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Ruggero Bacone frate francescano fra i primi Alchimisti

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01/06/2012 - 18.06 <strong>Ruggero</strong> <strong>Bacone</strong> <strong><strong>fra</strong>te</strong> <strong><strong>fra</strong>ncescano</strong> <strong>fra</strong> i <strong>primi</strong> <strong>Alchimisti</strong><br />

fantasma; cioè che l’intelletto agente fa trasformando la potenzialità dell’intelletto possibile in<br />

attualità del concetto. Dunque c’è come una sostituzione a livello di conoscenza razionale di ciò<br />

che è stato portato fino ad un determinato livello, quello appunto dell’immaginario, a partire dal<br />

sensibile (l’oggetto sensibile colpisce il senso, il quale recepisce ovviamente in maniera materiale<br />

perché è colpito passivamente e poi trasmette al sensorio comune e alla fantasia, alla sede<br />

dell’immaginazione in cui l’immagine è smaterializzata, ma questa ancora non è l’astrazione,<br />

non è il concetto, è immagine del singolare). Il concetto è qualcosa che viene costruito<br />

dall’intelletto agente a partire dallo stimolo offerto dal fantasma di questo singolare, un qualcosa<br />

che mi permette di tornare in maniera diversa all’oggetto. Cioè è un concetto universale, è<br />

un’attività creativa quella dell’intelletto agente, non un’attività distillatoria. L’ultimo prodotto<br />

che io ottengo e che Tommaso chiama il verbum interius, la parola interiore, non ha più legame<br />

effettivo con l’oggetto, me lo rappresenta ma non è derivato dall’oggetto.<br />

- [Pub.] Caso mai contiene tutti gli oggetti possibili.<br />

- [Per.] Caso mai contiene tutti gli oggetti possibili, ma li contiene in una maniera per cui non<br />

contiene nessun oggetto non è in relazione di dipendenza da nessun oggetto. La distillazione che<br />

fanno gli alchimisti, invece, è una separazione delle componenti della materia che sono in ogni<br />

sostanza materiale data. Le cose sono composte quantitativamente secondo un più e un meno,<br />

cioè formano dei composti che sono instabili, che sono non perfettamente temperati; e<br />

l’alchimista separa queste componenti e le ricompone secondo una proporzione che è quella del<br />

temperamento perfetto, quindi dell’equilibrio. Per cui non toglie e non aggiunge, ma rimescola, fa<br />

circolare - dice per esempio il Rupescissa - questa quintessenza che si ottiene dalla distillazione.<br />

Nel testo classico sull’alchimia distillatoria, il Liber de consideratione quintae essentiae di<br />

Giovanni da Rupescissa, si insegna a mettere il vino, il prodotto di partenza in un vaso chiuso<br />

ermeticamente. Il sigillo di Ermete (le nostre chiusure ermetiche derivano in ultima istanza da<br />

esso) era un tipo particolare di amalgama, con il quale si tappavano i vasi. Quindi si chiude in un<br />

vaso chiuso, sigillato ermeticamente e lo si mette sul fuoco in modo che prima una parte si separi<br />

e poi ricada sulla sostanza di sotto; poi si procede a separare la seconda <strong>fra</strong>zione – come diremmo<br />

oggi - e la terza e la quarta (corrispondenti ai quattro elementi, terra, acqua, aria, fuoco). Questa<br />

circolazione si fa cento volte, mille volte: i numeri sono come puramente indicativi, stanno per un<br />

numero tendenzialmente infinito di volte e questo continuo circolare fa sì che il prodotto che si<br />

ottiene alla fine che sia lo stesso materialmente di quello che si aveva all’inizio, ma trasformato<br />

nella sua propria quintessenza. Cioè in quella matrice della sua realtà elementare che a questo<br />

punto è splendent - dice il Rupescissa, e aggiunge - è splendente di colore azzurrino e se a quel<br />

punto tu apri il vaso, tu sentirai un profumo così meraviglioso che tutti gli uccelli che svolazzano<br />

nei dintorni, accorreranno tutti lì dentro attratti anche loro da questo profumo. Cioè è un<br />

prodotto che non ha più nulla del prodotto materiale che era stato inserito all’inizio, eppure non<br />

è niente di diverso da quello. Questo non è neanche lontanamente paragonabile al processo<br />

dell’astrazione e della conoscenza per astrazione in Tommaso.<br />

- [Pub.] Un’altra cosa. Nelle immagini che si sono viste, il rapporto coi due poteri, quello<br />

temporale e quello spirituale, è rappresentato in forma storico allegorica semplicemente oppure<br />

c’è una differenza, per cui il potere temporale impersonato dall’imperatore ha, agli occhi<br />

dell’alchimista, maggiori possibilità di incontro con l’opus, dato che gli viene consegnato il<br />

volume - ancora una volta doppio, mezzo d’oro e mezzo d’argento -, mentre il papa, con<br />

quell’orina quasi sbattuta sugli occhi, sembra irrimediabilmente condannato a un tuffo nella<br />

materia prima?<br />

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