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Libretto - Radio Rai

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C a n d i d e : i l m o n d o è 4 / 3 p i g r e c o e r r e t r e<br />

intellettuale nell’ottimo Leopardi che tutti ben conosciamo).<br />

In The Joy of Music (Weidenfeld & Nicolson 1960, vers. it. Longanesi<br />

1982,) leggiamo due passi interessanti per discutere Candide: quello intitolata,<br />

nella traduzione italiana, “Che ne è della grande sinfonia americana?”<br />

che fa parte delle “Conversazioni immaginarie”, e “La commedia<br />

musicale americana” che è tra i “Sette omnibus, scritti televisivi”. Il primo<br />

scritto è datato novembre 1954, il secondo dell’ottobre 1956 è tratto da<br />

una serie di eccellenti programmi per la televisione. Stanno dunque a<br />

ridosso di Candide, che ebbe la première nel 1956 appunto. In questi due<br />

scritti Leonard Bernstein configura la sua propria teoria sul palcoscenico<br />

musicale.<br />

Nella conversazione immaginaria che c’interessa, la discussione sulla<br />

grande sinfonia americana si finge tra un impresario di Broadway e<br />

Bernstein attraverso lettere e telegrammi. Inizia con il rifiuto del compositore<br />

a collaborare per un musical da trarsi da Anatomia della malinconia<br />

di Robert Burton (che sarebbe una gran bella proposta, visto che<br />

quell’Anathomy è un trattato del massimo rilievo sull’accidia medievale<br />

intesa come malattia d’amore, possessione diabolica e impronta del genio<br />

– uno scritto del 1621 ricco di motivi tematici che inconsapevolmente<br />

sono schietto romanticismo ante litteram).<br />

Bernstein è stato invitato a occuparsi della musica di quest’ipotetica<br />

nuova produzione, ma si nega a ciò perché, come comunica con un telegramma,<br />

“presissimo composizione nuova sinfonia”. Di questa, l’Impresario<br />

mette in dubbio la necessità (“Può lei, con tutta sincerità, farmi il<br />

nome di due o tre persone in America alle quali veramente possa stare a<br />

cuore se lei, o qualcun altro, componga o meno un’altra sinfonia? [...] Nei<br />

tempi in cui viviamo mi sembra che non ci sia alcuna necessità storica<br />

di sinfonie.”), e cerca quindi di attrarlo al proprio progetto (“Perché non<br />

dedicare, invece, il suo talento a quel settore artistico americano che ha<br />

calore, vita, sangue giovane: il teatro? Scoprirebbe che il pubblico l’attende<br />

a braccia aperte, e lei soddisferebbe una esigenza attuale, storica.”).<br />

Da questi spunti, conditi da considerazioni economico utilitaristiche<br />

si sviluppa uno scambio di idee nel quale Bernstein fa mostra di tutti i<br />

dubbi della sua ragion pratica, dice qualcosa di quel che pensa su mo-<br />

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