LEZIONI DI LETTERATURA GRECA - Mondadori Education
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t3<br />
Tersite: una voce fuori dal coro<br />
(Iliade 2,212-277)<br />
Omero • Le tematiche dell’Iliade 69<br />
Nel corso di un’assemblea Agamennone, per saggiare lo spirito e le reazioni del suo esercito,<br />
dichiara di voler abbandonare l’assedio di Troia; il discorso di Agamennone provoca la precipitosa<br />
fuga dei guerrieri verso le navi (pronti a imbarcarsi e a fare ritorno in patria), ma Odisseo riesce a fermare<br />
gli uomini e a farli tornare a più miti consigli.<br />
L’unico che continua a parlare è Tersite, rappresentato con toni estremamente realistici nella sua bruttezza<br />
e deformità, che per la mentalità greca sono anche il chiaro segno di un basso valore morale (non a caso,<br />
gli eroi omerici, Troiani e Achei – da Paride a Ettore, da Odisseo ad Achille – sono solitamente descritti come<br />
alti, vigorosi nelle membra e splendidi in volto): a questi caratteri fisici si accompagna un ardire insolito che<br />
lo spinge persino a scagliarsi verbalmente contro Agamennone, Odisseo e Achille. Tersite si guadagna così<br />
un ruolo molto particolare all’interno dei poemi omerici: è l’antieroe per eccellenza.<br />
Tersite 1 soltanto strepitava fuori misura: conosceva molte parole, nel cuore, ma senza<br />
ordine e senza scopo le usava per sparlare dei re, poiché gli sembrava di divertire gli Achei;<br />
era l’uomo più brutto che fosse venuto a Ilio: storto, zoppo di un piede; le spalle curve<br />
e ripiegate sul petto; la testa a punta coperta da una rada peluria. Era odioso più che<br />
a ogni altro ad Achille e a Odisseo, che spesso insultava; ma allora, con voce acuta, scagliava<br />
ingiurie contro il glorioso Agamennone; verso Agamennone gli Achei covavano<br />
ira violenta e rancore nell’animo, ma lui lo insultava urlando a gran voce:<br />
«Figlio di Atreo, che cosa vuoi, di che ti lamenti? La tua tenda è piena di bronzo, è piena<br />
di donne scelte, che noi Achei doniamo a te primo fra tutti, quando prendiamo una<br />
città; o forse ti manca l’oro, l’oro che ti porterà da Ilio qualche troiano domatore di<br />
cavalli per riscattare suo figlio, il figlio che legai e condussi io stesso o qualcun altro<br />
dei Danai – oppure vuoi una nuova schiava, per fare l’amore con lei, e conservarla per<br />
te, lontano dagli altri? No, non è giusto che un capo porti gli Achei alla rovina. Ah, vili<br />
ed infami, donne, non più uomini, torniamocene dunque a casa sulle nostre navi e<br />
lasciamo costui qui a Troia, a godersi i suoi doni, così vedrà se gli eravamo d’aiuto oppure<br />
no 2 ; è lui che ha recato offesa ad Achille, guerriero molto più forte; gli ha preso<br />
il suo dono d’onore, gliel’ha strappato lui stesso e se lo tiene; certo Achille non conosce<br />
l’ira nell’animo, è mite davvero, altrimenti, figlio di Atreo, oggi avresti offeso per<br />
l’ultima volta».<br />
Così diceva Tersite ingiuriando Agamennone, signore di popoli; ma gli fu accanto, rapido,<br />
il glorioso Odisseo che lo guardò torvo e lo assalì con dure parole:<br />
«Parli come uno stolto, Tersite, anche se sei un bravo oratore; ora basta, non osare, tu solo,<br />
dir male dei re; io dico che non vi è nessuno peggiore di te tra quanti vennero a Ilio insieme<br />
ai figli di Atreo; perciò non avere sempre i re sulla bocca, non insultarli; e non pensare<br />
al ritorno; noi non sappiamo ancora come andranno le cose, se vincitori o sconfitti i<br />
figli dei Danai faranno ritorno. Ora ti piace insultare il figlio di Atreo, Agamennone,<br />
signore di popoli, perché molti doni gli offrono i guerrieri achei, e parli lanciando oltraggi;<br />
ma questo ti dirò e questo avrà compimento; se ancora ti troverò a fare lo sciocco come<br />
fai ora – che la testa non mi rimanga più sulle spalle, che di Telemaco non possa dirmi più<br />
padre, se non ti prendo, se non ti tolgo le vesti, il mantello, la tunica che ti copre il sesso,<br />
se non ti caccio dall’assemblea e ti rispedisco piangente alle navi veloci, coperto di vergognose<br />
ferite».<br />
Così disse, e con lo scettro lo colpì sul dorso e sulle spalle; si piegò Tersite, dagli occhi gli<br />
scesero lacrime; una piaga gli si aprì sulla schiena ai colpi dello scettro d’oro; ebbe paura<br />
1. È da notare che Tersite viene presentato senza il patronimico,<br />
diversamente da quanto accade per tutti gli altri eroi epici.<br />
Questo dettaglio fa emergere con maggiore forza la bassa<br />
estrazione sociale del personaggio.<br />
2. Queste parole ricalcano le parole di Achille nel I libro<br />
dell’Iliade: pronunciate da Tersite, esse contribuiscono a delineare<br />
la figura anticonvenzionale del personaggio, in netta<br />
contrapposizione con l’eroe per eccellenza del poema.