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NN. 69/70 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2009 - EPA

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Uno di loro, Zsigmond<br />

Ernuszt, era il vescovo<br />

della città di Pécs<br />

(episcopus Quinqueecclesiensis),<br />

al sud<br />

dell’Ungheria, dal 1473,<br />

dove gli succedette il<br />

sopraccitato Janus Pannonius<br />

che cadde dal<br />

favore del Re a causa<br />

della congiura ricordata<br />

anche in questo dialogo.<br />

Dal 1494 era anche Ban<br />

di Dalmazia, Croazia e<br />

Slavonia, e morì nel<br />

1505. Si può supporre<br />

con certezza che quest’opera<br />

nacque all’iniziativa<br />

di Zsigmond Ernuszt,<br />

il quale da una<br />

parte volle manifestare la sua gratitudine verso il Re per<br />

il suo appoggio, e dall’altra parte immortalare i suoi<br />

gloriosi fatti.<br />

L’altro interlocutore, Lodovico Carbone nacque a<br />

Ferrara nel 1435 e morì nella stessa città nel 1482. Era<br />

un umanista italiano che scriveva in latino, e che era<br />

compagno di studi del poeta umanista e poi vescovo<br />

ungherese Janus Pannonius (1434-1472), a Ferrara,<br />

nella famosa scuola di Guarino Veronese.<br />

[N.d.R./Mttb.: Al contrario, Magda Jászay nel suo<br />

saggio intitolato Un principe del rinascimento visto dai<br />

contemporanei accenna il nome di Lodovico Carbone<br />

non come compagno di studi di Pannonius, ma come<br />

professore della scuola superiore di Ferrara che tra i<br />

numerosissimi allievi ungheresi aveva anche Janus<br />

Pannonius e Zsigmond Ernuszt, succeduto al primo nel<br />

vescovato di Pécs.] Carbone ammirava ed invidiava<br />

Pannonius, ed è molto probabile che non si<br />

sopportavano a vicenda. Carbone sicuramente<br />

accettava con entusiasmo la commissione di redigere<br />

questo elogio, in parte nella speranza di un buon<br />

compenso, ed in parte nell’aspettativa di un’invito alla<br />

corte reale di Buda. Negli anni trascorsi a Ferrara,<br />

Janus Pannonius gli dedicò un epigramma che faceva<br />

gioco con il suo nome:<br />

Ad Carbonem poetam<br />

Qui nunc es Carbo, nempe pruna fuisti,<br />

Pone animos, fies mox, Ludovice, cinis.<br />

(Tu, che adesso sei Carbone, certamente eri brace,<br />

Ed appena morirai, Lodovico, cenere diventerai.)<br />

Come Pannonius, anche lo stesso Carbone scriveva<br />

poesie. Incluse anche una sua poesia fra il testo di<br />

prosa di questo codice: «Tutti i poeti devono lodare<br />

Pannonia...» (Pannoniam debentcuncti celebrare<br />

poetae...) Il suo maggior merito è quello di aver<br />

pubblicato i dialoghi di Cicerone e le epistole di Plinio il<br />

Giovane, e di aver tradotto in italiano le carte e i<br />

sermoni del Cardinale Bessarion. Molti dei suoi discorsi<br />

festivi vennero pubblicati anche in stampa. Nonostante<br />

sia stato un poeta fecondo – molte di sue poesie si<br />

trovano in vari manosritti miscellanei delle biblioteche<br />

italiane – la qualità di queste poesie è inferiore di quelle<br />

di Pannonius. Forse da qui è l’origine della sua invidia in<br />

fronte dello straordinario talento di Janus Pannonius. E<br />

forse a quest’invidia giunse anche un terzo motivo: la<br />

vendetta postuma contro Pannonius, il quale, dopo<br />

esser stato celebrato in tutta l’Europa e nominato<br />

vescovo, finalmente cadde dalle grazie del Re Mattia, e<br />

morì mentre fuggiva dall’Ungheria.<br />

Il dialogo si inizia con immediato rimprovero nei<br />

cofronti del vescovo di Pécs in fuga, prima senza<br />

nominarlo, ma poi più volte con nome pronunciato; poi<br />

segue con l’elogio delle virtù di Zsigmond e suo padre.<br />

La risposta di Zsigmond continua su questo filo,<br />

manifestando la sua gratitudine verso il suo benefattore<br />

reale, il quale «piuttosto apprezza la costante fedeltes<br />

dei suoi servitori... come una splendente qualità» –<br />

anche quat’affermazione è un colpo basso nei cofronti<br />

di Janus Pannonius. Zsigmond non esita di sdegnare<br />

quegli ingrati che non servono con fede il Re, e<br />

presume che gli studenti ungheresi nelle scuole italiane<br />

imparano questi principi faziosi. Per questo è<br />

conprensibile, che Mattia voleva proibire i viaggi di studi<br />

in Italia. Carbone risponde all’accusa con un’arguta<br />

risposta, dando l’impressione di una vera discussione.<br />

Poi Zsigmond chiede a Carbone, suo professore molto<br />

rispettato, di elogiare Mattia. Nel resto del dialogo tutte<br />

le domande e le narrazioni messe nella bocca di<br />

Zsigmond servono all’elogio del Re. Ci informiamo della<br />

formazione cavalleresca del padre di Mattia, János<br />

Hunyadi, delle sue battaglie e vittorie gloriose; ed<br />

anche dell’esecuzione del fratello di Mattia, László.<br />

János Hunyadi e suo figlio Mattia si presentano come<br />

difensori del mondo<br />

cristiano in fronte ai<br />

turchi. Secondo Carbone,<br />

grazie a questi<br />

servizi il padre acquistò<br />

il rango della nobiltà.<br />

Carbone questo tipo di<br />

nobiltà, ottenuta con i<br />

propri meriti, l’apprezza<br />

di più di quella nativa di<br />

cui in varie occasioni nel<br />

corso del dialogo fa<br />

cenno testimoniando<br />

così la prospettiva moderna<br />

di visione di Carbone.<br />

Carbone probabilmente esagerava l’elogio di questo<br />

tipo di nobiltà in tal punto che il Re Mattia non gradiva<br />

e sembra che egli non gli prestasse attenzione. Infatti,<br />

Carbone, non venne mai invitato alla sua corte di Buda.<br />

Dall’altra parte Mattia era ben consapevole dei meriti<br />

dei vescovi sleali, e specialmente del talento di Janus<br />

Pannonius, tanto che dava commissione alla raccolta<br />

delle poesie del defunto Pannonius. Pare che<br />

l’esagerazione determinò la sorte di questo codice.<br />

In ogni modo, Carbone mostrando la sua cultura<br />

umanista riccamente certifica ogni azione glorioso con<br />

paralleli antichi fatti ed esempi classici per illustrare<br />

tutti i meriti del Re Mattia e di suo padre. Descrive<br />

ampiamente la vasta cultura e mecenatismo di Mattia,<br />

accentuando l’interesse del Re alla storiografia. È<br />

48<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIII – <strong>NN</strong>. <strong>69</strong>/<strong>70</strong> <strong>LUGLIO</strong>-<strong>AGOSTO</strong>/<strong>SETTEMBRE</strong>-<strong>OTTOBRE</strong> <strong>2009</strong>

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