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CHIARImenti - Colossi Arte Contemporanea

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PHILIP CORNER, New York 1933<br />

Segue “più che la tattica di sperimentazione<br />

di nuovi linguaggi, la strategia del contagio<br />

sociale. La possibilità, cioè, di creare una serie<br />

di reazioni a catena, onde magnetiche al di<br />

sotto e al di sopra dell’arte…”: così Achille<br />

Bonito Oliva a proposito di Fluxus, uno dei<br />

movimenti meno defi nibili, proprio perché<br />

più “contaminati” nel linguaggio espressivo,<br />

della storia dell’arte contemporanea,<br />

al cui fl usso inarrestabile Philip Corner,<br />

uffi cialmente compositore musicale, ha<br />

aderito fi n dai primi anni Sessanta. (1)<br />

Una stele tantrica lunga sei metri,<br />

successione di onde luminose che paiono<br />

seguire un’ipnotica scala musicale; linee di<br />

neon colorato segnano passaggi di suoni,<br />

fl uire di meditazioni, invadono lo spazio<br />

e sembrano ripetersi per una reazione a<br />

catena. Ecco un’opera Fluxus: laddove<br />

il linguaggio delle forme ed il medium<br />

utilizzato, il neon, sono, appunto, un mezzo<br />

attraverso il quale rilanciare stimoli, azioni<br />

e risposte, suggerire gesti e cavar fuori<br />

parole, innescare provocazioni e tensioni<br />

(basti pensare al titolo dell’opera da cui<br />

scaturisce la collisione fra religione ebraica<br />

e meditazione orientale) che concorrono<br />

a formare l’evento totale. Una totalità<br />

che in Fluxus nasce dalla cleptomania<br />

di ogni tecnica e linguaggio possibili,<br />

dalla interdisciplinarietà e dall’incrocio<br />

con le esperienze situazioniste europee e<br />

giapponesi Gutai.<br />

Per primo è l’artista Fluxus a sapere<br />

contaminare la propria forma espressiva:<br />

così è per Philip Corner, la cui storia inizia<br />

con gli studi musicali prima alla Columbia<br />

University, poi al Paris Conservatoire,<br />

passando attraverso diverse scuole ed<br />

approdando a Fluxus fi n dai primi anni<br />

Sessanta, come compositore e musicista<br />

presso il Judson Dance Theatre fra il<br />

1962 e il 1964 e successivamente presso<br />

l’Experimental Intermedia Foundation.<br />

Studi sulla calligrafi a e sul suono coreani,<br />

con i quali confrontare la propria musica,<br />

carica di esplorazioni nella sonorità<br />

spontanea, non intenzionale, pronta ad<br />

aprirsi all’improvvisazione ed alla gestualità,<br />

ma anche alla meditazione orientale; capace<br />

di contagiarsi con gli strumenti musicali non<br />

occidentali, ma anche appartenenti a epoche<br />

lontane come il Barocco, ed ovviamente alle<br />

recenti trovate dell’elettronica.<br />

Fondamentale, infi ne, l’interazione della<br />

musica con i linguaggi artistici: da questo<br />

derivano infatti i numerosi assemblages<br />

e collages, le scritture-dipinto e le opere<br />

multimediali di Corner.<br />

Come la “Stella di David tantrica”, ipnotico<br />

concerto di forme geometriche imbevute<br />

di fi losofi a, sapere esoterico, perfezione<br />

geometrica e dinamismo ritmico: stele muta,<br />

stendardo luminoso destinato a vegliare sul<br />

violento moto dell’arte di Fluxus, quasi fosse<br />

l’ultima stazione alla quale sia concesso<br />

all’artista di meditare e sostare, prima di<br />

irrompere nella vita.<br />

I. B.

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