05.06.2013 Views

NN. 69/70 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2009 - EPA

NN. 69/70 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2009 - EPA

NN. 69/70 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2009 - EPA

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Il Graf muove da una concezione crudamente<br />

materialistica e pessimistica della vita, parallela alla sua<br />

adesione al razionalismo positivista e influenzata dai<br />

poeti romantici tedeschi e specialmente dal Leopardi, in<br />

cui si rileva un senso tragico della morte, del mistero e<br />

del male che penetra in ogni cosa (notevoli le analogie<br />

con la poesia del Pascoli, il quale lo ammirò e stimò<br />

molto). Verso gli ultimi anni, tuttavia, una crisi<br />

esistenziale lo condusse per gradi al riconoscimento di<br />

una legge spirituale che governa il mondo, fino ad<br />

arrivare alla conversione, resa pubblica dallo scritto “Per<br />

una fede” e dal romanzo “Il riscatto”. Da allora la sua<br />

lirica si affidò sempre più ad immagini lievi, quasi<br />

impalpabili, ricche di simbologie che ne fanno uno dei<br />

poeti più squisitamente “liberty” dei primi anni del<br />

Novecento.<br />

Eduard von Hartrmann<br />

Così come il pessimismo<br />

leopardiano richiama lo<br />

Schopenhauer, quello di<br />

Arturo Graf ci ricorda Eduard<br />

von Hartmann (1842-1906),<br />

il filosofo berlinese che fu<br />

definito “il persuaditore di<br />

morte”. Hartmann tentò di<br />

conciliare la dottrina<br />

hegeliana con quella<br />

schopenhaueriana,<br />

attribuendo all’inconscio, considerato il principio<br />

spirituale unico del mondo, un elemento logico (l’idea di<br />

Hegel) ed un elemento a-logico, irrazionale (la volontà<br />

di vivere di Schopenhauer).<br />

Come sottolineava il prof. Adolfo Faggi in conclusione<br />

del suo bel libretto sul filosofo tedesco (A.FAGGI,<br />

Hartmann, Edizioni Athena, Milano, 1929, pp. 106-109),<br />

per il carattere cerebrale del suo pessimismo<br />

l’Hartmann può essere accostato, fatte le debite<br />

differenze tra il filosofo ed il poeta, proprio ad Arturo<br />

Graf. Come l’Hartmann dopo lo Schopenhauer, così il<br />

Graf dopo il Leopardi credette ancora di accogliere nel<br />

suo animo il grido del Weltschmerz, del “dolore<br />

universale”:<br />

“Nel mezzo della notte un grido orrendo / mi rompe il<br />

sonno e l’anima m’introna: / balzo nel letto, incurvo la<br />

persona, / pien d’ansia e di terror l’orecchio tendo. //<br />

Fuor dal balcone appar nitida e liscia / la gran volta del<br />

ciel: la notte è cheta; / lucon le stelle, un’ignea cometa<br />

/ obliquamente il cupo etere striscia. // Sognai: sepolte<br />

son le dolorose / creature nel sonno, e tace il mondo: /<br />

l’anima sol mi fiede alto, profondo, / il pianto ahimè<br />

delle universe cose” (da “Medusa”).<br />

Il I libro di “Medusa” è di poco posteriore alla “Filosofia<br />

dell’Incosciente” dell’Hartmann: ma il lamento del<br />

filosofo e quello del poeta che sanno udire il planctus<br />

mundi, il “pianto del mondo” (il virgiliano e pascoliano<br />

dolore universale), non trova consolazione; ambedue,<br />

però, non indicano la via dell’ascesi, bensì quella della<br />

partecipazione operosa al corso evolutivo delle cose:<br />

“ Levate l’àncora, o prodi, / ridispiegate le vele: / ancòr<br />

la prora fedele / sia sciolta da tutti i nodi // … // Oltre,<br />

più oltre!… Forse…, / o artèfici del futuro, / chi sa che<br />

celi lo scuro / mare che mai non si corse? // Oltre! O<br />

con vela o con remo / rinavighiamo il profondo. / Oltre,<br />

più oltre! del mondo / inverso il cardine estremo. // Sin<br />

dove l’astro del polo / su vasto orrore di geli / dalla<br />

corona de’ cieli / sfavilla immobile e solo” (da “Ultima<br />

Tule”).<br />

Il punto finale d’arrivo è per il Graf, come per<br />

l’Hartmann, una scena di irrigidimento e di morte, il<br />

“vasto orrore dei geli” (i versi sopra cit. ci ricordano il<br />

famoso quadro di C. D. Friedrich “Il naufragio della<br />

Speranza”, con quella terribile, spessa coltre di ghiacci<br />

che si chiudono sulla nave affondata).<br />

E come l’Hartmann (sulla scìa di Schopenhauer)<br />

descrive il Nirvana, cioè il vuoto e il buio del Nulla in cui<br />

al termine del loro prescritto viaggio tutte le cose si<br />

inabisseranno, così il Graf canta in “Medusa”:<br />

“Solo in quel vuoto ed in quel buio io sento / il perduto<br />

mio cuor che vibra e pulsa, / sempre più stretto in sé,<br />

sempre più lento. / Con un lievo rumor d’ala che frulla,<br />

/ con una stanca ansietà convulsa, / più lento ancor…<br />

più lento ancor… più nulla.”<br />

Ma come la filosofia dell’Hartmann tendeva<br />

“inconsciamente” verso il Teismo, che avrebbe di<br />

necessità portato con sé una rivalutazione della vita<br />

spirituale, così il Graf si sentì attratto da una forza<br />

misteriosa verso la Fede: “Io ho fede che la suprema<br />

legge del mondo sia, non una legge fisica, ma una<br />

legge morale. Aver religione vuol dire riconoscere che<br />

c’è nel mondo, e al di là del mondo, una<br />

incommensurabile potenza spirituale, che opera per un<br />

fine buono; e mantenersi costantemente in contatto<br />

con lei è volere con lei più vita, più intelligenza, più<br />

bontà, più bellezza. Chi così creda e voglia, può<br />

ripetere, giunto a sera, le parole che San Paolo scriveva<br />

a Timoteo: Bonum certamen certavi, cursum<br />

consummavi, fidem servavi [“Ho combattuto una buona<br />

battaglia, ho compiuto la mia corsa, ho conservato la<br />

fede”, II Timoteo, 4, 7] (Per una fede, Milano 1906, pp.<br />

50-51).<br />

Quella “incommensurabile potenza spirituale che nel<br />

mondo e al di là del mondo opera per un fine buono” –<br />

conclude il prof. Faggi – non può che essere il Dio del<br />

Teismo. Allora la “Medusa” e la “Filosofia<br />

dell’Incosciente” appaiono come due sogni stranamente<br />

intrecciati di fantasia e di pensiero, che si dissipano al<br />

sorgere dell’alba, quando un alito vivificante ci rinfranca<br />

il cuore e lo spirito.<br />

Giovannino Guareschi<br />

Marco Pennone<br />

- Savona -<br />

LA DIMENSIONE ANTI–<br />

RETORICA DELLA NAR-<br />

RAZIONE DI GIOVA<strong>NN</strong>INO<br />

GUARESCHI<br />

L’antimodernità di Guareschi 1<br />

confluisce in un’attività di analisi<br />

dell’ideologia, idonea, nell’ammissione<br />

della «valenza terapeutica» del discorso<br />

umoristico, a tutelare autonomia e libertà dell’individuo,<br />

incrementando l’efficacia del ricorso alla coscienza<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIII – <strong>NN</strong>. <strong>69</strong>/<strong>70</strong> <strong>LUGLIO</strong>-<strong>AGOSTO</strong>/<strong>SETTEMBRE</strong>-<strong>OTTOBRE</strong> <strong>2009</strong> 55

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!