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NN. 69/70 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2009 - EPA

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volume dal titolo Un paesino e il suo medico raccoglie<br />

gli articoli che si riferiscono alle sue esperienze vissute<br />

nel paese. Il secondo comprende articoli e saggi su<br />

vari argomenti di letteratura. Noto come poeta e<br />

autore di sociografia, ha sorpreso i suoi lettori con la<br />

pubblicazione dei suoi pezzi teatrali dall’argomento<br />

antico, preannunciato dal titolo Giochi antichi (scritti su<br />

Santippe, Asclepio, Catullo e altri).<br />

Infine ultimamente esordisce come scrittore di<br />

racconti, in cui si mescolano elementi reali,<br />

autobiografici con quelli fantastici. (Questa sua<br />

predilezione per il fantastico in realtà non è una cosa<br />

del tutto nuova, anche nella sua poesia sono<br />

rintacciabili tali motivi).<br />

In uno scritto (inedito) si interroga sul perché dello<br />

scrivere:<br />

«Non ho mai scritto neanche una riga per avere soldi.<br />

Avendo una professione che mi assicurava di vivere,<br />

non ne ho neanche avuto la necessità. Il desiderio della<br />

“fama e gloria” mi aveva qualche volta presa per mano:<br />

scrivevo anche se non avevo la speranza di poter<br />

avvicinare a tali mete. Allora perché mai ho continuato<br />

a scrivere? Tutti i poeti che meritano di esser chiamati<br />

tali sono guidati dallo spirito della libertà. “Ogni opera<br />

fatta da uomo è un covo di resistenza” - confessò Illyés<br />

- una lotta non solo contro le dittature ma contro<br />

quell’ingiustizia che è la morte. E sempre lui che ha<br />

pure detto - in modo più modesto e per questo più<br />

simpatico – “sto purificando in me l’umanità”. Solo<br />

lottando con il male dilagante nel mondo e in noi stessi,<br />

contro l’odio, l’ingiustizia, la falsità che possiamo<br />

migliorare noi stessi e il mondo.»<br />

2. Pagine dalla critica<br />

La vita e l’opera dello scrittore ha destato da decenni<br />

l’interesse della stampa, soprattutto di quella regionale.<br />

È stato presentato più volte come un personaggio<br />

interessante; sono significanti i titoli di alcuni articoli:<br />

Medico, poeta, salvavalori, Un poeta in provincia, Il<br />

valligiano. È sempre stato intervistato in occassione<br />

della presentazione dei suoi nuovi libri. In tali<br />

occassioni sono apparse anche critiche, recensioni,<br />

introduzioni da cui in seguito si cita qualche brano.<br />

Il giovane György Bodosi alias Dr. Tivadar Józsa (a destra)<br />

con il poeta Gyula Illyés e con una studentessa di giurisprudenza<br />

a Pécs, dalla roccia di Tettye (Fonte della foto: felvidék.hu,<br />

anno 2007)<br />

«Che sorte originale, che vita romantica nel senso<br />

positivo della parola, per un poeta: fare il medico e<br />

lavorare in provincia. E non sentirsi infelici, non<br />

commiserarsi, non vivere questa condizione come<br />

condanna. Abitare e lavorare fra i sofferenti, fra quelli<br />

che faticano. Ma esiste ancora una cosa simile? Sì, è<br />

anche questa è una possibilità fra le tante altre, offerte<br />

dalla nostra epoca e dalla nostra situazione. Anche<br />

questa strada può esser percorsa da uno scrittore di<br />

talento, dotato di grande cultura, aggiornato in fatti<br />

delle correnti principali della nostra epoca? Come se<br />

fosse la sua grande avventura?<br />

Nel secolo scorso un attributo molto apprezzato era<br />

quello di “litterary gentleman”. Sostituiamo il “gentle”<br />

con il “social”, e abbiamo un tipo, da cui possiamo<br />

aspettare sempre di più, a chi sta ugualmente a cuore<br />

sia il popolo che la letteratura. Il precursore di questo<br />

tipo è l’autore di questo volume. Sono stato io a<br />

spronarlo di uscire dalla sua solitudine. E per questo<br />

che non posso dire altro, in conclusione delle sue<br />

poesie che devono esser lette, paragonate con quelle<br />

degli altri, i più spesso citati e annuire, come avevo<br />

fatto io: sì, è veramente un concorrente degno.» 2<br />

(Gyula Illyés)<br />

«Sono pochi quelli che sono capaci di vedere al<br />

mondo i particolari. Come se abbagliati dal pensiero<br />

scientifico del secolo scorso e quello influenzato<br />

dall’economia del nostro tempo, anche i poeti<br />

cercassero l’importanza e la misura nelle dimensioni. E<br />

sono ancora in minor numero quelli che scoprono il<br />

miracolo e il terribile nel microcosmo, quelli che sono in<br />

grado di consegnarlo al lettore, con voce senza alcun<br />

patos, come lo fa Bodosi. Il medico lo scopro in lui in<br />

modo più autentico, non quando parla dei pazienti, del<br />

mestiere di guarire, ma dove i due “ego” del poeta,<br />

quello del medico e quello del poeta si uniscono nello<br />

sguardo in un’armonia di percezione e sentimento.» 3<br />

(Gyula Kodolányi)<br />

«Dobbiamo stimare i poeti che con parole pure e<br />

semplici possono dire ciò, che si gorgoglia nelle nostre<br />

gioie e dolori. Bodosi appartiene a questa schiera di<br />

poeti. È profondamente radicato nella sua terra, da cui<br />

non si può strapparlo. Ogni tanto si mette in “viaggio”;<br />

va in Ellade o in Italia a conversare un po’ con i classici,<br />

ha un rapporto intimo con i simbolisti francesi, fa visite<br />

in Albione e in Germania, ma ovunque vada, le sue<br />

rime hanno un sapore della Pannonia. Il genuino<br />

sapore di un vino vecchio.» 4 (Gerencsér)<br />

«Lo scrittore ha evitato in modo molto simpatico certi<br />

pericoli. Con affetto ma senza esagerare, con rispetto<br />

ma mai con venerazione, con amicizia ma non con<br />

intimità, con l’autenticità di un amico riferisce le sue<br />

osservazioni. Scrive quello che ha osservato e che<br />

ritiene essere degno di attenzione per gli altri, anche<br />

per i futuri studiosi di questi personaggi.<br />

Il presente è visto in relazione del passato e del<br />

futuro, l’uomo creativo viene raffigurato fra le sue<br />

opere, il malato che combatte con l’ombra della sua<br />

malattia. Bodosi è un eccelente osservatore a cui piace<br />

descrivere le sue osservazioni. È anche un buon<br />

pedagogo - sebbene il libro non sia stato scritto con<br />

intento didattico - perché le cose da lui descritte<br />

sempre hanno un significato aggiunto - in quanto<br />

hanno qualcosa di esemplare -. È per questo che<br />

86<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIII – <strong>NN</strong>. <strong>69</strong>/<strong>70</strong> <strong>LUGLIO</strong>-<strong>AGOSTO</strong>/<strong>SETTEMBRE</strong>-<strong>OTTOBRE</strong> <strong>2009</strong>

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