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CHIARImenti - Colossi Arte Contemporanea

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LAURA AMBROSI, Soave, Verona 1959<br />

Con una spiccata propensione per le<br />

installazioni in metacrilato, Laura Ambrosi<br />

realizza oggetti tra arte e design. Si tratta<br />

di strutture leggere e trasparenti che si<br />

rapportano con l’ambiente circostante, nate<br />

per essere collocate in luoghi alternativi, fuori<br />

dai tradizionali circuiti artistici.<br />

Il fi lo conduttore delle sue opere è in un primo<br />

momento legato al tema dell’abito, un pretesto<br />

utilizzato dall’artista per raccontarsi, a volte la<br />

narrazione è da ricostruirsi anche mediante<br />

indizi che riconducono alla persona. Mostrare<br />

il contenuto della sua borsa diventa un modo<br />

per svelare se stessa, così come esibire in video<br />

parti del corpo (“La borsa di Winnie”, 2001).<br />

La ricerca di Laura Ambrosi sembra orientata<br />

alla riscoperta della sua natura, a volte<br />

grazie a ricordi che provengono dall’infanzia,<br />

più che altro aspetti ludici che riaffi orano<br />

dalla memoria, giochi, passatempi, come<br />

ad esempio un’altalena (“Vieni è tardi!”),<br />

ricostruita sul modello di quella che usava da<br />

bambina. Le bolle di sapone sembrano essere<br />

rimaste particolarmente in mente all’artista,<br />

si materializzano nelle sue opere in forma<br />

reale (“Soap’s opera”, 2000-2006), oppure<br />

attraverso una scultura luminosa che ne<br />

riproduce l’apposito contenitore ingrandito<br />

(“Bubbles”, 2006). Laura Ambrosi vive nel<br />

presente, è orientata a proiettarsi nel futuro,<br />

e ciononostante si aggrappa ai ricordi, in altre<br />

parole al passato. Probabilmente non si tratta<br />

di una contraddizione, ma è semplicemente<br />

un tentativo, fra l’altro riuscito, di sfuggire al<br />

tempo.<br />

Quando non sono i ricordi l’espediente<br />

per comunicare nuove informazioni<br />

autobiografi che, vengono in aiuto gli<br />

incontri accidentali che consolidano idee<br />

precedentemente elaborate dall’artista ma<br />

non ancora realizzate. Una lettera mai spedita<br />

trovata accartocciata in una strada di Trieste,<br />

spinge Laura Ambrosi a concretizzare un lavoro<br />

lasciato in sospeso. Dopo aver raccolto altre<br />

lettere - scritte da persone sofferenti per amori<br />

non ricambiati e problemi di salute, lettere<br />

che testimoniano la mancanza di coraggio<br />

di chi le ha scritte e poi abbandonate senza<br />

spedirle al destinatario – decide di riprodurle<br />

in metacrilato installandole nell’ambiente<br />

(“Lettere dal Mediterraneo”, 2007).<br />

Anche i sogni si sommano alla serie d’indizi<br />

che le opere di Ambrosi forniscono sulla<br />

sua personalità. L’installazione “Agoni-a”,<br />

presentata assieme alla già citata altalena<br />

in mostra qui a Chiari, trae ispirazione<br />

dall’elaborazione di un sogno: «il fi lo rappresenta<br />

il mio percorso, la mia strada; l’ago non è da<br />

considerarsi un elemento negativo… certo<br />

può pungere, mi può far male, ma può anche<br />

essere uno stimolo che mi fa aprire gli occhi,<br />

mi fa capire meglio ciò che mi sta intorno; il<br />

bianco e la trasparenza, la cruna degli aghi…<br />

queste fessure nelle quali mi posso infi lare, ci<br />

posso entrare e nascondermi, confondendomi<br />

con la trasparenza… sono lì, davanti alla mia<br />

vita…».<br />

Dai grandi aghi, carichi di “agonia” ma gioiosi<br />

di luce, Ambrosi passa ai “Gomitoli” (2004),<br />

all’interno dei quali scorre il colore. Dietro ad<br />

ogni lavoro c’è un “disegno del quotidiano”,<br />

percorso dall’artista con inquietudine,<br />

accettando i dolori, ma superandoli grazie alle<br />

forme ludiche, le cromie accese, la luce che<br />

brilla.<br />

L.P.

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