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LEZIONI DI LETTERATURA GRECA - Mondadori Education

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L’eroe tra letteratura<br />

e culto<br />

nella Grecia arcaica<br />

Individualismo e collettività<br />

nel mondo dell’epos<br />

Sebbene nell’epos i combattenti siano solitamente<br />

impegnati in imprese collettive, la dimensione<br />

più profonda dell’eroe era comunque sentita come<br />

essenzialmente solitaria. La poesia omerica, e<br />

in generale tutto l’epos arcaico, infatti, rivela una<br />

concezione fortemente individualistica dell’eroe,<br />

come dimostrano le aristie che scandiscono la narrazione<br />

articolando il racconto epico in quadri<br />

indipendenti in cui spicca una singola figura di<br />

guerriero.<br />

Ma il risalto concesso dall’epos alle individualità<br />

dei vari eroi non si spiega soltanto in questo modo:<br />

un influsso importante lo esercitò anche il<br />

contesto socio-politico che faceva da cornice alle<br />

recitazioni epiche. A un certo punto della tradizione,<br />

infatti, l’epos non era più destinato all’uditorio<br />

riunito nella corte del sovrano, bensì al pubblico<br />

panellenico raccolto in occasione delle grandi<br />

feste religiose: in quell’ambito doveva trovare<br />

spazio anche la celebrazione dei numerosi eroi oggetto<br />

di venerazione e di culto in diverse regioni<br />

della Grecia. Ma quali erano le caratteristiche che<br />

contraddistinguevano un eroe e lo identificavano<br />

in quanto tale?<br />

Gli eroi, gli uomini comuni e gli dèi<br />

Gli h{rwe" si distinguono dagli uomini comuni soprattutto<br />

per la capacità di incidere in modo determinante<br />

sugli eventi e di alterarne il corso; questa<br />

capacità deriva agli eroi in parte da straordinarie<br />

doti fisiche e intellettive, in parte dal rapporto<br />

privilegiato che li lega a una o più divinità.<br />

Lo straordinario intervento degli eroi si esplica<br />

tanto nel bene quanto nel male. La dimensione originaria<br />

degli eroi greci, quale si riflette nell’epos<br />

arcaico, infatti, è sostanzialmente amorale, in<br />

quanto le azioni più nobili si possono accompagnare,<br />

senza contraddizione, alle peggiori nefan-<br />

Percorso<br />

TEMATICO<br />

dezze. Paradigmatico è il caso di Eracle che, secondo<br />

un passo dell’Odissea (21,22-30), aveva ucciso<br />

e derubato dei suoi cavalli l’ospite Ifito.<br />

Se la capacità di modificare gli eventi distingue gli<br />

eroi dagli uomini comuni, la loro natura mortale<br />

li differenzia invece dagli dèi; la morte, infatti,<br />

aspetta anche quanti tra loro sono nati dall’unione<br />

di un genitore divino con un genitore umano.<br />

Gli eroi, pertanto, nascono direttamente o indirettamente<br />

dagli dèi, ma muoiono come gli uomini:<br />

ecco perché in un passo dell’Iliade (12,23) gli<br />

h{rwe" vengono anche chiamati hJmivqeoi a[ndre",<br />

«uomini semidei», una definizione collettiva che<br />

rende perfettamente l’ambiguo statuto riconosciuto<br />

loro dal mito.<br />

La morte e la gloria<br />

Nei poemi omerici le yucaiv, le «anime» degli eroi<br />

sono inesorabilmente destinate all’Ade, come quelle<br />

degli altri uomini; nel resto dell’epos arcaico è<br />

però attestata anche un’altra concezione, secondo<br />

la quale gli eroi godono di una sbiadita forma di<br />

sopravvivenza sulle «isole dei beati», agli estremi<br />

confini del mondo (così in Esiodo, Opere 161-<br />

173, vedi p. 186, T6).<br />

Comunque sia, dopo la morte degli eroi restavano<br />

solo due cose: la tomba e il klevo", la «gloria». La<br />

tomba era sempre connessa al presunto luogo di sepoltura<br />

degli eroi stessi e il rituale prevedeva libagioni<br />

fatte colare nella terra (e perciò dette coaiv,<br />

da cevw, «versare») per raggiungere il mondo degli<br />

inferi. Il klevo~, invece, era affidato soprattutto al<br />

grande potere celebrativo della poesia epica: non a<br />

caso nei poemi omerici il rapporto di dipendenza<br />

tra gli eroi e gli aedi assume spesso la forma di uno<br />

scambio di identità, per cui gli eroi sono talvolta<br />

rappresentati nell’atto di cantare come aedi (Achille<br />

in Iliade 9,185-191; Odisseo nei libri 9-12 dell’Odissea),<br />

e gli aedi sono talvolta fregiati del titolo<br />

di eroi (Demodoco in Odissea 8,483).

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