La voce del destino - InMondadori
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Luce de Bartolo scese dall’auto accompagnata dall’immancabile<br />
Matías Amparo, davanti all’imponente facciata <strong>del</strong> Teatro Colón<br />
di Buenos Aires.<br />
« Sai qual è la fortuna <strong>del</strong>l’attore, Matías? » chiese Luce dopo<br />
aver posato per i fotografi e firmato autografi ai suoi ammiratori<br />
che l’attendevano all’ingresso. « Le luci di scena. »<br />
« Le luci di scena? » ripeté l’impresario stupito.<br />
«Sì, i fari che ti impediscono di vedere gli spettatori. Dal momento<br />
in cui il sipario si apre e le luci accecano l’attore, questi<br />
non sa se la sua platea è costituita da mille spettatori o da nessuno...<br />
Ha di fronte solo il buio. »<br />
« Questa sera ce ne saranno tre volte tanto: con la Madama<br />
Butterfly si apre il calendario <strong>del</strong>l’anno 1944. E il teatro è esaurito.<br />
Ma adesso, vai: il trucco richiede tempo e poi devi scaldare la<br />
<strong>voce</strong>. »<br />
Luce sorrise: sapeva che Amparo, malgrado la brama di successo<br />
e di ricchezza, le voleva bene. Oltre ad Antonio Soriano, era la<br />
sola persona che tenesse davvero a lei: suo padre viveva ormai nel<br />
profondo baratro <strong>del</strong>la follia. Luce lo aveva portato via dal lurido<br />
manicomio in cui era stato internato. Ora finalmente poteva permettersi<br />
la retta di una clinica, dove il povero Marino de Bartolo<br />
era accudito nel miglior modo possibile.<br />
Purtroppo, così dicevano i medici, per il padre non c’era cura.<br />
Quella domanda, ripetuta sino all’ossessione, era ormai il solo<br />
spiraglio aperto sul mondo che lo circondava: « Perché?»<br />
Luce si riscosse, l’adrenalina prese a scorrerle nelle vene mentre<br />
il coro iniziava a cantare.<br />
« Quanto cielo! Quanto mar! » intonarono le amiche di Madama<br />
Butterfly, al centro <strong>del</strong>la scena che riproduceva una terrazza<br />
panoramica sulla città di Nagasaki.