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Fino all'ultimo sangue - istrit.org

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una considerevole ripercussione sull'insieme degli avvenimenti militari del fronte<br />

occidentale». Il resto sono lodi per gli italiani, la cui «resistenza continua sempre<br />

mentre la stanchezza si impadronisce delle divisioni austriache che si trovano<br />

sulla riva destra del fi ume…». I commenti della britannica Reuter appaiono invece<br />

improntati ad una maggiore prudenza e rifl ettono l'attendismo degli alti comandi<br />

italiani. Una lunga corrispondenza dal Bel Paese, che descrive il buon comportamento<br />

delle truppe inglesi schierate sul nostro fronte, si conclude con la considerazione<br />

che, «benché l'offensiva austriaca sia stata un completo insuccesso è<br />

ancora troppo presto per dire che il nemico non la riprenderà ancora per tentare di<br />

ristabilire la situazione».<br />

Al Senato<br />

La prudenza britannica trova un'autorevole conferma nelle parole del Presidente del<br />

consiglio Orlando, riprese dalla stampa nazionale. La mattina del 22 giugno, egli infatti<br />

dichiara al Senato che «un'altra battaglia può divampare più o meno prossima». Il timore<br />

di una possibile ripresa offensiva nemica è quindi ancora diffuso ai massimi livelli<br />

della leadership militare e politica italiana. «Noi sappiamo - continua il capo del governo<br />

- che ci attendono ancora altre dure giornate cui andremo però incontro senza iattanza,<br />

animati da una fede che, appunto perché profonda e cosciente esclude ogni facile e<br />

preconcetto ottimismo». Nonostante ciò, e pur invitando i senatori a non lasciarsi andare<br />

a prematuri entusiasmi, il primo ministro sottolinea che gli italiani hanno ormai «il diritto<br />

di registrare una [loro] vittoria». Questa affermazione scatena il tripudio nell'emiciclo. In<br />

aula, i senatori si lasciano andare ad applausi e grida che contagiano anche le tribune<br />

del pubblico. Quando torna il silenzio, Orlando ripercorre i fatti di quei giorni cruciali. Le<br />

sue parole lasciano intravedere un interessante rapporto di causa ed effetto, tra il progressivo<br />

aggravarsi della situazione interna austriaca e il grande attacco che si va ormai<br />

spegnendo sulle rive del Piave. «La coincidenza, non certo casuale, - dichiara infatti il<br />

primo ministro - della riduzione della razione del pane a Vienna, con l'inizio dell'offensiva<br />

contro di noi dimostra a quale legge di ferrea necessità obbedisce il nemico nostro». Per<br />

attaccarci gli austriaci hanno dovuto ricompattare le loro forze così da «eliminare e contenere<br />

gli intimi dissensi delle razze». L'aggravarsi della situazione ha infatti prodotto un<br />

ovvio inasprimento dei contrasti tra il variegato panorama di nazionalità che vivono sotto<br />

le insegne della duplice monarchia. Serrati i ranghi, il nemico, «animato dal coraggio<br />

che danno le situazioni estreme, ha contemporaneamente investito per 120 chilometri<br />

quasi tutto il nostro fronte in una battaglia immane. A quest'urto l'esercito nostro ha vittoriosamente<br />

resistito». L'offensiva aveva obiettivi ambiziosi, continua il Presidente del<br />

Consiglio, come hanno rivelato «i documenti uffi ciali che son caduti nelle nostre mani».<br />

Nessuno di essi è stato raggiunto e «pel nemico, ancor più che un insuccesso, questa<br />

è [davvero] una sconfi tta». Di nuovo, le parole di Orlando accendono l'entusiasmo dei<br />

senatori che manifestano calorosamente la propria approvazione.<br />

Orlando analizza la situazione<br />

Il presidente del consiglio passa poi ad una più dettagliata analisi della situazione.<br />

L'offensiva sul Grappa e sugli altipiani, non ha avuto il carattere dimostrativo<br />

che la propaganda avversaria vorrebbe ora far credere. Dichiara Orlando: «Occorre<br />

dissipare subito la erronea impressione per la quale si sarebbe indotti a credere<br />

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