23 pagina Alberto Biasi Luce…e la sua ombra 2004 lampadina, sagomatore di luce, pannelli in legno cm. 40 x 50 x 25
PHILIP CORNER, New York 1933 Segue “più che la tattica di sperimentazione di nuovi linguaggi, la strategia del contagio sociale. La possibilità, cioè, di creare una serie di reazioni a catena, onde magnetiche al di sotto e al di sopra dell’arte…”: così Achille Bonito Oliva a proposito di Fluxus, uno dei movimenti meno defi nibili, proprio perché più “contaminati” nel linguaggio espressivo, della storia dell’arte contemporanea, al cui fl usso inarrestabile Philip Corner, uffi cialmente compositore musicale, ha aderito fi n dai primi anni Sessanta. (1) Una stele tantrica lunga sei metri, successione di onde luminose che paiono seguire un’ipnotica scala musicale; linee di neon colorato segnano passaggi di suoni, fl uire di meditazioni, invadono lo spazio e sembrano ripetersi per una reazione a catena. Ecco un’opera Fluxus: laddove il linguaggio delle forme ed il medium utilizzato, il neon, sono, appunto, un mezzo attraverso il quale rilanciare stimoli, azioni e risposte, suggerire gesti e cavar fuori parole, innescare provocazioni e tensioni (basti pensare al titolo dell’opera da cui scaturisce la collisione fra religione ebraica e meditazione orientale) che concorrono a formare l’evento totale. Una totalità che in Fluxus nasce dalla cleptomania di ogni tecnica e linguaggio possibili, dalla interdisciplinarietà e dall’incrocio con le esperienze situazioniste europee e giapponesi Gutai. Per primo è l’artista Fluxus a sapere contaminare la propria forma espressiva: così è per Philip Corner, la cui storia inizia con gli studi musicali prima alla Columbia University, poi al Paris Conservatoire, passando attraverso diverse scuole ed approdando a Fluxus fi n dai primi anni Sessanta, come compositore e musicista presso il Judson Dance Theatre fra il 1962 e il 1964 e successivamente presso l’Experimental Intermedia Foundation. Studi sulla calligrafi a e sul suono coreani, con i quali confrontare la propria musica, carica di esplorazioni nella sonorità spontanea, non intenzionale, pronta ad aprirsi all’improvvisazione ed alla gestualità, ma anche alla meditazione orientale; capace di contagiarsi con gli strumenti musicali non occidentali, ma anche appartenenti a epoche lontane come il Barocco, ed ovviamente alle recenti trovate dell’elettronica. Fondamentale, infi ne, l’interazione della musica con i linguaggi artistici: da questo derivano infatti i numerosi assemblages e collages, le scritture-dipinto e le opere multimediali di Corner. Come la “Stella di David tantrica”, ipnotico concerto di forme geometriche imbevute di fi losofi a, sapere esoterico, perfezione geometrica e dinamismo ritmico: stele muta, stendardo luminoso destinato a vegliare sul violento moto dell’arte di Fluxus, quasi fosse l’ultima stazione alla quale sia concesso all’artista di meditare e sostare, prima di irrompere nella vita. I. B.
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