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Ruggero Bacone frate francescano fra i primi Alchimisti

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01/06/2012 - 18.06 <strong>Ruggero</strong> <strong>Bacone</strong> <strong><strong>fra</strong>te</strong> <strong><strong>fra</strong>ncescano</strong> <strong>fra</strong> i <strong>primi</strong> <strong>Alchimisti</strong><br />

in grani: questo permette di trasportarla finalmente pronta all’uso e la rende più uniforme e<br />

infiammabile. Proprio nel Quattrocento la ricetta della polvere da sparo si perfeziona,<br />

stabilizzandosi attorno a proporzioni che rimarranno valide per i successivi 4 secoli: rispetto alla<br />

formula di <strong>Bacone</strong> si riducono le quantità di zolfo e carbone a vantaggio del salnitro, per ottenere<br />

una polvere più “vivace” e che lascia meno pericolosi residui incombusti nella canna.<br />

La guerra dei Cent’Anni (1337–1453) tra Francia e Inghilterra è il primo conflitto che vide un<br />

uso esteso delle artiglierie e forse il primo impiego su un campo di battaglia ad opera del già<br />

citato Edoardo III a Crecy nel 1346, ma fu solo con la campagna d’Italia del re <strong>fra</strong>ncese Carlo<br />

VIII (1494-1497) che venne formato il primo vero treno di artiglieria: 300 pezzi di cui 70<br />

d’assedio, che costituivano il cuore dell’armata.<br />

Durante le guerre rinascimentali italiane le linee di sviluppo tecnologico e di impiego tattico<br />

dell’artiglieria sono già tutte tracciate: l’artiglieria deve collaborare con la sua insuperabile forza<br />

distruttiva alle operazioni militari integrandosi con le altre armi. Deve diventare più mobile, più<br />

rapida nel tiro, più potente e micidiale. Queste armi ancora rudimentali riescono a sparare solo<br />

pochi colpi al giorno, eppure nessun esercito pensa di potersene privare. Ricordo anche che per<br />

lungo tempo i cannoni furono praticamente immobili sul campo di battaglia, divenendo spesso<br />

inutili dopo i <strong>primi</strong> colpi, perché impossibilitati a seguire il corso dell’azione. Chi attaccava<br />

doveva spesso avanzare davanti ai propri cannoni, impedendo loro di tirare e in caso di sconfitta<br />

l’artiglieria rimaneva inevitabilmente preda del vincitore.<br />

L’invenzione della polvere da sparo e del cannone uno stimolo incredibile per gli studiosi<br />

rinascimentali. Gli alchimisti medioevali avevano consegnato loro un sistema d’arma di enorme<br />

potenza, non solo sul campo di battaglia, ma anche per la suggestione che sapeva creare alle<br />

menti creative. Tra i più coinvolti non poteva mancare Leonardo da Vinci, che produsse studi<br />

all’altezza del suo genio sulla balistica, sulle tecniche d’assedio, e giungendo persino a progettare<br />

un predecessore del carro armato. L’eccezionale capacità di osservazione di Leonardo nei suoi<br />

disegni riuscì a fissare la parabola di volo dei proiettili esplosivi lanciati da un mortaio,<br />

ipotizzando anche il primo esempio di bombardamento a tappeto, realizzato mediante il<br />

successivo spostamento di una ghiera dentata che orientava l’alzo del pezzo.<br />

Scienza, tecnologia e industria devono rispondere alle esigenze tattiche e strategiche, ma<br />

nell’attesa queste ultime si adatteranno a ciò che è disponibile al momento. Il Cinquecento ad<br />

esempio porta nuove tecniche metallurgiche: si riescono a realizzare i cannoni in un’unica<br />

fusione, il centro della quale è occupato da un cuore di creta. Il risultato è un cannone più<br />

robusto e di un calibro che più esattamente può corrispondere a quello dei proiettili. Vi sarà<br />

quindi meno dispersione di gas (in termini tecnici il “vento”) durante l’esplosione e un tiro più<br />

potente e preciso. A parità di calibro rispetto al passato, i cannoni possono essere più leggeri e<br />

hanno bisogno di meno carica per esprimere la stessa potenza, perché la sfruttano meglio. Le<br />

artiglierie pesanti sono ancora praticamente statiche, ma altre (molto) più leggere possono<br />

combattere in supporto ravvicinato della fanteria e sostenerne lo sforzo anche in attacco e non<br />

solo in difesa.<br />

La standardizzazione dei calibri e dei modelli non è più un miraggio e i principali innovatori<br />

militari del Seicento, come il re Gustavo Adolfo di Svezia (1594-1632), se ne fanno i<br />

propugnatori, semplificando di molto l’apparato logistico. Riducendo, infatti, la tipologia dei<br />

cannoni a pochi essenziali modelli, si razionalizza il problema di rifornirli di proiettili.<br />

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