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CHIARImenti - Colossi Arte Contemporanea

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CHRISTIAN EISENBERGER, Graz, 1978<br />

Le opere dell’artista Christian Eisenberger sono<br />

realizzate con l’utilizzo di materiali modesti<br />

e facilmente reperibili in qualsiasi città del<br />

mondo, come cartone, legno, tela, gomma<br />

e nastro adesivo. Alcune sculture sono<br />

arricchite da tubi al neon, videoproiezioni,<br />

fotografi e e dall’intervento performativo dello<br />

stesso artista. Più di una volta Eisenberger<br />

si è barricato all’interno di strutture da lui<br />

costruite, in altre occasioni ha realizzato azioni<br />

dentro edifi ci pubblici. Una volta ha vissuto per<br />

quaranta giorni nella chiesa di Sant’Andrea a<br />

Graz rifl ettendo, in occasione della Quaresima,<br />

sul rapporto arte/spiritualità, mediante<br />

l’allestimento di un atelier provvisorio dove<br />

con ritualità religiosa erano ripetuti alcuni<br />

gesti artistici quotidiani.<br />

La pittura e il disegno convivono nelle<br />

installazioni dell’artista austriaco con altre<br />

tecniche e oggetti di uso comune, riutilizzati<br />

quasi a costruire una storia disorganica,<br />

volutamente anti-narrativa. Pupazzi di peluche<br />

imbottiti, capelli reperiti da veri coiffeur<br />

oppure una grande pozzanghera di latte, sono<br />

utilizzati dall’austriaco per disegnare sagome<br />

antropomorfe sul pavimento delle gallerie che<br />

lo ospitano. Anche servendosi di banalissimi<br />

cotton fi oc è capace di costruire delle strutture<br />

molecolari complesse.<br />

Su fogli di cartone inciso con lettere e frasi<br />

retroilluminate, comunica messaggi da writer,<br />

dove anche il colore, spesso sgocciolato, e il<br />

disegno, scarabocchiato, contribuiscono a<br />

un forte senso di disordine. Come ha scritto<br />

Silvia Ferrari, Eisenberger, allo stesso modo<br />

dei graffi tisti, in certe occasioni usa fi rmarsi<br />

con lo pseudonimo “Urex”, dato dalla fusione<br />

dei prefi ssi “ur” (rimando a una dimensione<br />

primordiale), “re” (che introduce il concetto<br />

di ripetizione), “ex” (che retrodata ogni<br />

posizione eventuale). «La fl uidità concettuale<br />

del soprannome è indicativa del suo concepirsi<br />

catalizzatore entro processi metamorfi ci,<br />

che spesso si esplicano in tentativi di<br />

sensibilizzazione pubblica».<br />

Le opere di Eisenberger si vivono dall’interno,<br />

chinando la testa per passare sotto le strutture<br />

di legno ottenute accumulando materiali di<br />

scarto, per poi trovare all’interno piccoli spazi<br />

di libertà, dove guardare un video o apprezzare<br />

disegni realizzati dall’artista o da amici invitati<br />

a partecipare a un progetto artistico collettivo.<br />

Il risultato di questo modo di operare consiste<br />

molto spesso in opere effi mere, l’artista è un<br />

trasformatore di eventi più che un creatore di<br />

oggetti, non offre un’interpretazione univoca<br />

del suo lavoro ma, anzi, sprona il visitatore<br />

alla partecipazione fi sica e concettuale delle<br />

stesse.<br />

In occasione di questa mostra Christian<br />

Eisenberger ha realizzato un elegante cappio<br />

al neon sorretto da un’impalcatura che<br />

contribuisce a simulare un’impiccagione. A<br />

fi anco, un’inquietante fi gura umana fatta<br />

di scotch. Si tratta di una sorta di calco del<br />

corpo dell’artista, frutto di una performance:<br />

dopo essersi avvolto come una mummia con<br />

nastro adesivo da magazziniere, creando così<br />

una scultura che lo conteneva, se ne è liberato<br />

tagliandolo con un cutter dall’interno.<br />

L.P.<br />

Christian Eisenberger<br />

Cappio<br />

2007<br />

neon, legno, nastro adesivo<br />

cm. 220 x 200 circa<br />

Courtesy dispari&dispari project, Reggio Emilia

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