editoriale - Guardia Costiera
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Panoramica di Beirut<br />
maggiore della Marina libanese e dell’Amm. Div.<br />
Giuseppe De Giorgi, Comandante delle forze d’altura<br />
in Libano.<br />
Le caratteristiche dell’intervento. I risultati<br />
della prima fase<br />
L’intervento a Jieh si caratterizza per le seguenti<br />
specificità:<br />
• l’inquinamento è stato provocato da impianto<br />
costiero, e non è stato possibile conoscere<br />
quanto prodotto in forma combusta sia giunto in<br />
mare, e quanto allo stato originario;<br />
• l’avvio dell’azione di bonifica è stato tardivo,<br />
per l’impossibilità di intervenire durante il corso<br />
del conflitto;<br />
• il prodotto inquinante è precipitato o scivolato<br />
su fondali di altezza variabile dal litorale fino<br />
ai 15 metri: ciò ha reso l’intervento dei subacquei<br />
e dei mezzi esposto al fenomeno di forte<br />
risacca;<br />
• l’area di intervento risultava già contaminata<br />
da precedenti e forse ripetute immissioni oleose<br />
dalla centrale verso la scogliera ed il mare;<br />
• il bombardamento ha provocato la penetrazione<br />
di olio combustibile, in quantità non valutabili ma<br />
sicuramente ingenti, nel terreno della centrale,<br />
edificata su un sostrato calcareo apparentemente<br />
accresciuto con opere di riempimento, e dunque<br />
su una base geomorfologica non compatta.<br />
La missione ambientale italiana in Libano ha concluso<br />
la propria prima fase - condotta in un arco di<br />
34<br />
NOTIZIARIO DELLA<br />
GUARDIA COSTIERA<br />
tempo che va dal 21 settembre (data di arrivo del<br />
Pattugliatore “Peluso”) a quella di effettiva operatività<br />
del pontone (14 ottobre), che ha consentito<br />
l’avvio sistematico della raccolta e del conferimento<br />
del materiale inquinante prelevato dal mare -<br />
con il raggiungimento dei seguenti obiettivi:<br />
• il completamento della ricognizione aerea ed il<br />
controllo strumentale delle acque e dei litorali<br />
del Libano;<br />
• la protezione della baietta dell’intake della centrale<br />
e delle vasche delle acque di raffreddamento,<br />
per il mantenimento della operatività<br />
degli impianti;<br />
• la caratterizzazione dei fondali nelle aree di<br />
mare antistanti la centrale di Jieh;<br />
• l’indagine su altri siti inquinati, con particolare<br />
riguardo all’arcipelago delle Palm Islands;<br />
• l’avvio degli studi di impatto ed elaborazioni<br />
scientifiche sulle attività di bonifica.<br />
Nonostante le comprensibili difficoltà logistiche e i<br />
peculiari aspetti delle operazioni di bonifica, la<br />
prima fase della missione “Bahar” in Libano si<br />
chiude dunque con successo.<br />
La centrale termoelettrica continua infatti ad operare,<br />
sono state messe a punto le tecniche di recupero<br />
di prodotto dal fondo del mare, e l’Unità organizzativa<br />
di Beirut ha mantenuto costanti e costruttivi<br />
rapporti con IMO/REMPEC, con il Ministero<br />
dell’ambiente e con le altre Autorità libanesi, assicurando<br />
il coordinamento operativo e – attraverso<br />
Apat/Arpa ed Icram – la direzione scientifica delle<br />
operazioni.<br />
ANNO VIII N°6 - DICEMBRE 2006