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LEZIONI DI LETTERATURA GRECA - Mondadori Education

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50<br />

Profilo<br />

I poemi come<br />

«libro di cultura»<br />

unico corpus i canti epici di Omero tramandati fino ad allora in ordine sparso; lo scopo<br />

era quello di creare un’edizione ‘nazionale’, adatta alle recitazioni dei poemi in occasione<br />

della festa ateniese delle Panatenee.<br />

I due orientamenti antichi dimostrano una certa difficoltà a considerare i poemi sia come<br />

l’opera di un unico autore, sia soprattutto come un’opera unitaria in sé e per sé. In effetti,<br />

la tematica trattata non è frutto di una selezione personale: è un’intera cultura che si<br />

rispecchia nei poemi, con le sue componenti religiose, civili, guerresche e le sue istituzioni,<br />

presentando una vasta gamma di reazioni individuali alle sollecitazioni della vita. Non<br />

a caso, i poemi omerici sono stati definiti «libro di cultura» esattamente come la Bibbia:<br />

un libro collettivo in cui si rispecchia un’intera civiltà e nella cui stesura è possibile trovare<br />

l’eco di più voci autoriali di epoche diverse.<br />

Qualcuno potrebbe obiettare che il fatto di essere un «libro di cultura» potrebbe non<br />

bastare a fare dell’epos omerico l’opera di una collettività: anche la Divina Commedia<br />

MEMO La ‘questione omerica’<br />

le tendenze critiche le linee interpretative<br />

Xenone, Ellanico i poemi omerici sono opera di autori diversi<br />

Ipparco pseudo-platonico, Cicerone i poemi omerici sono il frutto della riunificazione<br />

Pausania, Flavio Giuseppe di un corpus di canti epici nell’Atene di Pisistrato<br />

una parte della critica moderna i poemi omerici sono un «libro di cultura»,<br />

contenitore delle tradizioni di un’intera civiltà<br />

e modello per le generazioni future<br />

PER APPROFON<strong>DI</strong>RE<br />

Le varie tappe della ‘questione omerica’<br />

Le prime fasi moderne della ‘questione omerica’<br />

L’impostazione della ‘questione omerica’ si delinea tra la<br />

fine del Seicento e la fine del Settecento a opera di vari<br />

studiosi.<br />

Nel 1664 (ma l’opera fu pubblicata postuma nel 1715)<br />

François Hédelin abate d’Aubignac sostenne la tesi che<br />

Omero non era mai esistito e che i poemi erano il risultato<br />

di una redazione. Nella Scienza nuova (la cui ultima edizione<br />

è del 1744) Giambattista Vico affermò che la composizione<br />

e la trasmissione dei poemi erano state orali, e<br />

che Omero non era una persona, bensì il simbolo della<br />

facoltà storico-narrativa di un popolo. Nel 1769 Robert<br />

Wood, mettendo a frutto la sua curiosità antropologica di<br />

viaggiatore nel mondo egeo (dove aveva osservato l’attitudine<br />

narrativa e la vivace gestualità della gente), dedusse<br />

che i poemi erano stati composti e pubblicati oralmente.<br />

Ma il vero salto di qualità nella critica omerica si ebbe con<br />

i Prolegomena ad Homerum di Friedrich August Wolf (1795),<br />

che aveva studiato gli scolî del manoscritto Veneto<br />

Marciano A dell’Iliade, pubblicati pochi anni prima<br />

(1788). Grazie a questa preziosa riserva di testimonianze<br />

sull’attività filologica degli alessandrini, Wolf poté impostare<br />

per la prima volta la storia di un testo nella sua fase<br />

antica, nel nostro caso da Pisistrato agli alessandrini. Quanto<br />

all’origine dei poemi, Wolf sostenne che non potevano essere<br />

stati composti da una sola persona, ma dovevano essere<br />

una serie di canti trasmessi oralmente e infine raccolti<br />

nella redazione pisistratea.<br />

La critica analitica... La posizione maturatasi con Wolf<br />

portò tutta la critica omerica successiva a tentare di individuare,<br />

analiticamente, i vari ‘autori’ dei poemi, che venivano<br />

immaginati come opere moderne composte in<br />

forma scritta. E così, secondo alcuni (G. Hermann, 1772-<br />

1848), i poemi si sarebbero sviluppati a partire da un<br />

nucleo originario (per l’Iliade l’‘ira’ di Achille); secondo<br />

altri (Lachmann, 1793-1851), l’Iliade sarebbe il risultato<br />

dell’aggregazione di canti originariamente isolati; altri<br />

ancora elaborarono la teoria della compilazione, secondo<br />

cui vari rielaboratori e redattori avrebbero ripreso e integrato<br />

materiale preesistente. Nel XX secolo il più influente<br />

seguace e perfezionatore di questa teoria fu Ulrich von<br />

Wilamowitz-Moellendorff (1849-1931), che propose una<br />

genesi articolata in più fasi: Omero avrebbe raccolto e rielaborato<br />

canti tradizionali organizzandoli intorno a un<br />

tema; successivamente, sarebbero state aggiunte nuove<br />

sezioni di varia estensione.

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