LEZIONI DI LETTERATURA GRECA - Mondadori Education
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Da Gilgamesh al Cid Una fase orale di composizione<br />
e di trasmissione per la poesia epica è testimoniata anche<br />
dalla comparazione con culture simili a quella greca<br />
prearcaica. Si possono qui ricordare il Gilgamesh, epos<br />
mesopotamico che risale a una tradizione orale del III millennio<br />
a.C. e a tradizioni scritte a partire dal XVIII secolo<br />
a.C.; il Beowulf, poema di tradizione anglosassone<br />
3.2 Il problema della scrittura<br />
PER APPROFON<strong>DI</strong>RE<br />
Epiche a confronto<br />
Omero 53<br />
datato all’VIII-XI secolo; l’Edda, raccolta di carmi norreni<br />
composti per gran parte in Islanda e risalenti al X-<br />
XIII secolo; la Chanson de Roland, la più famosa canzone<br />
di gesta del Medioevo francese con redazioni dal XII<br />
secolo in poi; il Nibelungenlied, poema epico di area tedesca<br />
meridionale composto nel XIII secolo; il Cid, poema<br />
cavalleresco spagnolo risalente al XII-XIV secolo.<br />
Una prova dell’oralità originaria dei poemi viene anche dalla storia della scrittura in<br />
Grecia. Per assegnare fin dall’inizio la composizione dell’epos alla tecnica scrittoria bisognerebbe<br />
supporre che la materia epica abbia preso forma solo dopo l’introduzione della<br />
scrittura alfabetica, e cioè verso la metà o la fine dell’VIII secolo a.C., e per di più in un<br />
periodo piuttosto breve: già nel VII secolo a.C. Esiodo e Archiloco, che fanno uso della<br />
scrittura, mostrano di avere i poemi omerici nel loro patrimonio poetico. Ora, una così<br />
tardiva nascita dell’epos, redatto subito per iscritto, sembra improbabile, perché la memoria<br />
della cultura e degli eventi del passato si sarebbe dovuta conservare in un’ipotetica veste<br />
formale diversa per prendere poi in breve tempo forma esametrica e scritta. Ma l’esametro<br />
omerico, come abbiamo visto (p. 47), è frutto di una lunga elaborazione e di un perfezionamento<br />
ritmico che è concepibile solo nell’arco di un ampio periodo di sviluppo: l’esametro,<br />
e insieme con esso l’epos, è dunque più antico della scrittura.<br />
Inoltre, la menzione della scrittura nei poemi sembra essere o molto scarsa o addirittura<br />
nulla. I passi che normalmente vengono citati sono due: uno è il sorteggio dei guerrieri<br />
achei per la singolar tenzone con Ettore (Iliade 7,175 ss.), in cui i nomi (o i simboli) vengono<br />
posti nell’elmo di Agamennone; l’altro è il messaggio affidato a Bellerofonte da Preto<br />
(Iliade 6,168 ss.) con i «segni funesti» (shvmata lugrav) che devono portare l’eroe a essere<br />
ucciso. Già gli alessandrini non avevano considerato queste come testimonianze di vera e<br />
propria scrittura: infatti, anche stando alla terminologia, i due passi dovevano riferirsi a<br />
simboli figurativi, e non a segni sillabici o alfabetici. Sembra proprio che dall’immaginario<br />
dell’epos la scrittura sia assente: un altro forte indizio a favore dell’originaria oralità dei<br />
poemi.<br />
3.3 La mistione di oralità e scrittura<br />
Alcune spie linguistiche rivelano il graduale passaggio dalla fase orale a un’ulteriore elaborazione<br />
compositiva condotta direttamente per iscritto: sono la frequente violazione della<br />
formularità e i fatti linguistici recenti. In sezioni come la cosiddetta Eneide (e cioè l’aristìa<br />
di Enea, Iliade 20,75-352) e nella Dio;~ ajpavth (l’«inganno di Era a Zeus», Iliade 14,153-<br />
351) ci sono innovazioni linguistiche accanto a violazioni della formularità: sembra proprio<br />
che si tratti di sezioni rielaborate in età scrittoria, con voluti richiami a distanza secondo<br />
i modi della letteratura posteriore. E proprio passi come questi dimostrano efficacemente<br />
come i poemi omerici siano un composto chimico che non si può risolvere nelle<br />
sue componenti, essendo ormai irreversibile l’amalgama.<br />
Un problema<br />
di date<br />
Nei poemi si<br />
parla di scrittura?<br />
La rielaborazione<br />
scritta: le spie<br />
linguistiche