. Non abbiamo semplicemente sconfi tto le<br />

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