Ring 003 - Parliamo di Videogiochi
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:FRAMES: <strong>Ring</strong>#3<br />
Terrore <strong>di</strong>gitale e ansia (analogica) reale_____<br />
[Il game design come Golgotha catartico]<br />
<strong>di</strong> Marco Barbero<br />
“Il terrore come collante tra videogiocatore,<br />
videogioco, emozioni<br />
virtuali ed emozioni reali.<br />
L'ansia e il terrore come trait<br />
d'union tra la vita reale e la vita<br />
virtuale. Come spinotto emotivo<br />
che ci fa capire che il mondo<br />
videolu<strong>di</strong>co è vivo e non aliena<br />
le nostre emozioni…”<br />
Sono in una casa a<br />
due piani. Uno stabile<br />
apparentemente in<br />
mezzo al nulla. Il buco<br />
del culo del mondo,<br />
probabilmente. O<br />
la sua proiezione onirica.<br />
Fuori montagne<br />
<strong>di</strong> neve. Dentro l’inferno.<br />
Sono fuggito,<br />
da dove non lo so:<br />
non si vede uno stabile<br />
nel raggio <strong>di</strong> centinaia<br />
<strong>di</strong> chilometri.<br />
Ora sono qui, all’interno<br />
<strong>di</strong> un casolare con mattoni<br />
a vista e con l’aria <strong>di</strong> appartenere<br />
alla più grigia delle città<br />
dormitorio <strong>di</strong> provincia. La camera<br />
ha un arredamento malinconico,<br />
freddo. Mobilia in legno<br />
scuro si <strong>di</strong>stende su tristi<br />
pavimenti <strong>di</strong> marmo, un <strong>di</strong>segno<br />
mélange da metà anni settanta.<br />
Non c’è ombra <strong>di</strong> polvere<br />
sulle bianche statuine da mercatino<br />
rionale che adornano la<br />
specchiera. Una porta a vetri<br />
buca le mura giallastre sfociando<br />
in un balcone. La forma a L<br />
dell’e<strong>di</strong>ficio mi permette <strong>di</strong><br />
scorgere una ragazza nella<br />
stanza sulla facciata a<strong>di</strong>acente.<br />
E’ bellissima, sta rannicchiata<br />
<strong>di</strong>etro a un <strong>di</strong>vano, trattiene il<br />
respiro. E’ visibilmente terrorizzata.<br />
Ancora prima <strong>di</strong> riconoscerla<br />
so che voglio e devo <strong>di</strong>fenderla.<br />
E’ la mia Yorda. La<br />
porta del locale in cui è rintanata<br />
vibra violentemente, un secondo<br />
dopo viene squarciata da<br />
un braccio peloso. Rosa. Un<br />
grugnito accompagna l’entrata<br />
in scena <strong>di</strong> un Gromp tratto <strong>di</strong><br />
peso da Herdy Gerdy: un orso<br />
quasi <strong>di</strong>sneyiano, ma in uno<br />
stato così febbrile <strong>di</strong> agitazione<br />
da renderlo bavoso, con gli occhi<br />
iniettati <strong>di</strong> sangue e munito<br />
<strong>di</strong> una paresi facciale impostata<br />
sul più crudele dei ringhi. L’orso<br />
setaccia la mobilia devastandola,<br />
lei esce dal suo nascon<strong>di</strong>glio<br />
giusto in tempo. Voltandosi,<br />
lo guardo<br />
minaccioso dell’animale<br />
taglia il vuoto<br />
che mi separa da lui,<br />
mi ha scorto. Esce<br />
con passo pesante<br />
calpestando la porta<br />
<strong>di</strong>velta. Sento il terrore<br />
che mi pervade<br />
ancor più <strong>di</strong> prima.<br />
Devo salvare me.<br />
Devo salvare lei. Gli<br />
attimi successivi riecheggiano<br />
<strong>di</strong> fughe e<br />
battiti del cuore accelerati,<br />
ma soprattutto<br />
sono pervasi<br />
dal terrore <strong>di</strong> perdere tutto: me<br />
e lei. E’ terrore vero, è adrenalina<br />
pura, è nonsense. E’ un<br />
sogno.<br />
Mi sveglio <strong>di</strong> soprassalto con<br />
due certezze: le origini del terrore<br />
videolu<strong>di</strong>co (e non) si<br />
spingono ben oltre il potere<br />
dell’ignoto e del non comprensibile;<br />
mangiare la peperonata<br />
a cena non è stata una buona<br />
idea.<br />
Sulla Collina Silenziosa risiede<br />
l’apice del terrore video indotto,<br />
un terrore la cui capacità<br />
<strong>di</strong> destabilizzare la psiche ruota<br />
su due car<strong>di</strong>ni principali: lo<br />
4<br />
scarto narrativo e l’ansia da fallimento<br />
<strong>di</strong>gitale.<br />
James Sunderland è appena<br />
entrato in un e<strong>di</strong>ficio grigio e<br />
apparentemente vuoto. I banchi<br />
<strong>di</strong> nebbia aleggiano all’esterno,<br />
lambendo le mura come<br />
onde <strong>di</strong> un mare maligno. Il<br />
protagonista spalanca una delle<br />
tante porte che adornano il lugubre<br />
corridoio, il cigolio è<br />
d’or<strong>di</strong>nanza. Al centro della<br />
stanza, un manichino vestito<br />
come la defunta moglie Mary<br />
ha appuntata, all’altezza del<br />
seno, una torcia elettrica, accesa.<br />
La sensazione <strong>di</strong> inadeguatezza<br />
è palpabile. Ciò che mostra<br />
il video granuloso non è<br />
qualcosa che dovrebbe esistere.<br />
Manca una logica <strong>di</strong>etro tale<br />
rappresentazione poligonale. Ci<br />
sono troppi “ma come può essere<br />
che…” a delimitare il terreno<br />
del razionale. Ecco lo scarto<br />
narrativo (uno dei più subdoli):<br />
la mancanza <strong>di</strong> una relazione<br />
causa effetto che provoca<br />
<strong>di</strong>sagio, fa insorgere domande,<br />
mette in moto irrefrenabile le<br />
pupille che prendono a scrutare<br />
ogni anfratto nella penombra<br />
della stanza e dei propri neuroni.<br />
James si avvicina cautamente<br />
alla torcia e la impugna. Le<br />
ombre danzano col movimento<br />
della sorgente <strong>di</strong> luce, la musica<br />
irrompe devastante. Un’accozzaglia<br />
<strong>di</strong> gambe e braccia<br />
monche, rivestite da una pellicola<br />
oleosa, viene investita dai<br />
fotoni rivelando la minaccia incombente.<br />
La concitazione, le<br />
mura anguste, la telecamera<br />
mobile e la poca <strong>di</strong>mestichezza<br />
con un sistema <strong>di</strong> combattimento<br />
ancora da assimilare<br />
fanno il resto. Il raggio della<br />
torcia allunga e accorcia le<br />
proiezioni dei corpi, il nemico<br />
viene inquadrato solo per alcuni<br />
attimi, James si muove <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>natamente,<br />
agita un bastone <strong>di</strong><br />
legno. I punti <strong>di</strong> riferimento sono<br />
completamente persi, qualche<br />
colpo va a segno, da entrambe<br />
le parti… pausa. Ecco la