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Ruggero Bacone frate francescano fra i primi Alchimisti

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01/06/2012 - 18.06 <strong>Ruggero</strong> <strong>Bacone</strong> <strong><strong>fra</strong>te</strong> <strong><strong>fra</strong>ncescano</strong> <strong>fra</strong> i <strong>primi</strong> <strong>Alchimisti</strong><br />

le miniature contenute in questo manoscritto, ma una scelta che ho ritenuto particolarmente<br />

significativa.<br />

La prima immagine è proprio il primo capolettera della prima opera contenuta in questo<br />

manoscritto, il Testamentum, e ha due settori, entrambi significativi (Figura 1). L’immagine di<br />

sinistra, la donna bionda che si strappa i capelli, col volto palesemente in lacrime, è la natura<br />

che si lamenta. Il motivo di natura lugens è un motivo che percorre la poesia tardo latina e poi<br />

torna nel XII sec. e che ancora ritroviamo in Jean de Meung. Natura si lamenta e dice<br />

all’alchimista che alcuni vogliono strapparle i suoi segreti, vogliono lacerarle le vesti, afferma<br />

"morti me tradere volunt" (mi vogliono ammazzare). Riecheggia in questo lamento il titolo del<br />

libro di Carolyn Merchant, La morte della natura. La Merchant ha analizzato un accadimento<br />

storico collocandolo nel momento in cui proprio è arrivato a compimento, al tempo della<br />

rivoluzione scientifica in cui la natura come grande dea, come figura divina era ormai decaduta a<br />

oggetto dell’indagine e quindi torturabile, come diceva nel ‘600 Francesco <strong>Bacone</strong>.<br />

Nell’immagine del manoscritto<br />

abbiamo una natura che ancora<br />

è vitale ed è in grado di<br />

lamentarsi, non è ancora stata<br />

definitivamente uccisa, ma<br />

manifesta proprio nelle sue<br />

parole questo pericolo e si<br />

appella all’alchimista perché<br />

solo l’alchimista potrà<br />

comprendere i suoi segreti in<br />

maniera non lacerante, in<br />

maniera non violenta.<br />

L’alchimista infatti, come vedremo in seguito, ha un modo di rapportarsi alla natura per cui la<br />

natura gli svela volentieri i suoi segreti, perché sa che non ne farà cattivo uso, perché ha<br />

raggiunto una consapevolezza etica che gli consente di fare buon uso dei segreti di natura e una<br />

metodologia di approccio per cui interagisce con la natura ma non "la mette alla tortura" – <strong>fra</strong>se,<br />

quest’ultima, di Francesco <strong>Bacone</strong>.<br />

L’altra immagine, quella racchiusa nella lettera O, è invece un’illustrazione sintetica di che cosa<br />

è l’alchimia. La scena illustra l’angelo che guida Tobia, il Tobia biblico, nel ritorno verso casa,<br />

dove con il fiele del pesce guarirà la cecità del padre. Tobia è raffigurato un po’ più giovane che<br />

nell’episodio biblico, è un bambino (vedremo alla fine il perché di questa piccola figura di puer), e<br />

il pesce è un simbolo dai molti significati, ma qui sta chiaramente per il "farmaco’’. Dunque<br />

l’alchimia perché? Per ottenere il farmaco, non ‘un’ farmaco, ma ‘il’ farmaco, il rimedio<br />

universale. L’angelo è il segno della rivelazione, cioè indica che questo sapere alchemico è<br />

appunto un sapere dalle caratteristiche particolari. Il <strong><strong>fra</strong>ncescano</strong> inginocchiato, a sinistra, che<br />

ammira questa scena con devozione, è un’immagine di Raimondo Lullo. Raimondo Lullo che non<br />

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