La voce del destino - InMondadori
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49<br />
« Faccio il mio lavoro con onestà e ne raccolgo i frutti », rispose<br />
Carmelo.<br />
« Certo, ma non crederete che questo genere di frutti interessi<br />
solo a voi... »<br />
« E a chi altri dovrebbe interessare? »<br />
« Per esempio alle persone che io rappresento, persone pronte<br />
a occuparsi <strong>del</strong>la salute <strong>del</strong>la vostra famiglia. » Ciò detto pinzò tra<br />
il pollice e l’indice la falda <strong>del</strong> cappello, chinò leggermente il capo<br />
e aggiunse: « Ci rivedremo presto, signor Soriano. Saluti alla signora<br />
Concetta e anche ai vostri ragazzi: a Glauco, laggiù in Italia,<br />
e a Michele e Antonio. Avete tempo per pensarci. Noi non<br />
abbiamo fretta ».<br />
Li aveva chiamati tutti per nome. Quella era gente che non<br />
scherzava. Carmelo si mise alla guida <strong>del</strong> carretto con le mani<br />
che tremavano: era fuggito dalla Calabria spinto dalla fame, certo,<br />
ma anche per non vedere i suoi figli cedere alle tentazioni dei<br />
facili guadagni che la malavita sa procurare. E adesso si era imbattuto<br />
nello stesso mondo da cui era fuggito.<br />
« Io so chi era quell’uomo, padre », disse Michele, uno dei gemelli.<br />
« Lo chiamano il Saraceno. È un siciliano che lavora per<br />
Basile. »<br />
Tutti a Junín, non soltanto i componenti <strong>del</strong>la numerosa colonia<br />
italiana, conoscevano e temevano Puccio Basile: un palermitano<br />
privo di scrupoli avvezzo all’intimidazione, all’estorsione<br />
e al ricatto.<br />
Trascorsero sette giorni da quella mattina.<br />
Come sempre Soriano si alzò ben prima <strong>del</strong>l’alba, si lavò con<br />
l’acqua fredda <strong>del</strong> catino, accarezzò teneramente il viso <strong>del</strong>la moglie<br />
addormentata, quindi si affacciò alla soglia <strong>del</strong>la camera dove<br />
dormivano i ragazzi. I gemelli lo avrebbero raggiunto più tardi in<br />
bottega. Soriano era sempre tra i primi ad arrivare al mercato, per<br />
questo riusciva ad aggiudicarsi i prodotti migliori.<br />
L’inquietudine per le intimidazioni <strong>del</strong> Saraceno dopo qualche<br />
giorno si era attenuata: l’Argentina era ancora il miglior posto in<br />
cui vivere, soprattutto adesso, con la guerra che dilagava in Europa,<br />
si disse. Il pensiero corse al figlio Glauco, ufficiale in Italia.