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Fino all'ultimo sangue - istrit.org

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non può mancare.<br />

- In questi giorni si è ben lavorato però! - aggiunse lui.<br />

- E mica male, tant'è vero che in tre giorni gli austriaci non sono arrivati a Treviso<br />

dove dovevano essere in sei ore. Credevano forse che ci saremmo messi a<br />

scappare come piaceva a loro. Una volta tanto si sono sbagliati. Caporetto non<br />

deve più succedere altrimenti il disastro sarebbe completo. Ci ridurrebbe vinti e<br />

schiavi di quella forcaiola d'Austria. Ti andrebbe forse?<br />

- Dopo tre anni buttati a fare questa vita? No grazie. - rispose Santimone - Ed<br />

altrimenti perché si sarebbero fatti tanti sacrifi zi. Ci hanno fatto buttare il <strong>sangue</strong><br />

e l'anima su quel maledetto Carso... E tanto bel risultato si è avuto. Un<br />

bel giorno, che è che non è, ordine di far dietro front e via. E non avevamo il<br />

nemico sui pezzi. Non si fa così, ma c'era l'ordine e si è obbedito. Però nessuno<br />

mi toglie di mente che ci doveva essere qualcosa tra Cadorna e gli austriaci,<br />

altrimenti così non poteva succedere. E da dove hanno avanzato? - continuò il<br />

sergente - Da Caporetto dove ci sono due sole strade e dove una mitragliatrice<br />

basta per tenere indietro un'armata. Io li ho visti quei posti e so quel che dico. Lì<br />

ci doveva essere l'accordo altrimenti questo non succedeva. Glielo dico io sor<br />

tenente, non succedeva.<br />

Santimone tacque. Pure io restai silenzioso. Non c'era nulla da obiettare. Quello<br />

che lui diceva aveva talmente l'accento della verità. E chissà quando si sarebbe<br />

saputa la verità vera... Se ancora oggi non si riesce a vedere chiaramente in cose<br />

avvenute qualche mezzo secolo fa, quando già tutti i protagonisti sono scomparsi!<br />

Caporetto resterà a lungo un vero enigma.<br />

La notte era fredda e nera. Si stava disagio. Uscii nonostante ciò dalla tenda<br />

e seguito da Santimone mi avviai ai pezzi. Sui seggioli di sparo stavano seduti<br />

due serventi di guardia. Parlavano sottovoce tanto per distrarsi e per non<br />

addormentarsi. A tratti si imponeva una tregua d'armi completa, solo qualche<br />

raro fucile faceva sentire la sua voce. Ma poi rispondeva secca e tenace la mitragliatrice.<br />

Pochi colpi, quindi il silenzio. Ora era la voce di un cannone che<br />

portava la sua nota nel buio e poi, più lontano, il tonfo di una esplosione. A<br />

tratti sfolgorava uno shrapnel su per aria. I razzi luminosi si alzavano quasi<br />

continuamente pallidi, tenui nella nebbia invadente. Quindi, portata dal vento,<br />

giungeva la risonanza di un concentramento di artiglieria. Veniva sempre dai<br />

monti lontani dove la lotta non arrivava mai ad aver un momento di tregua. Verso<br />

il mare invece, la calma era maggiore; interrotta di quando in quando dalla<br />

cupa voce di qualche grosso calibro di marina che lanciava lontano sul nemico<br />

il suo proiettile. Intorno a noi i proiettori frugavano ora ansiosamente, ora con<br />

improvvisi balzi di direzione, ora più calmi, più lenti, più assonnati, maestosi<br />

nella solennità della notte. Ma si capiva però che intorno era la veglia di tutti i<br />

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