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A sinistra Voltaire a 24 anni, dipinto di Largillière A destra, Lillian Hellman, uno dei principali autori del libretto di Candide 28
C a n d i d o e l e r a g i o n i d i u n f u r o r e filosofo Alexander Pope di cui aveva apprezzato l’Essay on Man affilasse i suoi micidiali bisturi? Perché decise di demolire scientificamente con la sulfurea arma dell’ironia le teorie consolatorie del “tout est bien”, le rassicurazioni ottimistiche che viviamo nel migliore dei mondi possibili, un mondo in cui i mali dei singoli concorrono al bene comune in un piano provvidenziale per noi, esseri imperfetti, imperscrutabile? La guerra, certo, e anche l’assurda esecuzione dell’ammiraglio inglese Byng colpevole di “non aver fatto morire gente abbastanza” in una battaglia navale contro i francesi, come apprenderanno con disgusto Candido e Martino il pessimista in un viaggio lampo nella tollerante Inghilterra. Ma a far pendere definitivamente Voltaire verso uno scetticismo non lontano dalla disperazione fu il terremoto di Lisbona, una delle più grandi catastrofi della storia moderna. Il 1 novembre 1755, giorno di Ognissanti, sul cattolicissimo Portogallo intento a celebrare la solennità, si abbatté un sisma di magnitudo 9 della scala Richter che rase al suolo tre quarti della città di Lisbona, per importanza quarta capitale d’Europa dopo Londra, Parigi e Napoli. Giganteschi tsunami affondarono le navi e travolsero il porto con le folle che vi cercavano una via di fuga, un incendio di enormi proporzioni, innescato da ceri e candele nelle chiese, distrusse quello che era rimasto in piedi. Si stima che i morti furono oltre trentamila. Seguirono saccheggi, carestie e sciacallaggi, esecuzioni sommarie e battesimi forzati. Pochi mesi dopo a Coimbra la Santa Inquisizione diede inizio a una dinamica caccia alle streghe e allestì un auto-da-fé di presunti eretici per scongiurare ulteriori ire di Dio di cui Voltaire dà conto, con spietata ironia, nel capitolo VI. La terra tremò anche in Marocco, Spagna e altre regioni d’Europa, e insieme a lei vacillarono le coscienze di intellettuali, filosofi e teologi del Secolo dei Lumi che si misero a disquisire con rinnovato vigore sul problema del male nel mondo, della infinità bontà di Dio e della sua stessa esistenza, un Dio che aveva permesso una devastazione difficilmente conciliabile con i piani della Provvidenza. La caccia al colpevole infuriò: i cattolici si appellarono al peccato originale e addossarono la responsabilità morale sui grandi peccatori di cui notoriamente Lisbona pullulava e sulla presenza di troppi protestanti in città, i protestanti sostennero che l’ira di Dio si era riversata su Lisbona perché la maggioranza della popolazione 29
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