ATTI 3° SEMINARIO SULL'INSTABILITA' CARPALE (Aprile 1998)

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118 ATTI 3° SEMINARIO CHIRURGIA POLSO MANO. ALBA 18/4/1998 CASISTICA E RISULTATI Dal febbraio 1986 al settembre 1996 sono stati operati 21 pazienti, 16 maschi e 5 femmine, di età compresa tra i 39 e i 72 anni (media 56 anni) 18 lavoratori manuali in attività, 15 dediti a lavori pesanti, che presentavano un collasso carpale (SLAC). Il collasso era in 10 casi secondario a fratture di scafoide, in quattro casi a lussazioni perilunari del carpo, in 3 casi a disgiunzioni scafolunari ed in quattro casi a malattia di Kienmbock. In sette dei 17 casi post-traumatici era stata effettuata una diagnosi corretta al momento del trauma, mentre in dieci casi la frattura (cinque casi), la lussazione perilunare (due casi) e la disgiunzione (tre casi) era stata misconosciuta; questi pazienti sono stati tutti sottoposti a resezione della prima filiera per via dorsale (19 casi) o volare (due casi) ad un intervallo di tempo variabile dai 4 mesi ai 16 anni dal trauma. In cinque casi trattati per via dorsale si è associata apertura del canale carpale. In un caso si è avuta nel postoperatorio un’importante osteoartrite della neoartrosi, risolta con subanchilosi, che ha costituito l’unica complicanza rilevata nella casistica. I risultati sono stati valutati con follow-up variabile tra uno e gli 11 anni dall’intervento, considerato: il dolore residuo, il grado di mobilità del polso e la forza di presa (riportati in tabella), oltre al quadro radiografico ed alla ripresa dell’attività lavorativa (13). – Dolore residuo: su di una scala dolorimetrica da 1 a 10 punti, la diminuzione media del dolore rispetto al pre-operatorio è stata di 7 punti. – Grado di mobilità del polso (ROM): i valori medi di mobilità sono stati di 35° di estensione e 35° di flessione del polso, di 15° di inclinazione radiale e di 25° di inclinazione ulnare. – Forza di presa: si è mantenuta invariata rispetto al pre-operatorio in sei casi, mentre ha avuto un incremento variabile dal 20% al 60% in 13 casi ed una diminuzione in due casi. – Quadro radiografico: l’asse radio-capitato nelle proiezioni antero-posteriore e laterale si è conservato in tutti i casi a controllo; in 20 casi nella valutazione a distanza non si è avuto un grave deterioramento della superficie di scorrimento radio-capitata. In un caso di osteoartrite postoperatoria si è avuto rimaneggiamento post-artritico delle superfici della neoartrosi con subanchilosi. – Ripresa dell’attività: 18 pazienti hanno ripreso l’attività precedente a 4-6 mesi dall’intervento, due hanno dovuto cambiare attività e uno ha cessato l’attività per pensionamento. 17 pazienti si sono dichiarati soddisfatti del trattamento, quattro insoddisfatti (due per persistenza di dolore, uno per insufficiente recupero della forza di presa ed uno per dolore e subanchilosi secondari ad osteoartrite postoperatoria).
ATTI 3° SEMINARIO CHIRURGIA POLSO MANO. ALBA 18/4/1998 119 In base ai rilievi clinici e radiografici abbiamo ritenuto sette risultati ottimi, dieci buoni, uno mediocre e tre scarsi. DISCUSSIONE In relazione ai risultati ottenuti, la resezione-artroplastica si propone come una valida alternativa all’artrodesi di polso nei casi in cui sia impossibile un corretto ripristino dei rapporti intercarpici, consentendo soprattutto una residua articolarità del polso. La conservazione della forza di presa, teoricamente maggiore con artrodesi, non ha rappresentato un problema importante per i pazienti da noi trattati, essendosi rivelata sufficiente alla ripresa dell’attività in gran parte dei casi, così, pure la diminuzione del dolore è stata significativa nella maggioranza dei casi. La resezione della prima filiera del carpo può quindi essere considerata un intervento affidabile a medio-lungo termine per il trattamento dei collassi carpali post-traumatici o secondari a necrosi del semilunare in soggetti attivi e con necessità di presa di forza (14), che trova indicazione in soggetti adulti, anche lavoratori manuali, in cui per problemi di tecnica chirurgica o correlati alla soggettività del paziente (età, necessità di breve periodo di immobilizzazione) non sia consigliabile ricercare una ricostruzione della morfologia carpale con artrodesi selettive o ligamentoplastiche. BIBLIOGRAFIA 1. STAMM T.T., Excision of the proximal row of the carpus - Proc. R. Soc. Med. 1944, 38,74-75 2. CRABBE W.A., Excision of the proximal row of the carpus - J. Bone J. Surg 1964, 46B, 708-711 3. JORGENSEN E.C., Proximal row carpectomy: an end-result study of 22 cases, J. Bone J. Surg 1969, 51A, 1104-1111 4. INGLIS A.E., JONES E.C., Proximal row carpectomy - J. Bone J. Surg 1977, 59A, 460-463 5. NEVIASER R.J., Proximal row carpectomy for post-traumatic disorders of the carpus - J. Bone J. Surg 1983, 8A, 301-305 6. STEINHAUSER J., Résultat à long terme de la résection de la prèmiere rangée du carpe pour nécrose avancée du semi-lunaire - Arch. Orthop. Chir. 1974, 78, 237-247 7. AUBERT J.P. et al. - Proximal row carpectomy in the treatment of spastic hand - Comunicazione al 5° Congresso I.F.S.S.H. Paris, 1992
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