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‘Spartiti musicali’ nella Grecia ellenistica: LUCIA PRAUSCELLO<br />

pluralità delle occasioni del canto e CARLO PERNIGOTTI<br />

discontinuità della tradizione<br />

Nonostante le più antiche testimonianze a noi pervenute, figurative e letterarie,<br />

documentino un indissolub<strong>il</strong>e e precoce legame fra elemento musicale, orchestico<br />

e testuale, deponendo così a favore di una diffusione generalizzata di una<br />

profonda cultura musicale nella società greca fin dai tempi più remoti, <strong>il</strong> principale<br />

ostacolo per chi voglia tentare di ricostruire gli aspetti più propriamente<br />

tecnici di questa intensa attività, come ad es. la tecnica di composizione, le<br />

modalità di diffusione e trasmissione dei testi musicali, è dato, paradossalmente,<br />

proprio dall’esiguità e parzialità dell’evidenza documentaria. Attualmente<br />

infatti, sebbene si tratti di un corpus suscettib<strong>il</strong>e di aumentare nel corso degli<br />

anni grazie a nuove scoperte papirologiche ed epigrafiche, per fare luce sul sistema<br />

notazionale della musica greca 1 non possediamo più di una quarantina di<br />

scarni frammenti di tradizione diretta, tutti datab<strong>il</strong>i in un periodo compreso fra<br />

<strong>il</strong> III sec. a.C. e <strong>il</strong> IV/V d.C. 2 Ci si trova dinanzi ad una selettività della testimonianza<br />

che investe in primo luogo l’asse cronologico: si tratta cioé di documenti<br />

posteriori almeno di due secoli alla grande stagione della lirica corale e<br />

del teatro attico del V sec. a.C.<br />

Perché dunque un tale vacat temporale nella nostra evidenza documentaria? Una<br />

prima ragione va sicuramente ricercata nel fatto che sino alla fine del V/inizi del<br />

IV sec. a.C. <strong>il</strong> principale veicolo di conoscenza e diffusione del patrimonio musicale<br />

era la performance orale, strettamente legata all’hinc et nunc della singola<br />

occasione del canto, capace di condizionarne l’esecuzione non solo a livello<br />

testuale ma anche ritmico e melodico, rapportandosi in prima istanza all’orizzonte<br />

di attesa del pubblico di volta in volta presupposto. Questo complesso<br />

intreccio di improvvisazione secondo le singole istanze performative e di osservanza<br />

dei novmoi ereditati, unitamente alla conseguente semplicità/ripetitività<br />

della linea melodica tradizionale presupposta da una tale realtà, non doveva verosim<strong>il</strong>mente<br />

comportare l’esigenza di un complesso sistema notazionale, 3 supporto<br />

necessario per le fioriture, i melismi e le barocche modulazioni (kampaiv) della<br />

musica del ‘nuovo ditirambo’.<br />

Tale ricostruzione, pur nella sua riconosciuta problematicità per quanto riguarda la<br />

possib<strong>il</strong>ità di stab<strong>il</strong>ire con esattezza i limiti temporali della comparsa degli spartiti, 4<br />

< Fig. 3, Neapolitanus Gr. III C 4, 83 r , XV saec. = Mesomede, Inni 4-5.<br />

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