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La voce del destino - InMondadori

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84<br />

8<br />

Luce de Bartolo scese dall’auto accompagnata dall’immancabile<br />

Matías Amparo, davanti all’imponente facciata <strong>del</strong> Teatro Colón<br />

di Buenos Aires.<br />

« Sai qual è la fortuna <strong>del</strong>l’attore, Matías? » chiese Luce dopo<br />

aver posato per i fotografi e firmato autografi ai suoi ammiratori<br />

che l’attendevano all’ingresso. « Le luci di scena. »<br />

« Le luci di scena? » ripeté l’impresario stupito.<br />

«Sì, i fari che ti impediscono di vedere gli spettatori. Dal momento<br />

in cui il sipario si apre e le luci accecano l’attore, questi<br />

non sa se la sua platea è costituita da mille spettatori o da nessuno...<br />

Ha di fronte solo il buio. »<br />

« Questa sera ce ne saranno tre volte tanto: con la Madama<br />

Butterfly si apre il calendario <strong>del</strong>l’anno 1944. E il teatro è esaurito.<br />

Ma adesso, vai: il trucco richiede tempo e poi devi scaldare la<br />

<strong>voce</strong>. »<br />

Luce sorrise: sapeva che Amparo, malgrado la brama di successo<br />

e di ricchezza, le voleva bene. Oltre ad Antonio Soriano, era la<br />

sola persona che tenesse davvero a lei: suo padre viveva ormai nel<br />

profondo baratro <strong>del</strong>la follia. Luce lo aveva portato via dal lurido<br />

manicomio in cui era stato internato. Ora finalmente poteva permettersi<br />

la retta di una clinica, dove il povero Marino de Bartolo<br />

era accudito nel miglior modo possibile.<br />

Purtroppo, così dicevano i medici, per il padre non c’era cura.<br />

Quella domanda, ripetuta sino all’ossessione, era ormai il solo<br />

spiraglio aperto sul mondo che lo circondava: « Perché?»<br />

Luce si riscosse, l’adrenalina prese a scorrerle nelle vene mentre<br />

il coro iniziava a cantare.<br />

« Quanto cielo! Quanto mar! » intonarono le amiche di Madama<br />

Butterfly, al centro <strong>del</strong>la scena che riproduceva una terrazza<br />

panoramica sulla città di Nagasaki.

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