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e/o del chiasma, può essere difficile da valutare anche con<br />
la RMN e a volte essa può svilupparsi solo dopo la nascita.<br />
Comunque, in presenza di ipoplasia del chiasma ottico<br />
e/o schizencefalia, la diagnosi di displasia setto-ottica<br />
o di displasia setto-ottica plus deve essere sospettata e<br />
dovrebbe essere confermata dalla presenza di deficit<br />
endocrinologici materni o fetali, caratterizzati da livelli<br />
materni serici e urinari ridotti di estriolo e da bassi livelli<br />
serici fetali di GH,ACTH e TSH (Lepinard et al., 2005).<br />
L’insorgenza e l’entità dei disordini endocrini nei pazienti<br />
affetti da displasia setto-ottica variano considerevolmente.<br />
Infatti, i deficit endocrini sono riscontrati dal 50-90%<br />
dei casi solo durante l’infanzia (Willnow et al., 1996). Per<br />
tale ragione, nonostante una funzione ipofisaria fetale normale<br />
(e normale aspetto del tratto ottico alla RMN fetale),<br />
la displasia setto-ottica non può essere del tutto esclusa<br />
in epoca prenatale. Comunque, in caso di diagnosi di<br />
agenesia del setto nel secondo trimestre, la valutazione<br />
della funzione ipofisaria fetale dovrebbe essere incorporata<br />
nel work-up diagnostico, poiché una sua anomalia,<br />
quando presente, rappresenta un segno tipico di displasia<br />
setto-ottica.<br />
Prognosi<br />
La sintomatologia clinica della displasia setto-ottica è<br />
variabile: i difetti visivi variano dalla cecità ad una visione<br />
pressoché normale; l’insufficienza ipotalamico-ipofisaria,<br />
caratterizzata prevalentemente da deficit di crescita e diabete<br />
insipido, si osserva in 2/3 dei pazienti. In caso di<br />
displasia setto-ottica plus, sono presenti anche convulsioni<br />
e/o deficit motori di tipo spastico.<br />
Le forme isolate di agenesia del setto pellucido sono rare<br />
e si pensa siano asintomatiche. Ad ogni modo, il riscontro<br />
prenatale di una agenesia del setto pellucido isolata<br />
non correla sempre con una normale funzione neurologica<br />
ed eventuali deficit clinici possono essere a volte<br />
associati, dovuti alla presenza di anomalie cerebrali non<br />
evidenziabili con gli ultrasuoni o con la RMN (Belhocine,<br />
2005).<br />
ANOMALIE DELLA DIVISIONE<br />
DEL PROSENCEFALO<br />
OLOPROSENCEFALIA<br />
Il termine “oloprosencefalia” si riferisce ad un gruppo di<br />
malformazioni cerebrali complesse dovute alla divisione<br />
incompleta del prosencefalo in due metà, associate solitamente<br />
a varie anomalie della faccia (Cohen, 2006;<br />
Dubourg et al., 2007; Orioli, Castilla, 2007; Shiota et al.,<br />
2007). L’incidenza dell’oloprosencefalia è di 1 caso ogni<br />
10.000-15.000 nati vivi; essa è più alta negli aborti spontanei<br />
(Matsunaga, Shiota, 1977) (1:250), indicando che la<br />
maggior parte dei feti affetti va incontro ad aborto spontaneo.<br />
Le anomalie cerebrali, caratterizzate da fusione degli emisferi<br />
cerebrali sulla linea mediana, sono associate a varie<br />
anomalie cerebrali della linea mediana, quali assenza del<br />
18<br />
setto pellucido e del corpo calloso, e anomalie della faccia,<br />
quali anoftalmia, ciclopia con proboscide nei casi più<br />
severi, labioschisi mediana, semplice ipotelorismo, sino a<br />
nessuna anomalia nelle forme meno severe (Barkovich,<br />
2000; Blaas et al., 2002; Tortori-Donati et al., 2005;<br />
Dubourg et al., 2007). Nei casi ad espressione familiare<br />
lo spettro fenotipico dell’oloprosencefalia può essere<br />
molto ampio, da malformazioni cerebrali severe a forme<br />
molto lievi. Queste ultime possono essere definite dal<br />
reperto di una MRI cerebrale normale in presenza di lievi<br />
difetti della faccia, quali incisivo centrale singolo, ipotelorismo,<br />
coloboma, uvula bifida, assenza del frenulo<br />
labiale superiore, ipoplasia della parte mediana del volto,<br />
a volte in assenza di ritardo mentale (Cohen, 2006;<br />
Dubourg et al., 2007).<br />
Patogenesi e classificazione<br />
L’eziologia dell’oloprosencefalia è eterogenea (Tab. 5). Le<br />
cause identificate sono di tipo cromosomico, monogenico<br />
e teratogenico. Aberrazioni cromosomiche sono<br />
presenti nel 14-47% dei casi (Croen et al., 1996; Olsen<br />
et al., 1997; Bullen et al., 2001; Ong et al., 2007), in particolare<br />
la trisomia 13. L’eredità monogenica delle condizioni<br />
non sindromiche (Tab. 6) comprende più comunemente<br />
forme autosomiche dominanti ad espressione<br />
variabile e penetranza incompleta; sono state descritte<br />
anche forme a trasmissione autosomica recessiva e altre<br />
legate al cromosoma X. Ad oggi si conoscono 9 geni le<br />
cui mutazioni sono causa di oloprosencefalia nella razza<br />
umana: SHH, PTCH, GLI2, ZIC2,TDGF1,TMEM1,TGIF,<br />
FAST1 and SIX3 (Cohen, 2006; Orioli, Castilla, 2007; Shiota<br />
et al., 2007). Poiché numerosi processi di sviluppo sono<br />
collegati alla proteina SHH, molte mutazioni sono tra esse<br />
correlate. La proteina SHH sembra essere un regolatore<br />
dello sviluppo del tubo neurale ventrale, essendo implicata<br />
nella sua induzione e differenziazione. Negli ultimi<br />
20 anni è divenuto chiaro che un difetto primario dell’induzione<br />
ventrale e modellamento del tubo neurale<br />
rostrale può essere importante e che il piatto precordale<br />
può giocare un ruolo di primo piano nella genesi<br />
dell’oloprosencefalia. Aberrazioni delle cellule della linea<br />
mediana ventrale che esprimono la proteina SHH, o anomalie<br />
del ciclo metabolico della stessa proteina, ambedue<br />
di importanza critica nel normale sviluppo del prosencefalo,<br />
sembrano giocare un ruolo primario in questo<br />
disordine.<br />
Cohen ha enumerato diverse sindromi monogeniche<br />
caratterizzate da oloprosencefalia (Cohen, 2006) (Tab. 7).<br />
Alcuni fattori ambientali e metabolici, quali l’embriopatia<br />
diabetica e da acido retinoico e la sindrome feto-alcolica,<br />
possono essere implicati nella genesi dell’oloprosencefalia.<br />
Attualmente, in circa il 70% dei casi di oloprosencefalia<br />
le basi molecolari della condizione rimangono sconosciute,<br />
suggerendo l’implicazione di molti altri geni o fattori<br />
ambientali. Di conseguenza, per spiegare l’estrema variabilità<br />
della manifestazione clinica è stata proposta una<br />
genesi multifattoriale con il concorso di fattori genetici<br />
e ambientali (Dubourg et al., 2007).