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La voce del destino - InMondadori

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47<br />

un film di produzione nazionale tratto da uno scritto di Belisario<br />

Villar in cui aveva avuto una parte. Eva non era capace di oziare e<br />

inoltre desiderava il successo più di ogni altra cosa. E lo avrebbe<br />

ottenuto se non fosse accaduto ciò che accadde il 1 o settembre<br />

1939.<br />

Il controvalore <strong>del</strong> peso, la moneta argentina, era poco meno<br />

di un quarto di dollaro. <strong>La</strong> nazione si era indebitata considerevolmente<br />

nei confronti degli Stati Uniti d’America. Quella sudditanza<br />

economica si scontrava contro il vento impetuoso che faceva<br />

propendere i cittadini sudamericani per la Germania di Adolf<br />

Hitler e l’Italia di Benito Mussolini.<br />

Quando la Germania, all’inizio <strong>del</strong>la tiepida primavera argentina,<br />

nel settembre 1939, invase la Polonia, molti pensarono che<br />

si trattasse solamente di una dimostrazione di forza dei tedeschi.<br />

Un modo per dire che, se il mondo avesse continuato a ignorare<br />

il peso dei nazisti, sarebbero stati in molti a pentirsene.<br />

Furono numerosi gli argentini, primi fra tutti i governanti e<br />

quelli che si accingevano a salire al potere, a non intuire che cosa<br />

li avrebbe attesi.<br />

Eva Duarte aveva lunghi capelli scuri, gli occhi neri brillavano sul<br />

suo viso aggraziato dagli zigomi alti, rendendolo indimenticabile.<br />

Quando camminava per strada gli uomini si voltavano a guardarla,<br />

ma il suo portamento austero li scoraggiava dal tentare avance.<br />

Aveva da poco compiuto vent’anni. I venti di guerra provenienti<br />

dalla lontana Europa non la riguardavano affatto, si diceva. A lei<br />

importava solo dimenticare il suo passato di figlia indesiderata di<br />

un padre bigamo.<br />

Eva sapeva bene che per costruirsi una nuova vita non le sarebbe<br />

bastato calcare le scene dei teatri argentini. Bisognava fare di<br />

più. Bisognava che la sua infanzia tormentata, quella in cui le capitava<br />

di leggere sulla lavagna <strong>del</strong>la scuola: No eres Duarte, eres<br />

Ibarguren, fosse cancellata per sempre.<br />

Adesso era seduta davanti a una porta insonorizzata, mentre la<br />

scritta IN ONDA lampeggiava sul pannello posto sopra lo stipite.

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