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NN. 69/70 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2009 - EPA

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mint egy emlék, mint a múltból,<br />

fény kiáltott, hogy megálljak,<br />

fény kiáltott, hogy maradjak.<br />

Nem tudott az éj aludni.<br />

Annyi fény volt, annyi ifjú,<br />

ismeretlen ismerősök.<br />

Sápadt és komoly diákok,<br />

sűrű, nagy latin hajakkal<br />

és az éj kávészagú volt,<br />

[…]<br />

Folyt az élet, mint a színház.<br />

S én leültem itt közéjük,<br />

Nem mint néző, mint a színész,<br />

az arcomra rászorítva<br />

útiálarcom keményen,<br />

mintha mindig köztük élnék,<br />

titkaik, emlékeik közt.<br />

És mímeltem a beszédük.<br />

[…]<br />

***<br />

Kosztolányi, in questa poesia, ha descritto con<br />

grande precisione il suo magico incontro con la vita<br />

italiana: il suo sprofondarsi nella notte bolognese, tra<br />

tanti giovani e ragazze dove l’ unico modo per potersi<br />

sentire parte di loro era quello di sedersi in mezzo a<br />

loro e imitarne la parlata.<br />

In questi versi:<br />

Caffè nero, signorina!<br />

Élet, élet, drága játék.<br />

Acqua fresca con ghiaccio!<br />

Játék, játék,. drága élet.<br />

És sóhajtottam magamban<br />

régi szívemhez: gioventù!<br />

Giovinezza, giovinezza!<br />

Dov’è, dov’è signorina?<br />

Így dobáltam el, mi szó volt,<br />

a szájamban, a fejemben.<br />

Hajnalig csak üldögéltem,<br />

Eltemettem azt, ki voltam<br />

s játszottam, hogy én is élek. 3<br />

***<br />

Le parole italiane pronunziate dal poeta e ripetute<br />

più di una volta sembrano essere un gesto meccanico,<br />

quotidiano, come a voler nascondere la propria origine<br />

straniera e fingere di essere vissuto sempre là. Ma la<br />

ripetizione della parola: Gioventù! Giovinezza,<br />

giovinezza, sembra venir fuori da una nostalgia per una<br />

giovinezza non vissuta e ricercata in quella lunga notte,<br />

«una notte che non riusciva a prender sonno».<br />

In questo modo, il contrasto tra l’uso delle due lingue,<br />

rende come in un monologo, armoniosa e teatrale la<br />

lingua ungherese, mentre lo slancio della lingua<br />

italiana, per l’uso del punto esclamativo, sembra<br />

richiamare l’atteggiamento di un ubriacone che fa un<br />

uso indiscriminato di parole ripetute più volte,<br />

risultando perciò prive di senso, ma che in realtà,<br />

celano in sé qualcosa di irrisolto o qualche brutto<br />

ricordo ancora nascosto nel profondo del proprio<br />

animo.<br />

III. 3 Siena di Antal Szerb<br />

Segni evidenti del viaggio<br />

intellettuale che questi autori<br />

realizzano attraverso le loro opere<br />

si vedono anche nel romanzo di<br />

Antal Szerb 4 “Utas és holdvilág”<br />

[Il Viaggiatore ed il chiaro di<br />

luna], scritto nel 1937 e<br />

ambientato in Italia.<br />

Il romanzo è pervaso da un’acuta sensibilità del<br />

protagonista verso il paesaggio; paesaggio visto nella<br />

sua molteplicità: bello, accogliente e dolce (la pianura),<br />

ma anche aspro, desolato, oscuro e imponente (la<br />

montagna) ed è questa diversità a renderlo attraente.<br />

Erzsi (moglie del protagonista) e Mihály si fermano<br />

in diverse città ed è proprio quando si trovano nei<br />

pressi di Siena che Mihály sembra colto da uno strano<br />

sentimento e da un vago desiderio.<br />

Ecco un momento del dialogo tra i due:<br />

***<br />

Erzsi: Cosa vuoi fare a Siena?<br />

Mihály: «Non lo so. Se lo sapessi non ne sarei così<br />

attratto. Ma quando pronuncio la parola Siena ho la<br />

sensazione che in quella città potrei trovare qualcosa<br />

che metterebbe tutto a posto». 5<br />

Per Mihály è come se le città italiane ed in<br />

particolar modo Siena pretendessero con dolcezza e<br />

con tormento di essere visitate<br />

E ancora leggiamo:<br />

«Come all’inizio del viaggio di nozze, si portava di<br />

nuovo dentro quella strana sensazione rappresentata<br />

dall’Italia, una specie di fragile tesoro che poteva<br />

cadere di mano da un momento all’altro». 6<br />

Finalmente Mihály raggiunge Siena ed è ancora<br />

l’uomo sensibile all’atmosfera delle vie e del paesaggio<br />

a parlare:<br />

46<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIII – <strong>NN</strong>. <strong>69</strong>/<strong>70</strong> <strong>LUGLIO</strong>-<strong>AGOSTO</strong>/<strong>SETTEMBRE</strong>-<strong>OTTOBRE</strong> <strong>2009</strong><br />

***<br />

«L’intera città, con le sue strade ripide e rosate,<br />

ondulava spensierata sulle colline che si innalzavano a<br />

forma di stelle; sul viso degli abitanti si leggeva molta<br />

povertà e molta felicità, una civiltà di inimitabile stile<br />

latino.<br />

Il carattere fiabesco, allegramente fiabesco, della città<br />

dipende dal fatto che in ogni punto si può scorgere il<br />

duomo, una specie di Zeppelin fornito di torre,<br />

aleggiante sui tetti delle case, scherzoso e zebrato». 7<br />

____________________<br />

1 Dezső Kosztolányi, Összegyűjtött versei [Raccolta di poesie],<br />

Szépirodalmi Könyvkiadó, Budapest, 1980, p. 639. Cito e<br />

traduco: “Conca profonda, azzurra, dai riflessi d’oro./Scatola<br />

decorata di diamanti”.<br />

2 Dezső Kosztolányi, Európai Képeskönyv [Libro illustrato<br />

d’Europa], Szépirodalmi Könyvkiadó, Budapest 1979, p. 199:<br />

“Amszterdam. Észak Velencéje. Canaléit grachtoknak nevezik.<br />

Ez a víz azonban nem olyan üde és vidám, mint a lagúnáké.<br />

Mindig sötét és szomorú. Velence csatornáiban világoskék<br />

antracén-ténta folyik. Amszterdam csatornáiban szürke<br />

töltőtoll-tinta”.

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