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La voce del destino - InMondadori

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Facendo sua un’idea di alcuni generali <strong>del</strong>le SS, Perón si era<br />

anche convinto che, al di sopra <strong>del</strong>le potenzialità belliche di opposti<br />

schieramenti, esistessero dei poteri superiori in grado di determinare<br />

le sorti di una guerra. Si trattava di potenti società segrete<br />

intente a tessere le loro tele e disposte anche a ricorrere a<br />

impensabili alleanze trasversali. Erano sodalizi capaci di sopravvivere<br />

alle più catastrofiche disfatte militari, politiche e sociali.<br />

<strong>La</strong> scelta dei potenziali componenti <strong>del</strong>la loggia era stata minuziosa<br />

e aveva richiesto molto tempo, sino a che, il 10 marzo<br />

1943, tre colonnelli, tredici tenenti colonnelli, due maggiori e<br />

un capitano si riunirono sotto la presidenza di Juan Domingo Perón.<br />

Tutti avevano prestato giuramento dinanzi alla bandiera argentina<br />

sulla quale erano stati posati un crocefisso e un pugnale.<br />

Un rituale <strong>del</strong> tutto analogo a quello utilizzato dagli appartenenti<br />

alla setta di Ante Pavelić, buon amico <strong>del</strong> colonnello Perón. Quel<br />

rituale era comune a diverse logge segrete, che avevano come denominatore<br />

la dipendenza « gerarchica » da un organismo supremo,<br />

chiamato Loggia Superiore.<br />

Con l’atto costitutivo voluto da Perón nacque, in quel giorno<br />

di marzo <strong>del</strong> ’43, la società segreta denominata GOU. Una loggia<br />

che avrebbe condizionato l’attività <strong>del</strong> governo argentino e in<br />

parte anche un tratto <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>l’umanità.<br />

Non appena Eva Duarte uscì dalla sede <strong>del</strong>la radio, alcune donne<br />

le si fecero incontro: la sua <strong>voce</strong> era diventata la compagna di<br />

ogni sogno d’amore <strong>del</strong>le argentine. Le trasmissioni radiofoniche<br />

di cui era protagonista tenevano incollati gli ascoltatori all’apparecchio<br />

che quasi ogni famiglia ormai aveva in salotto. Le storie<br />

narrate da Eva Duarte sapevano lenire l’angoscia per la guerra che<br />

devastava l’Europa.<br />

Eva firmò sorridente una decina di autografi e dispensò parole<br />

affettuose alle sue ammiratrici, quindi prese posto sul sedile posteriore<br />

<strong>del</strong>la berlina. Aveva promesso alla madre e ai fratelli di<br />

trascorrere il Natale nella loro casa di Junín.

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