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LEZIONI DI LETTERATURA GRECA - Mondadori Education

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vuole essere la summa di una cultura, eppure è opera di un singolo autore. Ma nei<br />

poemi le spie di una collaborazione distribuita nel tempo sono tante: le istituzioni civili<br />

e militari, per esempio, non sono quelle di un’epoca sola; e per di più la composizione<br />

orale, accertata sia dalla comparazione con le epiche di altre culture sia dall’esame<br />

interno, fa sì che la creazione dei poemi superi di molto l’arco di vita e l’attività di un<br />

singolo autore.<br />

2. L’«enciclopedia tribale»<br />

Il progressivo affinamento del metodo antropologico ha fornito strumenti critici nuovi<br />

anche per l’interpretazione dei poemi omerici, e ha consentito di abbandonare le secolari<br />

dispute sulla paternità dell’opera. In tempi più recenti, infatti, questo filone di studi ha<br />

riconosciuto nell’Iliade e nell’Odissea il deposito dei valori di una o più culture, e ha considerato<br />

i poemi come l’«enciclopedia tribale» dei Greci, secondo una fortunata definizione<br />

dello studioso americano Eric Havelock (1903-1988), cioè come il testo depositario del<br />

sapere di un’intera civiltà. Esemplare in tal senso è la descrizione dello scudo di Achille nel<br />

XVIII libro dell’Iliade, una specie di succinto breviario nel corso del quale sono rievocate<br />

situazioni di guerra e di pace.<br />

Poiché l’«enciclopedia» omerica tratta di valori che interessano il gruppo nella sua totalità,<br />

è importante sottolineare l’ecumenicità dei destinatari: il pubblico della recitazione dell’epos<br />

è tutta la collettività, che nella cultura epica si sente coinvolta: non c’è membro della<br />

comunità che non possa e non debba essere raggiunto dalla comunicazione dell’epos.<br />

La critica analitica ha analizzato soprattutto le incongruenze<br />

in campo narrativo-compositivo (i cosiddetti<br />

‘scandali analitici’), considerate prova del sovrapporsi di<br />

più personalità poetiche.<br />

Un caso clamoroso ed esemplare è quello di un guerriero<br />

che muore e risuscita (Pylaimènes: Iliade 5,576;<br />

13,658).<br />

Un altro caso è l’ambasceria inviata ad Achille da Agamennone<br />

(Iliade 9): gli eroi che la compongono sono tre,<br />

Fenice, Odisseo e Aiace, ma da un certo punto in poi le<br />

forme nominali e verbali che designano l’ambasceria<br />

sono duali: sembra che Fenice sia temporaneamente<br />

scomparso, sebbene riappaia più tardi con un discorso<br />

di fondamentale importanza rivolto ad Achille.<br />

...e la critica unitaria Ma osservazioni esegetiche altrettanto<br />

preziose le dobbiamo anche alla corrente cosiddetta<br />

degli ‘unitari’ che vedono all’opera un autore unico, e precisamente<br />

Omero. A questo scopo, vengono valorizzati<br />

tutti gli indizi di unità, primi fra tutti gli espedienti compositivi<br />

che strutturano la narrazione, evidenti soprattutto<br />

nell’Odissea, e gli innegabili richiami a distanza da una<br />

sezione all’altra dei poemi.<br />

Molto influenti furono W. Schadewaldt nella prima metà<br />

del XX secolo e A. Lesky fino ai nostri giorni. Tuttavia, in<br />

loro operava un concetto dell’unità dell’opera che, discutibile<br />

per la maggior parte della letteratura greca arcaica,<br />

era meno che mai utilizzabile per la poesia epica.<br />

L’approccio<br />

antropologico<br />

ai poemi<br />

T33<br />

L’ecumenicità<br />

e la tipicità<br />

La teoria oralistica Malgrado l’originaria impostazione<br />

di Wolf, che avrebbe dovuto portare a un’indagine di tipo<br />

antropologico, nell’Ottocento gli studi omerici si svilupparono<br />

soprattutto nel campo della filologia. Il filone<br />

antropologico fu valorizzato solo più tardi, a cominciare<br />

dal 1928, anno in cui l’americano Milman Parry pubblicò<br />

a Parigi le sue due tesi di dottorato sull’epiteto tradizionale<br />

e sulla metrica dell’esametro.<br />

Parry aveva studiato in loco i cantori di gesta slavi meridionali,<br />

che ancora agli inizi del Novecento recitavano senza<br />

servirsi di testi scritti. Sulla base di questo confronto, lo<br />

studioso inaugurò un approccio nuovo all’epica greca,<br />

vedendola in una situazione culturale completamente<br />

diversa dalla nostra e in qualche modo simile a quella che<br />

si trovò a studiare sul campo: il poema epico concepito e<br />

pubblicato (cioè recitato) in assenza di scrittura.<br />

Parry riconobbe la funzione svolta dalla fissità di alcuni<br />

nessi, versi o gruppi di versi, che si ripetono continuamente<br />

e che egli definì ‘formulari’: si trattava di strumenti fissi<br />

che aiutavano l’aedo al momento della recitazione, affidata<br />

alla voce e alla memoria, senza l’ausilio di un testo scritto.<br />

Fino a oggi questo tipo di approccio si è arricchito di tutto<br />

quello che può rientrare nell’accertamento del ‘tipico’<br />

(comprese le intere scene ripetute, dette ‘scene tipiche’), e si<br />

può dire che con il riconoscimento della tecnica formulare<br />

la vecchia ‘questione omerica’, che andava alla ricerca di<br />

individualità specifiche, ha perso molto del suo mordente.<br />

Omero 51

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