Ring 003 - Parliamo di Videogiochi
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:FRAMES: <strong>Ring</strong>#3<br />
Il Sogno <strong>di</strong> un Cuore Nero_________________<br />
[Visioni]<br />
<strong>di</strong> Gatsu<br />
Ricordava ancora le sbarre<br />
fredde della gabbia e la dolorosa<br />
sensazione <strong>di</strong> avere la pelle<br />
ricoperta dalle ustioni del gelo.<br />
Aveva scelto <strong>di</strong> essere ribelle,<br />
ma in cuor suo sapeva <strong>di</strong> esser<br />
solo incapace <strong>di</strong> arrendersi<br />
all’evidenza, aggrappata ad un<br />
miraggio che sapeva si sarebbe<br />
infranto all’alba. Ma per una<br />
volta nella sua vita, decise, avrebbe<br />
fantasticato <strong>di</strong> essere<br />
quello che non è, in un altro<br />
corpo, in un altro luogo. Nacque<br />
pura e ra<strong>di</strong>osa, essere <strong>di</strong><br />
luce ammantato <strong>di</strong> incontaminato<br />
splendore. Dondolava<br />
malinconica in una stanza fredda<br />
e buia, annerita dal fumo<br />
delle torce. Lo stava aspettando,<br />
perchè sapeva che sarebbe<br />
venuto.<br />
Per quel giorno le era concesso<br />
<strong>di</strong> vedere il mondo con occhi<br />
nuovi e tersi, scorgere non la<br />
notte calare, ma il sole sorgere.<br />
Sapeva qualcosa <strong>di</strong> lui, sua<br />
madre gliene aveva parlato.<br />
Era un dannato, nato deforme e<br />
per questo destinato al sacrificio.<br />
L’avevano chiuso in un sarcofago,<br />
<strong>di</strong>cevano, ma lei sapeva<br />
che questo non sarebbe bastato<br />
a farlo arrendere. Appartenevano<br />
a due mon<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, lontani<br />
mille anni luce, eppure lei<br />
credeva che per un giorno, un<br />
giorno soltanto, i due universi<br />
si sarebbero fusi in un unico<br />
grande sogno. Poteva percepire<br />
le vibrazioni della sua mente e<br />
del suo animo, e sentiva che<br />
quel ragazzo era puro e gentile.<br />
Ora lo u<strong>di</strong>va correre nei corridoi,<br />
saltare e arrampicarsi,<br />
stringere i denti e mugugnare a<br />
se stesso parole <strong>di</strong> incoraggiamento,<br />
mentre cercava la via<br />
d’uscita in quel labirinto <strong>di</strong> sale<br />
abbandonate e polverose. Irruppe<br />
nella stanza poco dopo,<br />
alzando gli occhi stupito verso<br />
la gabbia.<br />
Alta, altissima era la torre<br />
dov’era imprigionata, eppure<br />
osservava il ragazzo lanciarsi<br />
nel vuoto e appendersi, per subito<br />
rialzarsi e ricominciare il<br />
suo lungo viaggio verso <strong>di</strong> lei,<br />
scalciando contro le avversità<br />
che lo separavano dalla meta.<br />
Lui urlò qualcosa, un suono<br />
dolce in una lingua che lei non<br />
conosceva, ma non servivano<br />
traduzioni per sapere che voleva<br />
<strong>di</strong>re semplicemente “An<strong>di</strong>amo”.<br />
Sapeva <strong>di</strong> non aver tempo<br />
per pensare, le tenebre sarebbero<br />
presto venute a riprenderla.<br />
Allungò la mano verso <strong>di</strong> lui<br />
e si lasciò trascinare in un sogno<br />
dal quale non avrebbe mai<br />
voluto svegliarsi. Sorrideva fra<br />
se e se, mentre il piccolo uomo<br />
si impegnava per non lasciarla<br />
in<strong>di</strong>etro, per non abbandonarla<br />
mai anche quando le ombre<br />
cercavano <strong>di</strong> riportarla nel suo<br />
mondo. E sì, forse in quella<br />
manciata <strong>di</strong> ore aveva iniziato a<br />
provare qualcosa per quel<br />
bambino condannato dalle corna<br />
che aveva in testa. Piccolo<br />
demone lo chiamavano gli altri.<br />
Lei non seppe mai il suo vero<br />
nome, ma in silenzio lo battezzò<br />
Ico, che nella sua lingua voleva<br />
<strong>di</strong>re “luce”. Era una parola<br />
proibita, ma in fondo all’anima<br />
serbava la consapevolezza che<br />
fra i due era il giovane quello<br />
ammantato <strong>di</strong> amore accecante.<br />
Attraverso immense stanze<br />
vuote, ponti sospesi nel nulla e<br />
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rovine <strong>di</strong> una civiltà che perfino<br />
lei aveva <strong>di</strong>menticato, perse il<br />
senso del tempo e dello spazio.<br />
Sotto <strong>di</strong> loro il mare dorato sospirava<br />
canzoni segrete, mentre<br />
il grigio orizzonte si perdeva<br />
oltre i confini del mondo. Avrebbe<br />
voluto stringere per<br />
sempre la mano del fragile uomo.<br />
Una mano pulsante <strong>di</strong> vita<br />
e calore, molto, troppo <strong>di</strong>versa<br />
dalla sua, semplice riflesso <strong>di</strong><br />
una gelida luna destinata a<br />
tramontare.<br />
Ico sfidò l’ombra più grande,<br />
il buio-madre, e vinse, stremato.<br />
Lei lo tenne stretto fra le<br />
braccia e lo cullò, sapendo che<br />
presto avrebbe dovuto abbandonarlo.<br />
Lo posò delicatamente<br />
sul fondo <strong>di</strong> una barca e la<br />
spinse in acqua. Avrebbe voluto<br />
seguirlo, ma conosceva il suo<br />
destino e sapeva che non era<br />
possibile. Il bianco <strong>di</strong> cui era<br />
vestita iniziò a sgretolarsi come<br />
il castello in cui il suo sogno<br />
era cominciato e finito. Lo osservò<br />
scomparire all’orizzonte,<br />
mentre l‘oscurità reclamava il<br />
suo nome. Ri<strong>di</strong>venne ombra, e<br />
con gli occhi colmi <strong>di</strong> lacrime si<br />
addentrò per l’ultima volta nelle<br />
tenebre da cui veniva. Fu la<br />
prima fra loro a scomparire, tenendosi<br />
le mani strette al petto,<br />
come se il suo cuore nero si<br />
fosse frantumato in mille pezzi.