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Musica e poesia in Grecia MARIA CHIARA MARTINELLI<br />

Della musica della civ<strong>il</strong>tà greca antica ci sono giunti pochissimi documenti, e<br />

del periodo in cui essa fu indissolub<strong>il</strong>mente legata alla grande produzione letteraria<br />

non ci è arrivato praticamente niente 1 . Eppure <strong>il</strong> significato che essa aveva<br />

nella vita dei Greci dei più vari livelli sociali, a partire dal momento della loro<br />

formazione culturale e, via via, nelle diverse occasioni della vita quotidiana, lo<br />

possiamo ricavare da una serie molteplice di testimonianze dall’arte figurativa,<br />

dalla riflessione f<strong>il</strong>osofica, e, in modo particolare, dalla letteratura.<br />

Più di una volta nelle parole dei poeti per connotare qualcosa di negativo, la<br />

discordia, la guerra, la morte, lo si associa alla mancanza di musica: così, ad<br />

esempio, Sofocle, nell’Edipo a Colono 2 , definisce <strong>il</strong> destino di morte “senza danze,<br />

senza lira, senza canti” e nelle Fenicie di Euripide 3 si rimprovera ad Ares, la<br />

divinità della guerra che causa enormi sofferenze, di contrapporsi alle feste in<br />

cui i giovani danzano accompagnati dal canto, guidando invece una processione<br />

dove la musica non ha posto. La gioia e la festa sono, al contrario, indissolub<strong>il</strong>mente<br />

legate alla musica; così i vecchi che formano <strong>il</strong> coro di un’altra tragedia<br />

di Euripide, l’Eracle, si augurano (v. 676) di non dover mai vivere senza i<br />

doni delle Muse, appunto la musica, <strong>il</strong> canto, la danza.<br />

Nei più vari tipi di celebrazione i Greci di ogni classe sociale godevano della musica,<br />

non solo e non tanto ascoltando l’esibizione di artisti ‘professionali’, ma suonando,<br />

cantando e danzando. Il termine da cui è derivato lo stesso nome di “musica”,<br />

mouçikhv (sott. tevcnh, “l’arte delle Muse”) definiva infatti non solo l’arte dei<br />

suoni, ma anche la poesia e la danza: <strong>il</strong> giovane, che doveva diventare un mouçiko;ç<br />

ajnhvr, veniva formato dunque a saper praticare quest’arte e allo stesso tempo ad<br />

essere in grado di recepire <strong>il</strong> messaggio di una cultura che veniva proposta dai poeti,<br />

nei canti per le feste come nelle opere drammatiche, attraverso la parola, che si<br />

univa più volte strettamente alla musica e talora all’azione gestuale.<br />

Il periodo della grande fioritura della poesia legata al canto e spesso alla danza<br />

è quello arcaico e tardo-arcaico della grande lirica (che va dal VII secolo a.C.<br />

all’inizio del V secolo) e quello ‘classico’ del dramma attico (V secolo). Si tratta<br />

in entrambi i casi di un tipo di poesia che non riusciremmo a capire senza tener<br />

< Fig. 1, anfora attica a figure rosse del pittore Brygos, 430 a.C. ca.: citarodo (particolare)<br />

(Boston, Museum of Fine Arts 26.61).<br />

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