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CHIARImenti - Colossi Arte Contemporanea

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GIORGIO LAVERI, Savona 1954<br />

Fondatore insieme a Patrick Moya, nel 1993,<br />

del Movimento Artistico Mediterraneo, Giorgio<br />

Laveri ha individuato nella ceramica il medium<br />

più congeniale per esprimere la propria<br />

poetica.<br />

Da oltre vent’anni l’artista ligure lavora<br />

al fuoco delle fucine di Albissola, luogo<br />

d’elezione dell’arte della ceramica dal<br />

Rinascimento alla prima metà del Novecento,<br />

dal secondo Futurismo agli anni Cinquanta:<br />

là sperimentavano opere e forme Munari e<br />

Fontana, Jorn, Matta, Corneille...<br />

Se è vero che “...c’è un’evidenza mediterranea<br />

nella storia dell’arte”, come dichiara il manifesto<br />

del M.A.M. , “…questa si rivela, più che<br />

altrove, attraverso l’asse geografi co Vallauris-<br />

Albissola”. (1)<br />

Luoghi invasi da una luce intensa, scaldati dal<br />

tepore soleggiato, carichi di colori forti, è stato<br />

sottolineato più volte dalla critica e dagli artisti<br />

del Movimento, dove il legame fra l’artista e la<br />

materia, fra l’artista e la tecnica si fa stretto,<br />

fondamentale.<br />

<strong>Arte</strong>, allora, e industria: nel senso dell’abilità<br />

del fare, del provare e ripetere, del costante<br />

perfezionamento di una tecnica millenaria.<br />

<strong>Arte</strong> e industria e luce: ora la luce naturale del<br />

Mediterraneo, ora la luce raffi nata, brillante,<br />

che le opere di Giorgio fanno interagire con<br />

dimensioni fuori-scala, forme seducenti e<br />

cangianti variazioni cromatiche.<br />

Dalla serie dei “Truka”, rossetti-monumenti<br />

carichi di estetica neo-pop, a quella delle<br />

penne stilografi che intere, appese o spezzate<br />

in coppe, raffi nate “Stylò” rubate al quotidiano<br />

e sovradimensionate quali fragili totem del<br />

desiderio, l’artista “…adatta, sfrangia, assembla,<br />

ingigantisce…sceglie da sempre un solo<br />

materiale – la sua arma vincente, la ceramica<br />

– che non può che aggiungere lucentezza ed<br />

una certa patina un po’ glamour…”. (2)<br />

Considerazioni pertinenti anche davanti<br />

all’opera esposta, che tuttavia richiede<br />

di allargare il campo d’indagine. Su uno<br />

schermo sottile di ceramica Bone China,<br />

retro-illuminato, compare un fotogramma di<br />

uno dei fi lm che hanno saputo trattare con<br />

maggiore poesia, delicatezza e incanto il tema<br />

dei mondi extra-terrestri: “E.T.” , personaggio<br />

nato in un altrove che nel nostro immaginario<br />

coincide con una notte muta di luce, se non<br />

fosse per quelle fi oche presenze di pianeti e<br />

galassie sconosciuti. Privata dell’illuminazione<br />

retrostante, l’opera si presenta come un<br />

fotogramma senza immagini: defi nita<br />

dall’artista “scultura variabile”, essa si pone<br />

su una linea di ricerca che Giorgio avvia fi n<br />

dagli anni Settanta, quando inizia ad indagare<br />

il tema cinematografi co. (3)<br />

Accogliamo, innanzitutto, i dichiarati legami<br />

dell’opera con l’estetica pop, carica del gusto<br />

per l’icona ed il logo di cui il fotogramma<br />

cinematografi co si fa veicolo per eccellenza;<br />

con la prassi d’ “acquisizione” e “prelievo”<br />

dal bacino iconografi co del<br />

quotidiano, fondamentale anche per<br />

la poetica del Nouveau Réalisme.<br />

A partire dagli anni Ottanta l’artista presenta<br />

una serie di lavori espressamente dedicati al<br />

mondo del cinema: “Cineceramica”, esposto<br />

per la prima volta alle isole Eolie in occasione<br />

dei festeggiamenti per gli ottant’anni della<br />

casa di produzione cinematografi ca Titanus;<br />

i “Fotogrammi in ceramica”, tratti dai grandi<br />

fi lms e presentati in svariate sedi, anche in<br />

occasione della premiazione dei vincitori della<br />

Biennale del Cinema di Venezia nel 1988, a<br />

Milano.<br />

Sempre alla fi ne del decennio si collocano le<br />

sperimentazioni di Ceramica-Luce-Movimento,<br />

provocatoriamente intitolate “Delitto in<br />

CineCeramica” – fra tutti il lavoro più vicino<br />

all’opera esposta in mostra, sottolinea l’artista<br />

– e presentate in un evento itinerante in<br />

molte città italiane, nella forma di pièce<br />

teatrale, dove attori e ceramica interagiscono

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