Artisti & Percorsi I nuovi linguaggi Laura Ambrosi C. Cullinan + J. Richards (ART-LAB) Cuoghi Corsello Marco De Luca Francesco De Molfetta Barbara DePonti Christian Eisenberger Giorgio Lupattelli Vincenzo Marsiglia Marco Samorè 73 pagina
LAURA AMBROSI, Soave, Verona 1959 Con una spiccata propensione per le installazioni in metacrilato, Laura Ambrosi realizza oggetti tra arte e design. Si tratta di strutture leggere e trasparenti che si rapportano con l’ambiente circostante, nate per essere collocate in luoghi alternativi, fuori dai tradizionali circuiti artistici. Il fi lo conduttore delle sue opere è in un primo momento legato al tema dell’abito, un pretesto utilizzato dall’artista per raccontarsi, a volte la narrazione è da ricostruirsi anche mediante indizi che riconducono alla persona. Mostrare il contenuto della sua borsa diventa un modo per svelare se stessa, così come esibire in video parti del corpo (“La borsa di Winnie”, 2001). La ricerca di Laura Ambrosi sembra orientata alla riscoperta della sua natura, a volte grazie a ricordi che provengono dall’infanzia, più che altro aspetti ludici che riaffi orano dalla memoria, giochi, passatempi, come ad esempio un’altalena (“Vieni è tardi!”), ricostruita sul modello di quella che usava da bambina. Le bolle di sapone sembrano essere rimaste particolarmente in mente all’artista, si materializzano nelle sue opere in forma reale (“Soap’s opera”, 2000-2006), oppure attraverso una scultura luminosa che ne riproduce l’apposito contenitore ingrandito (“Bubbles”, 2006). Laura Ambrosi vive nel presente, è orientata a proiettarsi nel futuro, e ciononostante si aggrappa ai ricordi, in altre parole al passato. Probabilmente non si tratta di una contraddizione, ma è semplicemente un tentativo, fra l’altro riuscito, di sfuggire al tempo. Quando non sono i ricordi l’espediente per comunicare nuove informazioni autobiografi che, vengono in aiuto gli incontri accidentali che consolidano idee precedentemente elaborate dall’artista ma non ancora realizzate. Una lettera mai spedita trovata accartocciata in una strada di Trieste, spinge Laura Ambrosi a concretizzare un lavoro lasciato in sospeso. Dopo aver raccolto altre lettere - scritte da persone sofferenti per amori non ricambiati e problemi di salute, lettere che testimoniano la mancanza di coraggio di chi le ha scritte e poi abbandonate senza spedirle al destinatario – decide di riprodurle in metacrilato installandole nell’ambiente (“Lettere dal Mediterraneo”, 2007). Anche i sogni si sommano alla serie d’indizi che le opere di Ambrosi forniscono sulla sua personalità. L’installazione “Agoni-a”, presentata assieme alla già citata altalena in mostra qui a Chiari, trae ispirazione dall’elaborazione di un sogno: «il fi lo rappresenta il mio percorso, la mia strada; l’ago non è da considerarsi un elemento negativo… certo può pungere, mi può far male, ma può anche essere uno stimolo che mi fa aprire gli occhi, mi fa capire meglio ciò che mi sta intorno; il bianco e la trasparenza, la cruna degli aghi… queste fessure nelle quali mi posso infi lare, ci posso entrare e nascondermi, confondendomi con la trasparenza… sono lì, davanti alla mia vita…». Dai grandi aghi, carichi di “agonia” ma gioiosi di luce, Ambrosi passa ai “Gomitoli” (2004), all’interno dei quali scorre il colore. Dietro ad ogni lavoro c’è un “disegno del quotidiano”, percorso dall’artista con inquietudine, accettando i dolori, ma superandoli grazie alle forme ludiche, le cromie accese, la luce che brilla. L.P.
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