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esoconto teatrale: si divertivano in Italia: beati loro. Potevano forse piangere<br />
in continuazione? Era giusto che pensassero anche a distrarsi: che colpa ne<br />
avevano loro se noi qui prendevamo il gusto a massacrarci? Ritornò Maderni<br />
dal Gruppo e portò per me una notizia che non mi piacque: dovevo andare<br />
all'una a dare il cambio al collega arrampicato sul campanile di San Biagio.<br />
Quel benedetto osservatorio ci perseguitava e non c'era maniera di levarcelo<br />
di torno. Poi mi diede notizie generali. Si passava ovunque al contrattacco e<br />
sarebbe venuta presto la nostra ora. Tanto meglio. Bisognava sperare che in<br />
quei pochi giorni la vittoria fosse nostra, e così per il momento la cosa sarebbe<br />
fi nita, salvo ricominciare più tardi. Era questo il nostro destino. Finché non<br />
fosse fi nita la guerra bisognava stare in ballo senza rimedio. Ci potevano però<br />
mandare a riposo. Cosa che francamente ci spettava. Era da un anno che si<br />
stava in linea in continuazione e bisognava mettere a posto tante cose. Dopo<br />
aver fatto colazione, salutai i colleghi e mi avviai al campanile. Dovevo restarci<br />
per ventiquattr'ore. D'accordo; purché il cambio fosse venuto in regola<br />
senza farmi aspettare troppo. Mi raccomandai con Maderni specialmente per<br />
questo fatto.<br />
Ore 13.00<br />
Il campanile di San Biagio era attaccato alla chiesa per la quale dovevo necessariamente<br />
passare. Stesi li sul pavimento, morti, feriti, dormienti, nella stessa<br />
promiscuità. Si passava a stento attraverso le gambe incrociate l'una nell'altra,<br />
bizzarramente. Un ferito si lamentava aspettando la barella che doveva portarlo<br />
via, un altro rantolava. Capiva che tra poco sarebbe morto e lo ripeteva<br />
come istupidito, con una caparbietà di ragazzo che si vede contrariato in qualche<br />
suo desiderio. Era a petto nudo e si vedeva il foro lasciato da una scheggia<br />
che era entrata ed era andata a sbattere chi sa dove. Ai piedi di un lamentevole<br />
enorme Cristo in croce, sanguinante dalle pieghe, dalla testa [e] dalle rotule<br />
tanto da parer vivente, [c'era] un morto bianco, con gli occhi sbarrati e la<br />
bocca aperta [dentro la quale si intravedevano i resti di ciò] che stava mangiando<br />
mentre la morte lo colpiva. Con le braccia aperte, mi pareva di vedere<br />
lo stesso Cristo buttato in terra. Altri feriti più o meno gravi erano sdraiati sui<br />
banchi o [sul pavimento], su della paglia ormai infetta, sanguinosa e nauseabonda.<br />
Aspettavano, dopo la prima medicazione, il loro turno per essere evacuati.<br />
Uno di essi, con una coscia fasciata, bianca come quella di una donna,<br />
riempiva tranquillamente una pipa. Entrarono due portaferiti portando in una<br />
barella un morto e lo andarono a deporre sull'altare maggiore. Era morto da<br />
poco, membra non ancora rigide; lo composero, lo abbandonarono sotto la<br />
guardia di una Mater Dolorosa che dall'alto del suo piedistallo abbracciava i<br />
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