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Fig. 1b, Aulos doppio.<br />
Ricostruzione di Giorgos Polyzos,<br />
1989.<br />
vedi p. 52, e 1b]: <strong>il</strong> suonatore teneva in bocca le<br />
ancie di due strumenti diversi. Per evitare una<br />
fuga d’aria incontrollata (chiudere strettamente<br />
le labbra attorno a due ancie non è affatto fac<strong>il</strong>e)<br />
e per sostenere la pressione che occorre per<br />
soffiare dentro due strumenti nello stesso tempo,<br />
i virtuosi di questo strumento indossavano spesso<br />
la phorbeia (lat. capistrum) [vedi fig. 2, p. 17],<br />
una specie di bavaglio con due fori, <strong>il</strong> cui scopo<br />
forse era anche quello di ridurre le inevitab<strong>il</strong>i<br />
smorfie. Si narra che l’ aulos fu gettato via dalla<br />
sua inventrice, la dea Atena, quando si accorse<br />
quanto esso deturpasse <strong>il</strong> suo bel viso; lo strumento<br />
- dice <strong>il</strong> mito - fu raccolto da Marsia che<br />
come auleta entrò in competizione con Apollo,<br />
virtuoso suonatore di lyra.<br />
Come i nostri clarinetti ed i nostri oboi, anche<br />
l’aulos è composto da più parti: <strong>il</strong> bocchino con<br />
un ancia semplice o - più frequentemente - con<br />
una doppia ancia che <strong>il</strong> suonatore teneva in<br />
bocca, era inserito nella parte superiore della<br />
canna ornata da un rigonfiamento (holmos), ben<br />
visib<strong>il</strong>e nella maggior parte delle raffigurazioni.<br />
La canna c<strong>il</strong>indrica si inseriva all’interno di holmoi<br />
puramente ornamentali, senza cambiare<br />
diametro, che di solito era di 8 - 10 mm. L’aulos<br />
poteva essere allungato mediante più holmoi<br />
che separavano <strong>il</strong> bocchino dalla canna principale<br />
nella quale si trovavano cinque fori, uno<br />
per ogni dito di una mano. In questo modo lo<br />
strumento poteva essere allungato ed <strong>il</strong> suono<br />
portato ad un registro più grave.<br />
Con Pronomo di Tebe (circa 400 a. C.) i fori<br />
dell’aulos vennero aumentati fino a 24 e, non<br />
potendo più essere chiusi contemporaneamente<br />
dalle dita, fu introdotto un meccanismo di chiavi<br />
(anelli e chiavistelli) per realizzare con un<br />
unico strumento l’intera gamma dei modi e delle<br />
armonie. Tuttavia per i diversi registri erano<br />
necessari più strumenti: secondo Aristosseno<br />
(ca. 354 - 300 a. C.) la famiglia dell’ aulos era<br />
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