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LEZIONI DI LETTERATURA GRECA - Mondadori Education

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AVVERTENZE<br />

1. Sui criteri di traslitterazione<br />

I nomi propri vengono dati in forma italiana quando esista una forma corrente; in caso contrario,<br />

vengono traslitterati secondo l’usuale criterio fonetico (ph e ch per le sorde con stacco<br />

aspirato f e c). Se in italiano è invalsa nell’uso una forma, questa viene preferita alla forma linguisticamente<br />

più corretta (per esempio Teti rispetto a Tètide).<br />

2. Sugli accenti<br />

Si abbonda in accenti (senza ricercare sistematicità totale in modo da non appesantire tipograficamente<br />

il testo) per rendere chiara la corretta pronuncia, che è quella del sistema accentuativo<br />

latino, fondato sulla quantità della penultima sillaba: per cui, per esempio, Dioscùri da<br />

Dio;~ kou`roi; Dionìso perché la penultima è lunga; Èdipo perché la penultima è breve; e così<br />

Odìsseo, Òrfeo (le ultime due vocali sono un dittongo, e quindi anche in latino valgono per<br />

una sillaba sola) ecc. L’accentazione piana è in italiano la prevalente: quando si metterà l’accento<br />

sulla penultima (di per sé un pleonasmo) sarà per prevenire più o meno istintive pronunce<br />

sbagliate (Eubùlo da Eu[boulo~, ecc.).<br />

3. Sui dittonghi lunghi<br />

Nella resa dei cosiddetti dittonghi lunghi (e cioè con primo elemento lungo) si è rispettato in<br />

genere il testo dell’edizione critica di riferimento; lo iota può comparire così, alternativamente,<br />

ascritto o sottoscritto.<br />

4. Sulle traduzioni<br />

Le traduzioni molte volte sono ‘firmate’, senza che questo implichi che noi siamo d’accordo<br />

con ogni piega della traduzione stessa, che è stata scelta in molti casi perché ritenuta poetica<br />

ed efficace e non perché filologicamente corretta. Per non dover escludere testi significativi,<br />

sono state accolte anche traduzioni che integrano liberamente, in modo da consentire la lettura<br />

di testi che sarebbero altrimenti poco comprensibili.<br />

Le traduzioni non firmate si intendono a cura degli Autori di questo testo.<br />

Nota bibliografica<br />

Nelle bibliografie sono stati indicati: edizioni, commenti, lessici e studi fondamentali, con particolare<br />

attenzione alle opere in italiano o tradotte in italiano; traduzioni in commercio e<br />

poche altre, non più disponibili, ma importanti. Nella selezione degli studi moderni, che in<br />

parte è (di necessità) arbitraria, si è data la preferenza a lavori recenti, che possono aiutare nel<br />

reperimento di ulteriore bibliografia. Studi già citati in sezioni generali non sono stati sempre<br />

ripetuti sotto i singoli autori. Di opere frequentemente ristampate si è fornita per lo più la data<br />

della prima edizione.<br />

Quando, nel testo, si cita un autore antico di cui esista un’edizione con numerazione interna divenuta<br />

canonica, il riferimento a questa è omesso in quanto ovvio.<br />

Si danno qui di seguito le sigle usate.<br />

1. Grandi raccolte di testi<br />

Bühler = Zenobii Athoi proverbia. Ed. et enarr. W. Bühler. Vol. I, Gottingae 1987; IV,<br />

Gottingae 1982; V, Gottingae 1999<br />

CAF = Comicorum Atticorum fragmenta, ed. Th. Kock, Berlin 1880-1888 (= Utrecht 1977)<br />

CC = Corpus Christianorum, Turnholti 1954 ss.<br />

CGF = G. Kaibel, Comicorum Graecorum Fragmenta, I. Doriensium comoedia, mimi, flyaces,<br />

Berlin 1899 (= 1958, con integrazioni di K. Latte)<br />

Avvertenze V

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