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Fino all'ultimo sangue - istrit.org

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All'alba del 23 giugno, il Comando della 3^ Armata è ancora convinto di dover<br />

lanciare al più presto «un'azione controffensiva d'insieme». Il nemico è ormai<br />

sconfi tto ma ha mascherato in modo perfetto il proprio sganciamento dalla zona di<br />

battaglia. In quelle ore, sulla riva destra del Piave, non c'è praticamente più alcun<br />

soldato dell'aquila bicipite. Nessuno però sembra essersene accorto. La stessa<br />

Relazione uffi ciale italiana, come abbiamo visto, ammette che le nostre forze sono<br />

state colte di sorpresa dalla ritirata austriaca. Nelle prime ore del 23 giugno quindi,<br />

l'Armata invia ai comandi dipendenti, un dettagliato piano offensivo. Quando tutto<br />

è ormai pronto per l'attacco, di colpo, ogni cosa si arresta…<br />

Gli austriaci hanno abbandonato il campo<br />

La prosa di Arnaldo Fraccaroli testimonia con effi cacia la sorpresa con cui gli<br />

italiani si rendono fi nalmente conto del fatto che gli avversari hanno abbandonato il<br />

campo. «Una piccola nostra pattuglia di fanteria - scrive l'inviato del Corriere - esce<br />

all'alba dalle linee gettate attraverso alla ferrovia di Nervesa ai piedi del Montello. E'<br />

l'alba di domenica 23 giugno. La pattuglia si insinua cauta fra il grano, passa fra gli<br />

alberi massacrati dai colpi di cannone, esce sul terrapieno del binario, salta i fi li di<br />

ferro, penetra al di là. La pattuglia procede: e accovacciati in un rifugio protetto da<br />

lamiere e mascherato di frasche trova due soldati austriaci. Vi si getta sopra. Quelli<br />

alzano le mani. Vengono presi, portati al Comando di reggimento. Sono del 29°<br />

Schütezen. Un uffi ciale li interroga, ed essi rispondono: «Gli austriaci sono in ritirata<br />

[…]. La notizia sbalordisce. Si poteva sperare in un successo completo […] ma<br />

non così rapido e decisivo. […] Subito, due pattuglie con uffi ciali escono dalle nostre<br />

linee… Una si spinge oltre le case del Boiacco lungo la strada pedemontana.<br />

Non c'è nessuno. Case distrutte, casse abbandonate, armi, cadaveri, ma nessun<br />

soldato… un'altra pattuglia arriva più lontano… Uguale spettacolo di abbandono<br />

avvenuto in un <strong>org</strong>asmo d'impazienza di fuggirsene: soldati, nessuno». 61<br />

Dov'è il nemico?<br />

«Alle ore 8 circa - registra il diario d'Armata - si avvisano verbalmente i comandi<br />

[dipendenti] di come un disertore nemico abbia segnalato che gli austriaci hanno<br />

avuto l'ordine di ritirarsi». Che cosa sta accadendo? Passano lunghi minuti carichi<br />

di incertezza e l'Armata segnala ancora: «Pattuglie spintesi avanti in parecchi<br />

punti della fronte dal Montello alla laguna non hanno trovato pronto contatto con il<br />

nemico. Urgendo accertare l'atteggiamento attuale dell'avversario su destra Piave<br />

pregasi intensifi care ovunque esplorazione e riferire». Il fuoco delle artiglierie<br />

viene subito intensifi cato. Il nostro tiro di interdizione si scatena sulle strade che<br />

portano al fi ume, sui passaggi che lo superano, sulle anse di Zenson, Lampol,<br />

Gonfo e Musile. Ma ormai è tardi. Il ripiegamento austriaco è stato coronato da<br />

pieno successo. Alle 10.30, l'8^ Armata conferma che il nemico è arretrato. Anche<br />

sul fronte della 3^, le notizie che danno gli austriaci in ripiegamento, continuano a<br />

giungere insistenti. «Conviene accertarle e approfi ttarne - scrive il comando - Si<br />

gettino decisamente in avanti elementi celeri e arditi, trascurando le resistenze<br />

locali in modo da raggiungere la riva del Piave… Non si insista e non si logorino le<br />

61 Arnaldo Fraccaroli, La vittoria del Piave, op. cit, p.82.<br />

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