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Ruggero Bacone frate francescano fra i primi Alchimisti

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01/06/2012 - 18.06 <strong>Ruggero</strong> <strong>Bacone</strong> <strong><strong>fra</strong>te</strong> <strong><strong>fra</strong>ncescano</strong> <strong>fra</strong> i <strong>primi</strong> <strong>Alchimisti</strong><br />

molto perché un libro ne apre un altro, un libro dice le cose che nell’altro sono rimaste nascoste.<br />

Ma insegnano anche ad abbandonare i libri nel momento in cui non servono, nel momento in cui<br />

bisogna tacere e osservare quello che fa il maestro, nel momento in cui bisogna raccogliersi e<br />

aspettare l’illuminazione. Insegnano a non limitarsi semplicemente a leggere i libri facilmente<br />

disponibili, ma ad andarli a cercare, in una ricerca che è un viaggio, spesso figurato ma spesso<br />

anche no. Un alchimista della metà del ‘300, Leonardo di Maurperg, ha lasciato un vero e proprio<br />

taccuino dei suoi viaggi, degli incontri che ha fatto, delle ricette che ha imparato dall’uno, dei<br />

segreti che ha appreso dall’altro e dunque ci racconta quasi dal vivo quello che effettivamente<br />

era un coinvolgimento del corpo, un coinvolgimento non solo intellettuale, in questa ricerca.<br />

Quindi la ricerca, il viaggio, l’incontro casuale: tanti racconti alchemici narrano proprio della<br />

scintilla che scocca, quando uno che va alla ricerca incontra l’altro che sa - ma non sapeva dove<br />

era l’altro che sapeva, lo incontra quasi per caso, lo riconosce.<br />

Lo riconosce perché, dice un altro trattato, il Libellus de alchimia attribuito ad Alberto Magno,<br />

gli alchimisti dovunque siano si riconoscono <strong>fra</strong> loro, e se ce ne sono due o tre in una grande<br />

città, si troveranno e cominceranno a conversare <strong>fra</strong> loro. Quindi l’incontro; e poi la devozione<br />

dell’apprendista al maestro e anche l’affinamento etico, e infine l’illuminazione che può venire<br />

direttamente da Dio o può venire attraverso le parole del maestro: sono tutti modi, un mosaico di<br />

modalità con cui gli alchimisti entrano in possesso, o si potrebbe anche dire che vengono<br />

posseduti, da una sapienza che non rinuncia a voler includere la materialità del reale. Dunque la<br />

conoscenza alchemica non astrae il concetto dal fantasma, ma ne riconosce l’irriducibilità a<br />

parole: eppure si dichiara filosofia.<br />

Per non far torto a questo carattere dell’alchimia,<br />

non riducibile, appunto, a parole (per quanto<br />

possano essere non rigorosamente astratte o<br />

concettuali), ho scelto di costruire questa mia<br />

conversazione con l’aiuto di una serie di immagini.<br />

Questa scelta è anche legata al fatto che, come ho<br />

già anticipato, ritengo che un momento cruciale<br />

nella storia dell’alchimia sia il passaggio <strong>fra</strong> il ‘200<br />

e il ‘300; perché in questo sapere, che i latini<br />

avevano ricevuto dagli arabi e nel quale dapprima<br />

avevano soltanto confusamente creduto di<br />

riconoscere una specie di super-metallurgia, l’arte<br />

di fare l’oro dai metalli vili (e questo si mantiene<br />

vero per tutti i testi del ‘200), in esso a un certo<br />

punto - per una serie di influssi interni e forse<br />

anche esterni - gli alchimisti occidentali<br />

cominciano a riscoprire quello che è il senso più<br />

complessivo dell’alchimia.<br />

L’alchimia arriva così ad essere compresa come ricerca della perfezione materiale non solo dei<br />

metalli, ma anche del corpo umano: quindi una ricerca di perfezione che coinvolge lo stesso<br />

artefice, in prima persona, e anche una ricerca di perfezione che non può prescindere da un<br />

affinamento etico e dunque da una crescita spirituale dall’inizio alla fine di questa ricerca.<br />

Questo complesso di idee lo riconosciamo nei testi del primo ‘300, e in particolare in quei testi<br />

dedicati alla ricerca dell’elixir, molti dei quali sono stati tramandati sotto il nome di un filosofo<br />

che si chiamava Raimondo Lullo, una filosofo catalano contemporaneo di Dante Alighieri,<br />

http://goo.gl/nLn9r http://goo.gl/8kQH2 che di per sé non aveva scritto niente di alchimia, anche<br />

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