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CHIARImenti - Colossi Arte Contemporanea

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VINCENZO MARSIGLIA, Belvedere Marittimo, 1972<br />

Esce a Londra nel 1972 “Learning from Las<br />

Vegas. Il simbolismo dimenticato della forma<br />

architettonica”: se è risaputo l’impatto che<br />

il testo ebbe sulla critica e sulla storia<br />

dell’architettura, sull’analisi della metropoli<br />

contemporanea e dell’illuminazione notturna,<br />

forse non tutti sanno che il suo autore, Robert<br />

Venturi, ottenne il principale patrocinio dalla<br />

YESCO, Young Electric Sign Company, azienda<br />

leader nella produzione di insegne luminose.<br />

Se questo è uno degli aspetti che avvicina<br />

quel caso editoriale a questo progetto<br />

espositivo appoggiato dalla AIFIL, un’altra<br />

“affi nità elettiva” si profi la pensando che fra<br />

i principali temi del testo di Venturi vi sono<br />

l’analisi dell’icona pubblicitaria e del marchio<br />

commerciale nel tessuto della metropoli, ed<br />

osservando l’opera “Interact Star” di Vincenzo<br />

Marsiglia, giovane artista ligure con alle spalle<br />

un interessante percorso di ricerca (1) .<br />

“…Senz’altro uno dei più capaci a disancorarsi<br />

dalle trame del decorativismo per produrre<br />

una ricerca contemporanea che identifi chi nel<br />

logo (nel marchio) il “punctum” dello sguardo…<br />

risale all’epoca pop e si snoda per buona parte<br />

della contemporaneità, sulla non-necessità<br />

di produrre immagini nuove e originali<br />

all’interno di un sistema visivo che ne licenzia<br />

continuamente ogni giorno…” (2) .<br />

Così indicava Beatrice, cinque anni fa:<br />

importante osservare come, pur affi nandola e<br />

maturandola, l’artista abbia sempre mantenuto<br />

questa direzione di ricerca espressiva, confl uita<br />

nel tema della stella a quattro punte agita e<br />

tradotta su supporti e con materiali disparati,<br />

dall’acrilico al feltro, dalla ceramica all’uso del<br />

glitter e delle paillettes, la scritta LOGO, lo<br />

scambio concettuale fra il nome dell’artista,<br />

Marsiglia, e il prodotto, attraverso la creazione<br />

di saponette – prima reali, poi in ceramica –<br />

quali media di senso “…su cui sovra-scrivere<br />

la mia presenza e la mia ricerca…”. Necessaria<br />

la sperimentazione dei materiali, basti pensare<br />

alla ceramica, certo “destinata” a Marsiglia<br />

per quella vicinanza geografi co-spirituale<br />

con le fornaci di Albissola Marina, centro del<br />

Movimento Artistico Mediterraneo.<br />

Fondamentale, d’altra parte, la meditazione<br />

sulla Minimal Art di Judd, Le Witt, Marden,<br />

Spalletti; l’analisi della percezione visiva e<br />

gestaltica, determinante per la confi gurazione<br />

dell’opera. Ma, come l’insegna di Las Vegas,<br />

studiata a tavolino dalle menti del commercio<br />

e poi spontaneamente capace di contaminarsi<br />

con la metropoli dello shock visivo, del kitsch<br />

commerciale, l’arte di Marsiglia è “…un’arte<br />

dinamica che si contamina continuamente<br />

con tutto ciò che le, e mi, ruota attorno. Non<br />

è più negativamente kitsch se si pondera<br />

tutta la strutturazione che le sta dietro, la<br />

compensazione delle linee, la forza dei colori,<br />

il dinamismo dei colloqui intrinseci”. (3)<br />

In particolare, quest’opera interattiva si<br />

compone di quattro quadri digitali che<br />

richiedono l’intervento del pubblico: nel primo<br />

e nel secondo, è il corpo dello spettatore a<br />

determinare, attraverso il suo spostamento<br />

e relazionarsi con lo schermo, i movimenti<br />

e i raggruppamenti delle stelle e dei loghi;<br />

nel terzo quadro, l’intervento del fruitore<br />

determina invece i cambiamenti dei campi<br />

cromatici. Nel quarto infi ne, lo spettatore<br />

si rifl ette e riconosce completamente nello<br />

schermo, agendo nell’opera come soggetto<br />

principale.<br />

I. B.

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