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altre rimanevano alle dirette dipendenze del Comando Supremo, che avrebbe<br />
potuto spostarle con facilità dove la situazione lo avesse richiesto. Al termine<br />
dei combattimenti, gli italiani disponevano ancora di ben 6 divisioni di fanteria<br />
e 3 di cavalleria, pronte per l'impiego. In campo austriaco le cose andarono<br />
in modo opposto. La gestione delle riserve risultò fi n da subito problematica<br />
a causa di un sistema di comunicazioni che ne sfavoriva la manovra togliendo<br />
quindi fl essibilità all'azione. Il Comando Supremo austriaco di conseguenza,<br />
non tenne a sua disposizione molte forze, assegnando le poche su cui poteva<br />
fare affi damento a Boroevic. Egli dovette impiegarle non per sostenere nuovi<br />
attacchi, dove si riteneva possibile conseguire un qualche successo, ma per sostituire<br />
le forze di prima linea che gli italiani avevano ridotto all'impotenza. 70<br />
Le carenze dell'artiglieria<br />
L'artiglieria austriaca non poté dare alle proprie truppe l'apporto che da<br />
essa ci si attendeva. Nei giorni che precedettero l'attacco, le fu ordinato di ridurre<br />
il fuoco al minimo, col duplice obiettivo di risparmiare munizioni in vista<br />
dell'offensiva e di nascondere agli italiani quanto stava per accadere. Già<br />
il primo giugno però, il comando della 3^ Armata, si era reso conto «che da<br />
circa tre giorni il nemico [limitava] notevolmente la sua attività di fuoco» con<br />
l'intenzione di «addormentare la nostra vigilanza, e di non provocare incomode<br />
reazioni». Per tale motivo esso dispose che il tiro delle proprie batterie<br />
venisse aumentato fi no «a raggiungere circa il doppio di quello normale». 71<br />
Se da un lato gli austriaci riuscirono dunque a fare economia di munizioni,<br />
dall'altro non ingannarono neppure per un attimo i loro avversari. Questi ultimi<br />
al contrario, poterono ultimare indisturbati il rafforzamento delle difese<br />
mentre - come sottolinea Peter Fiala - l'azione dell'artiglieria italiana, «molto<br />
numerosa e non soggetta ad azioni di controbatteria, provocò fra le fi le austriache<br />
perdite fi no ad allora mai registrate». 72 Ma non è tutto. Sempre il primo<br />
giugno, nel diario della 3^ Armata, è registrata una comunicazione trasmessa<br />
al Comando Supremo, con la quale si raccomandava di far schierare i nuovi<br />
gruppi di rinforzo in arrivo al fronte, dietro la linea del Vallio. «Ciò - scriveva<br />
l'Armata - per accrescere profondità allo schieramento e poter far fronte sia<br />
ad eventuali sfondamenti di qualche tratto, sia per sottrarre con maggiore sicurezza<br />
almeno parte delle artiglierie ai danni di prolungati tiri…». 73 All'alba<br />
del 15 giugno dunque, il fuoco di distruzione dei cannoni austriaci ottenne<br />
risultati trascurabili. Ciò accadde perché, commenta Fiala, «gli italiani aveva-<br />
70 Fiala, Peter, 1918. Il Piave..., op cit., p. 152.<br />
71 Comando della 3^ Armata, Diario storico militare, giugno 1918, pp. 66-69.<br />
72 Fiala, Peter, 1918. Il Piave..., op cit., p. 141.<br />
73 Comando della 3^ Armata, Diario storico militare, giugno 1918, p. 1.<br />
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