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Area Soci - SIEOG

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A B<br />

Figura 13. (A) Scansione sagittale mediana di un cervello fetale normale a 24<br />

settimane. Dimostrazione con color Doppler dell’arteria cerebrale anteriore<br />

(ACA) che dà origine all’arteria pericallosa (PA).<br />

(B) Oloprosencefalia lobare in un feto di 25 settimane. L’arteria cerebrale anteriore<br />

è spinta verso l’esterno, al di sotto dell’osso frontale (segno del “serpente<br />

sotto la teca cranica”), da un ponte di tessuto corticale anomalo fra i due<br />

giri frontali (frecce piccole).<br />

lobare l’ipoplasia dei nervi ottici non è presente, al contrario<br />

della displasia setto-ottica. Inoltre, la fusione delle colonne<br />

dei fornici che dà luogo ad una piccola formazione ecogenica<br />

all’interno del terzo ventricolo, tipica dell’oloprosencefalia<br />

lobare, può essere meglio dimostrata dalla RMN.<br />

La differenziazione fra oloprosencefalia semilobare e lobare<br />

può essere difficile, dato che non esistono confini netti<br />

fra le due forme. Nei casi in cui il terzo ventricolo è<br />

completamente sviluppato, quando è presente uno sviluppo<br />

parziale dei corni frontali e sono completamente<br />

formati splenio e parte posteriore del corpo calloso, la<br />

variante può essere classificata come lobare.<br />

In caso di oloprosencefalia è necessaria un’attenta valutazione<br />

ecografica della faccia fetale. Lo spettro di anomalie<br />

facciali, causate da uno sviluppo anormale delle strutture<br />

della linea mediana, varia dalla ciclopia a dismorfismi<br />

lievi. Più severe sono le anomalie della faccia, più sono pronunciate<br />

le lesioni cerebrali (DeMyer et al., 1964) (“la faccia<br />

predice il cervello” nell’80% dei casi), ma non è sempre<br />

vero il contrario: circa il 15-20% dei casi di oloprosencefalia<br />

alobare sono associati solo con dismorfismi facciali<br />

minori. Le anomalie facciali più frequenti sono solitamente<br />

classificate nei seguenti tipi principali: ciclopia, con<br />

orbita unica sulla linea mediana o assenza degli occhi; arinia,<br />

con o senza proboscide; etmocefalia, con evidente ipotelorismo<br />

e proboscide localizzata tra gli occhi; cebocefalia,<br />

con ipotelorismo meno pronunciato e naso con narice<br />

singola; labiopalatoschisi mediana, con agenesia premascellare;<br />

agenesia premascellare isolata e anomalie lievi non<br />

diagnosticabili con l’ecografia prenatale (come ad esempio<br />

un incisivo singolo centrale).<br />

Gestione e prognosi<br />

L’oloprosencefalia è frequentemente associata con anomalie<br />

che coinvolgono il sistema nervoso centrale (microcefalia<br />

e malformazione di Dandy-Walker), il cuore, lo<br />

scheletro e il tratto gastro-intestinale.<br />

Quando viene individuato un quadro di oloprosencefalia<br />

fetale, dovrebbe sempre essere eseguito lo studio del<br />

cariotipo. Inoltre, l’elevato rischio sindromico impone la<br />

ricerca approfondita di altre anomalie strutturali associa-<br />

22<br />

te. In caso di cariotipo normale, i<br />

genitori dovrebbero essere indirizzati<br />

verso un consulto genetico, che<br />

deve comprendere la raccolta dettagliata<br />

dell’anamnesi familiare (particolarmente<br />

attenta alla ricerca di<br />

aborti e morti neonatali), un esame<br />

clinico rivolto alla identificazione di<br />

forme minori di oloprosencefalia e la<br />

ricerca di mutazioni nei genitori. Nei<br />

casi di aborto spontaneo dovrebbe<br />

essere eseguito un esame autoptico.<br />

La valutazione genetica è particolarmente<br />

importante nei casi di feto<br />

affetto da oloprosencefalia con cariotipo<br />

euploide per stimare il rischio di<br />

ricorrenza in gravidanze future e per<br />

intraprendere gli studi molecolari<br />

indicati dal caso. L’identificazione di mutazioni responsabili<br />

di oloprosencefalia può conferire un rischio di ricorrenza<br />

significativo, fino al 20%, in una famiglia clinicamente normale<br />

(David et al., 2007).<br />

Nei casi più severi il deficit neurologico è già evidente nel<br />

periodo neonatale sotto forma di ipotonia generalizzata,<br />

convulsioni, problemi di nutrizione e ritardo mentale. Sono<br />

comunemente associati disordini endocrini, quali diabete<br />

insipido e deficit dell’ormone della crescita.<br />

Sebbene molti feti con oloprosencefalia vadano incontro<br />

ad aborto spontaneo, esiste una convinzione errata<br />

sul fatto che bambini affetti da tale anomalia non raggiungano<br />

l’età adulta. Se ciò è vero per le forme più gravi,<br />

un numero significativo di pazienti con forme più lievi di<br />

oloprosencefalia sopravvive oltre l’infanzia (Plawner et al.,<br />

2002). L’aspettativa di vita è solitamente peggiore in presenza<br />

di anomalie cromosomiche.<br />

Tra i casi con cariotipo normale esiste una relazione inversa<br />

fra severità del fenotipo facciale e sopravvivenza.<br />

■ Bambini con ciclopia o etmocefalia generalmente non<br />

sopravvivono oltre una settimana dalla nascita (Croen<br />

et al., 1996).<br />

■ Circa il 50% dei bambini con oloprosencefalia alobare<br />

muore entro 4-5 mesi dalla nascita e il 20% sopravvive<br />

oltre il primo anno di vita (Barr, Cohen, 1999).<br />

■ Più del 50% di bambini con oloprosencefalia lobare<br />

o semilobare isolata senza associazione con malformazioni<br />

significative di altri organi sono vivi a 12 mesi<br />

di vita (Olsen et al., 1997; Barr, Cohen, 1999). Quasi<br />

tutti hanno vista e udito apparentemente normali<br />

(Barr, Cohen, 1999).<br />

Un discreto numero di pazienti con forme lievi isolate<br />

di oloprosencefalia sopravvive almeno fino all’adolescenza<br />

e sono in grado di parlare presentando solo un lieve<br />

deficit cognitivo (Plawner et al., 2002).<br />

In conclusione, in presenza di una diagnosi prenatale di oloprosencefalia<br />

fetale, nella consulenza con le famiglie occorre<br />

sottolineare la prognosi sfavorevole delle forme più severe<br />

e/o associate ad anomalie gravi.Viceversa, nelle forme isolate<br />

è importante riconoscere che le varianti più lievi sono<br />

caratterizzate da una sopravvivenza relativamente lunga.

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