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CHIARImenti - Colossi Arte Contemporanea

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ALBERTO BIASI, Padova 1937<br />

Fra i principali esponenti delle ricerche<br />

artistiche programmate e cinetiche,<br />

membro del Gruppo Enne di Padova, attivo<br />

nel movimento “Nuove Tendenze” che fra<br />

Zagabria, Parigi e Venezia, dal 1961, unì artisti<br />

di provenienza internazionale…vastissima,<br />

anche ad uno sguardo rapido, è stata in<br />

oltre quarant’anni la sua attività espositiva;<br />

sfaccettata e versatile la sua ricerca, dove<br />

la luce artifi ciale ha spesso giocato il ruolo<br />

di indiscussa protagonista, dall’oggettoopera<br />

alla realizzazione di environments alle<br />

estensioni e verifi che urbane. (1)<br />

Insieme alle categorie del movimento, alle<br />

indagini sul ruolo dell’artista in relazione al<br />

gruppo di lavoro, allo spettatore, al contesto<br />

spazio-temporale, fi n dalla sua prima mostra<br />

nello Studio Enne di Padova Biasi constatava<br />

che, se “…lo studio sempre più oggettivo<br />

delle fi gure spaziali in natura dimostrò che<br />

queste si formano per una doppia tensione<br />

che parte dal centro e vi ritorna... [e] il mezzo<br />

pittorico tradizionale si rivelò inadatto<br />

ad una simile raffi gurazione…”, poteva<br />

essere la luce a tornare “…nel quadro, non<br />

più come interpretazione personale, ma<br />

come fatto fi sico che supera la limitazione<br />

bidimensionale della superfi cie”.<br />

Il dualismo fra programmazione e azzardo,<br />

laddove se l’opera è sempre perfettamente<br />

calcolata in ogni suo aspetto tecnico e<br />

tecnologico, il fruitore che è chiamato a<br />

completarla, a riempirla di senso attraverso<br />

risposte personali e quindi estemporanee,<br />

può stravolgerla completamente nel<br />

meccanismo, scegliendo come comportarsi e<br />

se e come interagire con essa (2) ; la costante<br />

tensione verso l’estensione dell’opera da<br />

oggetto ad ambiente, rispondente alla<br />

necessità di verifi care, attraverso il salto<br />

di scala, la sua reale trasformazione in uno<br />

spazio dove intervenire direttamente, in uno<br />

spazio, dunque, dove opera e spettatore non<br />

siano più separati, ma uniti e confrontati<br />

da una serie di relazioni tra movimento<br />

illusorio e spazio reale, e viceversa;<br />

l’introduzione della luce artifi ciale quale<br />

contributo fondamentale del cambiamento<br />

di percezione consueta della realtà, sia essa<br />

temporale o spaziale: sono, queste, alcune<br />

tematiche che tornano nelle tre opere<br />

esposte, appartenenti a diversi stadi della<br />

sua ricerca.<br />

Con il “Light Prisms”, la cui prima versione<br />

(1962-1965) era concepita come operaquadro<br />

luminoso che interagiva con il<br />

luogo dove era collocata, totalmente<br />

oscurato, Biasi lavora sul concetto di<br />

environment, ambiente appositamente<br />

costruito e destinato a chiarire il dualismo<br />

implicito dell’arte programmata in quanto,<br />

come dice egli stesso “…viene percepita la<br />

compresenza di più segni in trasformazione<br />

secondo un calcolo aperto al disordine<br />

e contemporaneamente al ricomporsi in<br />

geometrie e armonie dell’insieme. I segni<br />

sono in continua mutazione di colore<br />

essendo risultante quest’ultimo dalla<br />

scomposizione prismatica della luce e<br />

dalla successiva selezione delle bande<br />

colorate tramite blocchi trasparenti<br />

in movimento rotatorio”. L’ambiente<br />

è composto infatti da una superfi cie<br />

calpestabile bianca dove sono disposti dei<br />

prismi che scompongono la luce in bande<br />

colorate e dei corpi rifrangenti illuminati e<br />

colorati dalla luce fi ltrata dei prismi stessi.<br />

Tali blocchi, che si rifl ettono negli specchi<br />

disposti lungo i percorsi, ruotano ciascuno<br />

attorno ad un proprio asse, senza reciproci<br />

contatti; l’interrelazione avviene invece<br />

attraverso il rimando continuo di raggi<br />

luminosi di colore cangiante e in continuo<br />

movimento che creano una serie di rinvii.<br />

La combinazione movimento-luce consente<br />

non solo la creazione d’inedite vibrazioni

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