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non esisterebbero settori secondari, cullandosi nell'illusione che, a guerra fi nita, gli<br />
alleati sentano «come l'eroismo italiano si sia prodigato per la sorte di tutti e - debbano,<br />
per l'appunto - noverare il Piave tra i fi umi santifi cati dalla lotta per la liberazione<br />
del mondo». In quest'ottica di guerra globale dunque, «l'idea di schiacciare l'Italia per<br />
disporre dell'intera forza austro-tedesca sulla fronte francese […] per raggiungervi la<br />
vittoria fi nale con una rapida lotta sembra sia stato il punto di partenza del vasto piano<br />
aggressivo degli imperi centrali. Non si è capito a tempo che l'attacco di ottobre<br />
sull'Isonzo non si volgeva contro l'Italia soltanto, ma era un primo colpo sferrato con<br />
metodi nuovi, che iniziava tutta un'offensiva formidabile verso l'Intesa». Il «fronte comune»<br />
sarebbe dunque stato difeso con forza dall'Italia che «non fu schiacciata […<br />
ma] si aggrappò a posizioni proclamate indifendibili […e] protesse strenuamente da<br />
sola la sua soglia violata, - respingendo - furiosamente 32 assalti - e inchiodando<br />
- nuovamente l'esercito austriaco avanti a se». Ma il fatto davvero importante è che<br />
la nostra nazione, opponendosi con successo all'aggressione nemica «non ha difeso<br />
solamente se stessa. La sua resistenza disperata e prodigiosa, che le ha permesso<br />
di ri<strong>org</strong>anizzarsi, di prepararsi, di armarsi fi no ad avere più cannoni di quanti non né<br />
avesse mai posseduti nei più fulgidi momenti delle sue offensive, ha avuto per risultato<br />
di lasciare la Germania senza aiuto austriaco sui campi di Francia». Barzini spinge<br />
la sua analisi ancora più in profondità indicando ai lettori quelli che egli ritiene siano<br />
stati gli errori della Germania, la quale, secondo l'inviato del quotidiano milanese, «ha<br />
creduto di bastare da sola». «Tutto aveva calcolato. Tutto aveva previsto. - scrive. - I<br />
suoi piani erano teoricamente irresistibili. Essa si slanciava ad afferrare una vittoria che<br />
pareva sicura, facendo valere una superiorità numerica che moltiplicava l'effi cienza in<br />
virtù di preparazioni prodigiose. Non è riuscita. Le sue perdite aumentano logorando le<br />
riserve, i suoi guadagni territoriali diminuiscono ad ogni nuovo attacco, le sue tattiche,<br />
irreparabili all'inizio, incontrano nuovi metodi difensivi che ne riducono gli effetti, la conquista<br />
di ogni successivo obiettivo richiede più sforzi e più tempo, e un ostacolo che<br />
essa aveva mal calcolato ingigantisce ogni giorno di fronte a lei».<br />
La variabile americana<br />
Quale sia la variabile imprevista che gli strateghi germanici non avrebbero considerato<br />
è presto detto: «l'errore di calcolo tedesco - scrive Barzini - si chiama America». Il<br />
Corriere riferisce che sul fronte francese sarebbero ormai schierati un milione di statunitensi.<br />
Barzini li dipinge come «un'immane torrente di gioventù combattiva e ardente<br />
- che - affl uisce perennemente dal di qua dell'Atlantico. I tedeschi trovano gli americani<br />
dappertutto - prosegue il corrispondente del Corriere - lungo le linee dell'Alsazia, alle<br />
Fiandre e hanno dovuto sempre arretrare quando gli americani si sono spinti innanzi.<br />
Le ultime battaglie dimostrano che ai tedeschi non giova più molto trovarsi in superiorità<br />
di forze nei punti d'attacco, dove con crescente rapidità, la loro azione è paralizzata.<br />
Dopo il disinganno di Compiegne i tedeschi, pur continuando gli attacchi locali sembrano<br />
costretti ad una sosta di ri<strong>org</strong>anizzazione. A questa crisi tragica corrisponde la<br />
necessità dell'offensiva in Italia, preparata da tempo, pronta come una mina alla quale<br />
non occorra che dar fuoco al momento opportuno. L'Austria aveva inviato in Francia<br />
artiglierie di cui non aveva bisogno, e sembra che avesse assunto l'impegno di inviare<br />
anche due o tre corpi d'armata, ma l'atteggiamento aggressivo e minaccioso dell'esercito<br />
italiano non consentiva una diminuzione di forze sulla nostra fronte. Questa Italia<br />
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