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Rapporto finale/ Final Report (ITA-ENG) - Casa di Carità Arti e Mestieri

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PREFAZIONE 1<br />

1 Francesca Prunotto – Coor<strong>di</strong>natrice Progetto Cross Community Schools – Fondazione <strong>Casa</strong> <strong>di</strong> <strong>Carità</strong> <strong>Arti</strong> e <strong>Mestieri</strong><br />

4<br />

L’idea progettuale è nata dall’intenzione, rivelatasi comune a tutti i partner, <strong>di</strong> sperimentare approcci<br />

innovativi nei rispettivi contesti territoriali, per arginare gli atteggiamenti razzisti <strong>di</strong>ffusi tra i ragazzi<br />

adolescenti (15-18 anni) frequentanti le scuole e i centri formazione professionale (che <strong>di</strong> seguito<br />

verranno denominati per semplicità “scuole”), intervenendo per:<br />

- sensibilizzare la comunità educativa, le famiglie, i decisori politici e l’opinione pubblica in generale,<br />

rispetto all’esigenza <strong>di</strong> affrontare e ri<strong>di</strong>mensionare pregiu<strong>di</strong>zi e stereotitpi, <strong>di</strong> educare alla convinvenza<br />

e al rispetto della <strong>di</strong>versità<br />

- contruibuire, con l’attivo coinvolgimento dei ragazzi, alla creazione <strong>di</strong> ambienti protetti, accoglienti<br />

all’interno delle scuole che facilitino gli studenti appartenenti a comunità <strong>di</strong>verse ad esprimersi<br />

liberamente e ad incontrarsi<br />

- formare gli insegnanti, in particolare, a <strong>di</strong>venire antenne e referenti per la lotta agli stereotipi<br />

e la tutela della <strong>di</strong>versità all’interno della propria scuola, sia nei confronti del resto della comunità<br />

educante, delle sue strutture e della sua organizzazione, che della comunità degli studenti<br />

- attuare azioni <strong>di</strong> educazione interculturale al fine <strong>di</strong> prevenire e combattere gli stereotipi reciproci,<br />

<strong>di</strong> riconoscere le analogie e le <strong>di</strong>fferenze tra le <strong>di</strong>verse culture, <strong>di</strong> scambiare riferimenti e conoscenze,<br />

<strong>di</strong> insegnare il rispetto e l’apertura nei confronti degli altri, con un’attenzione sia alla <strong>di</strong>mensione<br />

cognitiva e dei saperi (aprire le menti) che a quella affettiva e relazionale (aprire il cuore)<br />

- elaborare un Modello europeo che possa accompagnare le azioni <strong>di</strong>dattiche e formative in un’ottica<br />

<strong>di</strong> educazione interculturale, tutela della <strong>di</strong>versità e lotta agli stereotipi.<br />

In tutti i paesi europei la scuola è uno dei primi soggetti a doversi riorganizzare <strong>di</strong> fronte al fenomeno<br />

della migrazione e dei suoi “figli”, che con la loro presenza l’hanno costretta a cercare risposte<br />

alle più gran<strong>di</strong> questioni della contemporaneità: il contrasto alle <strong>di</strong>suguaglianze, la tutela dei <strong>di</strong>ritti<br />

fondamentali, il confronto tra culture.<br />

Da un lato gli insegnanti e gli educatori che lavorano in contesti educativi muticulturali sono sollecitati<br />

ad “accogliere”, oltre ai bisogni linguistici e <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, anche i vissuti <strong>di</strong> sra<strong>di</strong>camento e le<br />

fatiche dei processi <strong>di</strong> identificazione dell’adolescenza, resi più complessi dalla migrazione, dall’altro<br />

gli stessi studenti sono chiamati a confrontarsi con un ine<strong>di</strong>to scenario <strong>di</strong> pluralismo e globalizzazione.<br />

Alle sfide comuni dell’appren<strong>di</strong>mento, dell’autonomia, del <strong>di</strong>ventare gran<strong>di</strong> e trovare il proprio posto<br />

nel mondo, della costruzione dell’identità, si aggiungono così altre fatiche specifiche, derivanti per i<br />

ragazzi stranieri spesso dalla situazione <strong>di</strong> provvisorietà e <strong>di</strong> appartenenza plurale.<br />

All’interno delle scuole si verifica che meccanismi quali l’etnocentrismo siano molto più evidenti che<br />

in altri contesti. I pregiu<strong>di</strong>zi, le opinioni e gli atteggiamenti preconcetti, con<strong>di</strong>visi da un gruppo, rispetto<br />

alla caratteristiche <strong>di</strong> un altro gruppo, spesso portano a evitare contatti con le persone oggetto <strong>di</strong><br />

rifiuto, rendendo così <strong>di</strong>fficile contrad<strong>di</strong>re le opinioni e i giu<strong>di</strong>zi prevenuti. Tra gli adolescenti questi<br />

meccanismi risultano più marcati. Molti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrano come oggi i fenomeni <strong>di</strong> bullismo <strong>di</strong>ffusi tra<br />

gli adolescenti (15-18 anni) siano fortemente interconnessi con l’identificazione con il proprio gruppo<br />

<strong>di</strong> appartenenza e con le <strong>di</strong>namiche conflittuali tra i <strong>di</strong>versi gruppi presenti nella classe, generando<br />

fenomeni denominati <strong>di</strong> “bullismo razzista”.

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