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Libretto - Radio Rai

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Candide: il mondo è 4/3 pi greco erre tre<br />

di Giampiero Cane<br />

Quello che non è facile capire è come mai tanti begli spiriti si siano<br />

stupiti dell’affermazione di Leibniz per cui Dio avrebbe creato il mondo<br />

dotato della maggior perfezione possibile. Cancellato il vezzo creazionista,<br />

piccola umiltà degli esistenti, l’assunto si può tranquillamente condividere.<br />

Ce lo dimostra con una certa ampiezza Allegro ma non troppo,<br />

breve summa critica di Carlo Maria Cipolla. Vi leggiamo quel che ogni<br />

essere umano sa: che essendo il numero degli stupidi infinito (il Cipolla<br />

corregge, facendo osservare che poiché il numero degli uomini è finito,<br />

non potrà essere infinito quello degli uomini stupidi) e che, aggiungiamo,<br />

nemmeno mettendo in campo la deprecabile ipotesi che esso tenda ad<br />

accogliere al limite la totalità (demostrandum che non viene affrontato<br />

soprattutto perché proprio così conclude l’intuito formato da pluridecennale<br />

esperienza e, inoltre, per evitare quel “conflitto d’interessi” quell’illegittima<br />

confusione di oggetti che, nel provarcisi, si rischierebbe – cosa<br />

cui sembrano affatto insensibili gli etnomusicologi o quantomeno quella<br />

parte di costoro che ritiene che per far quel mestiere ci si debba al meglio<br />

travestire, o mettere nei panni di quel che si sta studiando) si riuscirebbe<br />

veramente ad annoverarveli tutti. In tal modo ciascuno potrà ritenersi<br />

estraneo all’insieme o potrà consolarsi dicendosi che “mal comune...”<br />

(summa tanto più ragionevole in quanto non legata alla rima).<br />

Ma torniamo al migliore dei mondi possibili: probabilmente anche<br />

Leibniz, ma di sicuro Voltaire, non pensano al mondo come a un insieme<br />

amorale, da cui sia assente l’essere umano. Anzi il mondo è proprio<br />

quello popolato e l’unico riguardo che nel suo Candide egli ha per<br />

la natura è relativo a un terremoto che, a quanto pare, distrusse mezza<br />

Lisbona o più: all’occasione la natura fece certo torto a molti uomini,<br />

ma si pensasse nei suoi termini, se essa pensa, ci se la potrebbe sbrigare<br />

osservando che “si nasce per morire”, ricavandone che non potremmo che<br />

imputarle un’accelerazione relativa alla vita di un nonnulla di una specie,<br />

un pochettino di più quanto al genere. Comunque, per quanto riguarda<br />

il testo letterario di Voltaire, chiunque lo legga vedrà che quasi non c’è la<br />

natura se non perché c’è l’uomo (e anche la donna e i nonni e i bambini,<br />

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